Emancipate yourselves from mental slavery. None but ourselves can free our minds.
(Emancipatevi dalla schiavitù mentale. Nessuno tranne noi stessi può liberare le nostre menti.)
Questo verso di “Redemption Song” è uno dei più rappresentativi inviti di Bob Marley, uno di quei consigli che dovremmo tatuare nelle nostre menti senza dimenticarlo mai, specie in quei momenti in cui pensiamo di esser schiavi di qualcosa ma in realtà è proprio dalla nostre costruzioni che dovremmo liberarci.
Purtroppo in giovane età, esattamente 41 anni fa ci lasciava Bob Marley, il Re del Reggae, autore di versi e suoni memorabili. Un leader musicale, e non solo, dal carisma inconfondibile, un’anima onesta e coerente che si è meritata di diventare la prima super star della musica di quella parte di mondo che non ne aveva mai avuto una. Se andate in Giamaica il 6 Febbraio scoprirete che li è festa nazionale proprio perchè quel giorno nacque Bob Marley, oltre al fatto che a Kingston troverete un museo dedicato al famoso cantante.
Get up, stand up, Stand up for your right!
Bob Marley in poco tempo avvicinò il mondo al Reggae e divenne per il suo popolo una guida musicale, spirituale e politica. Conoscendo la discriminazione, esorta chi ascolta la sua musica a lottare per i propri diritti, dedizione la sua che gli farà guadagnare la Medaglia della Pace del Terzo Mondo, un riconoscimento importante per il suo sforzo. Marley cantava di ciò che conosceva, egli stesso infatti subì nel corso della vita il peso dei pregiudizi, solo in quanto figlio di padre inglese e di una giovane madre di colore giamaicana. L’approccio dell’artista era uno: alzati e reagisci, lotta per ciò che ti spetta.
L’interesse politico costò caro a Bob Marley al punto che lui e sua moglie furono assaliti nel loro appartamento e feriti a colpi di arma da fuoco.
“My feet is my only carriage, and so I’ve got to push on through”
(I miei piedi sono la mia unica carrozza e quindi devo andare avanti)
La minaccia non ferma Marley che continuò a scrivere, incidere album e a fare concerti, è davvero complicato pensare ad un altro come lui, un artista in grado di diffondere in tutto il mondo un messaggio di pace così forte e sentito. Un messaggio di fratellanza e libertà che dava ai concerti un valore aggiunto. Quella di Marley era infatti una missione religiosa. Un concerto è molto di più di un semplice concerto, se lo scopo è quello di ribaltare alcune situazioni scomode.
I wanna love you and treat you right;
I wanna love you every day and every night:
We’ll be together with a roof right over our heads.
(Voglio amarti ogni giorno e ogni notte. Staremo insieme con un tetto proprio sopra le nostre teste.)
L’amore è stato sempre il principale motore dello spirito del giovane Bob Marley, sentimento al quale dedica numerosi brani. La sfera privata del cantante è da sempre oggetto di curiosità, sposato dal 1966 con Rita, e rimasto con lei fino alla fine, pare i due vivessero il loro rapporto in maniera piuttosto aperta, anche se in realtà molto si narra e poco si sa realmente, tranne il fatto della loro reciproca devozione sopra ogni cosa. Ad unirli era anche la loro religione, come Bob infatti, anche Rita sposa il Rastafarianesimo e i due conducono le loro vite seguendo con coerenza la loro dottrina.
E’ noto per esempio quanto Marley difendesse l’utilizzo dell’erba e la sua era una presa di posizione seria, basata sulla reale convizione riguardo le proprietà spirituali e medicinali della marijuana, un vero e proprio rituale religioso impossibile da condannare.
La sua morte è stata un duro colpo e lo è stata per il mondo, Bob Marley riuscì a dare un ritmo inconfondibile ad un genere musicale che se sai ascoltare può darti molto: libertà, spensieratezza e lotta. I suoi dischi vendono ancora tantissimo, quel bambino che scoprì la musica di Elvis e si costruì una chitarra ha saputo creare le basi per la speranza di un pianeta migliore, credendoci davvero.
