di Stefania Clerici
In occasione dell’uscita del suo nuovo singolo Palo Santo incontro Gio Evan, per una chiaccherata informale su questo progetto, da cui si dipana un discorso bello e profondo sulla sua poliedrica arte, il piacere di pensare e di essere divulgatori di bellezza, proprio come percepisco Gio: una bella persona che partendo da un’idea “crea cose” che esistono proprio perchè lui ha voluto pensarle.

Domanda: Palo Santo: come nasce questo nuovo pezzo?
Questo pezzo nasce a conclusione di un percorso: partiamo dall’inizio di questo 2024 che si è aperto con tante date in teatro, cui è seguita una lunga tourneè estiva. Ma alla fine del percorso ne sono uscito distrutto, ad un certo punto ho sentito proprio lo stress. Di solito lo combatto bene con le meditazioni, ma stavolta le stanchezze erano molto più pesanti, quindi abbiamo organizzato un day-off tra una tappa e l’altra: ci siamo fermati in un boschetto in un piccolo paesino, abbiamo preso le chitarre e abbiamo improvvisato una jam session notturna e ad un certo punto mi è uscito Palo Santo. Ho fatto la fotografia di quel che vedevo e ho realizzato avevo quello che desideravo: spensieratezza e tempo con gli amici, la mia musica e pace. Pensavo che dovevo scappare da quello, ma in realtà questo lavoro è un grande piacere per me, dovevo solo accorgemene. Mentre cantavo ho acceso questo palo santo, ho “benedetto” come un sacerdote l’ambiente intorno e i miei amici, sono esploso in un “vi amo e vi benedico tutti” e così è uscito il ritmo, le parole, e tutto Palo Santo e alla fine del tour l’abbiamo registrata, senza filtri, senza voci, cruda, vera, naturale, amazzone… come piace a me.
Domanda: Solitamente quando si lancia un singolo è perchè sarà apripista per un nuovo progetto: è il caso di Palo Santo, o è più un epilogo?
Sicuramente la canzone è ha un po’ un ruolo da “chiudifila”, però è anche vero che il chiudifila -se lo si guarda dall’altra parte- è il primo, perchè lascia tutti di spalle, per lasciare spazio al nuovo. Ho sentito dentro di me delle grandissime rotture e conclusioni, sono in un periodo rivoluzionario, dal punto di vista della scrittura, ho per esempio scritto un nuovo romanzo, ho dei cambiamenti in corso che vorrei coccolare di più e che vorrei mostrarvi in futuro. Adesso sto per partire, sarò in Amazzonia un mese e mezzo e poi starò un altro mese di Indonesia, penso che quando tornerò potrò darmi e darci una risposta su questo, se era un aprifila o un chiudifila.
Domanda: Quali sono i tuoi guru/modelli?
Io sono un religioso 360: il mio maestro Yoga Nanda è quello più contemporaneo, ma toccando anche il passato, sicuramente anche Gesù, che metterei nella formazione ad 11 dei miei santini come numero 1. Io sono pieno di buoni esempi perchè ho avuto la fortuna di viaggiare tanto e di essere un chiacchierone sul senso della spiritualità, quindi nei miei viaggi ho incontrato persone che mi hanno suggerito conoscenze e ampliato orizzonti. In Argentina il saggio Josè mi ha cambiato la vita, è stato l’uomo che mi ha battezzato con il nome di Evan: è stato il primo shamano che mi ha accolto e mi ha fatto sentire giusto. Anche in India ho fatto grandi incontri con persone fantastiche, stando sempre in movimento, mi sono “costretto” a mettere le radici in due vasi per andare via e trovare dei grandi “giardinieri” di passaggio, affidandomi alla strada e ai Maestri che ho incontrato. Mio figlio poi è un grande Maestro, mi sta educando al mondo infantile e a ridiventare bambino.

Domanda: La tua arte è fatta di poesia, musica, performance: sei un artista poliedrico che tocca l’arte in molte forme. Come riesci a bilanciarle nella tua narrazione?
Non lo so, ma ho capito che ho una grande e vera dedizione: il pensare. A me piace proprio tanto pensare, da diventare caso da terapia -e ovviamente faccio terapia, oltre alla mediazione, che mi va a “sgrassare” l’eccesso dei pensieri. Anche lo yoga mi da tantissimo, ma a me piace proprio tanto pensare, trovare sempre novità e stimoli. Sono una persona che in passato ha conosciuto la noia, sopratutto da piccolo, vivendo in montagna da solo, quindi stimolo la noia e la vivacizzo con le mie arti, possano diventare musica, romanzo, monologo teatrale, o un lavoro per una terza persona: ma tutto sta nel pensiero… mi piace realizzare un progetto perchè l’ho pensato.
Domanda: Tra queste, in quale “forma” ti senti più a tuo agio? Sei più poeta, musicista, romanziere?
Mi sento veramente io quando non vengo decifrato. Quando incontro una persona che mi dice “sei il mio poeta preferito” mi stuzzica sì l’ego, ma io non voglio vivere schiavo dell’ego o al suo cospetto. Io voglio essere libero, quindi mi piace di più quando mi dicono “mi piaci come persona”: essere riconosciuto come persona lo preferisco, perchè non credo nell’essere poeti o cantautori… una persona che prende la chitarra e canta pezzi suoi è già cantautore, siamo tutti tutto, non riesco a vederla una forma, voglio essere una spalla di energia.
Domanda: La scorsa estate sei stato all’estero allo Sziget e in America: com’è esibirsi fuori dall’Italia?
È tanto bello… Calcola che io ho suonato tanto, anche per strada, nella mia vita “nomade” e ogni volta che vado sul palco è sempre un’emozione. C’è comunque differenza con l’Italia perchè i miei spettacoli sono molto parlati, non sono solo concerti… quando sono stato all’estero ho scoperto che la mia arma più grande, la parola, si trasforma in una piccola pistola ad acqua con i limiti della lingua e di un pubblico non italiano. Lì però ho capito che anche con la musica si può fare tanto e questo mi ha dato una felicità incredibile perchè non la davo per scontata, se non quando mi ci sono trovato in questa situazione.

Domanda: Evanland la prossima estate nel 2025 tornerà ad Assisi: ci puoi dire di più su questo evento?
Sono molto contento che questo progetto sia stato capito e abbia luogo anche il prossimo anno in quello che viene chiamato il “raduno dei buoni”: saranno 2 giorni, il 26 e il 27 luglio, al piazzale della Rocca Maggiore ad Assisi, in un parco enorme, con le tende, i falò e un’accoglienza nella natura. Entrambe le giornate partono la mattina con workshop dedicati all’esplorazione del mondo interiore: costellazioni famigliari, capanne sudatorie, cerchi di donne, bagni di gong, pratiche yoga con Maestri da tutto il mondo che si doneranno a noi… e poi la sera concerti, con la conclusione la domenica con il mio spettacolo: è stata chiamata “la terza pace mondiale”, non a caso.
Domanda: Oltre a questa grande festa già annunciata, stai pensando di tornare in tour in teatri o altri eventi?
Al momento non lo so, per mia vocazione naturale io continuo a produrre e poi vedremo… al ritorno vedrò. C’è pronto il mio romanzo che in qualche momento uscirà, ci tengo tanto a pubblicarlo perchè è molto intimo, è un romanzo/saggio, buografico che parla di shamanesimo… ma mi fermo qui che vi sto già dicendo troppo…!
Salutiamo con profonda gratitudine e cuore e mente rigenerati il nostro oramai amico Gio Evan, con la promessa di risentirci dopo il suo viaggio per farci raccontare le sue nuove avventure. Namastè!
