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Guarda in anteprima il video “Firefly” e leggi l’intervista a UNFAUNO

Dopo l’accoglienza positiva dei singoli “Lei non sa chi sono io” e “Non Capisco” l’artista romano UnFauno pubblica “Firefly“, il singolo che anticipa il disco d’esordio. “Firefly” è un brano caratterizzato da influenze dark/new-wave che non parla d’amore ma dell’Amore; e di come lo si è perso.

UnFauno srotola le sue domande più profonde e sentite indicando tra le righe dove trovare le risposte: riscoprendo quella lucciola dimenticata che brilla dentro ogni persona.

Fauno Lami, in arte UnFauno, nasce a Roma il 3 Dicembre 1989. Frequenta le scuole dell’obbligo con scarso entusiasmo abbandonando poi l’università a qualche esame dalla laurea per dedicarsi alle sue vere passioni: Musica e Meditazione. Crea allora un gruppo alternative rock con cui suonerà in diversi locali romani, prima di scioglierlo e iniziare una carriera solista per imparare a far pace con la solitudine: per sentire meglio i baci e gli schiaffi, i fischi e gli applausi. Con lo scopo di chiarirsi le idee entra a far parte nel 2014 di una comunità spirituale. Ne uscirà invece 5 anni dopo con le idee meravigliosamente confuse. Da quella confusione nascerà “Insecurity“, il suo primo album solista in uscita il 19 Novembre per Phonarchia Dischi.

Parlaci un po’ del tuo nuovo videoclip “Firefly”.
Sono felicissimo del risultato finale. Lavorare con Gabriele (il regista anche del penultimo video “Non capisco”) non è mai ripetitivo e questa volta abbiamo pensato anziché di raccontare una storia parallela al testo, di rappresentare invece i simboli e le metafore che “Firefly” nascondeva, mettendoli in primo piano. Il risultato è un viaggio di due minuti dai significati psichedelici. 

Finora hai pubblicato tre singoli. Ce n’è uno in particolare che senti più vicino?
Tutti, ognuno a suo modo: “Lei non sa chi sono io” rappresenta il mio cuore impacciato ma tenace, “Non capisco” la mia testa caotica e ambiziosa. “Firefly” descrive invece la mia anima ricca di domande, desiderosa e tenace, che non smette di cercare altro e di cercare l’amore (quello vero, non quello romantico), anche se gli altri intorno dicono “è tutto qui”.

Da dove nasce questa tua esigenza di mescolare nelle canzoni testi in italiano e inglese?
Ho frequentato una scuola bilingue (la DSR a Roma) dove fin da bambini ci divertivamo a mischiare italiano, inglese e tedesco. Una pratica che ho sempre amato, perché ti permette di scegliere i termini più adatti e specifici di ogni lingua e di usarli anche fuori dal loro contesto originale. A scuola venivo sempre capito dai coetanei, ora invece con la musica è un po’ una sfida. Ma in fondo lo trovo ancora molto divertente.

Prossimamente uscirà il tuo album d’esordio. Ci puoi anticipare qualcosa?
Il mio primo album è qui per stupire. Ascolti i primi singoli e dici: “è musica indie”. Poi ascolti altri brani, fra cui “Firefly”, e dici: “no, è più rock/new wave”. Poi invece con le tracce parlate diresti: “ah, è cantautoriale!”. Ed è tutto vero. È un’unione dei generi musicali che mi hanno fatto innamorare in passato, con uno sguardo attento ben piantato al presente. È tutto ciò che sono e che voglio essere.

La stesura di questi brani è stata influenzata dai mesi trascorsi in lockdown?
Sì! Ho deciso di far fruttare al massimo quei mesi di stop perfezionando la qualità dei suoni e addirittura registrando da capo le voci con l’attenta supervisione di Matteo Gabbianelli. Un investimento che ha dato ampiamente i suoi frutti!

Quali sono i tuoi artisti di riferimento?
Diaframma, The Smiths, Death in June. Uno su tutti: De Gregori. Vorrei avere la stessa sua strafottenza di quando pubblicò l'”album della pecora”.

Qual è il tuo sogno più grande da musicista?
Solitamente a questo punto delle interviste ho già detto tutto e mi parte la stupidera, ma l’etichetta (Phonarchia Dischi) mi ha detto di fare il serio perchè è un’anteprima importante quindi dirò la verità: vorrei fare innamorare. Ho passato decenni (che sembravano secoli) chiuso in cameretta da solo e l’unica emozione positiva che provavo veniva dalla musica. Ma era travolgente. Sarei onorato se un giorno riuscissi a fare lo stesso con qualcuno. Mi sembrerebbe di ripagare un enorme debito all’universo.

https://www.facebook.com/unfaunoemezzo
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