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Interviste

Intervista a CESARE LIVRIZZI: ricordiamo a noi stessi quanto siamo dannatamente SPECIALI.

Un anno impegnativo, un lavoro dal sound elettronico, come lo definisce lui “vicino a Gazzelle, Calcutta e Daniele
Silvestri” ma senza dimenticare la forza delicata e impetuosa del cantautorato classico.

Intervista di Serena Lotti

Cesare Livrizzi è cantautore, è siciliano, è appassionato delle sfumature della lingua italiana e dell’intreccio tra parole e melodia, non in ultimo narratore delicato di emozioni ed esperienze di vita che si riflettono in canzoni dove Bologna e Milano fanno da cornice e che rappresentano realtà contrastanti. Inizia proprio a Bologna la sua carriera di cantautore; nel 2007 vede la la pubblicazione del primo EP “Storie” che entra nella classifica dei Best Demo 2007 di Demo Rai.
Nel 2011 è la volta di “Dall’altra parte del cielo” che riceve ottimi riconoscimenti dalla critica fino a “Milano non contiene amore”. Nel 2022 inizia la sua collaborazione con Kaizén. Oggi questo ultimo lavoro, sempre in collaborazione con il producer sardo, “Speciale” esce su tutte le piattaforme digitali ed è distribuito da ADA Music Italy.

Un EP che è un coraggioso viaggio attraverso i chiaro scuri del quotidiano, del qui e ora, come lo definisce lui “una specie di carrellata cinematografica che dura 3 minuti a canzone ma dove tutto è costruito come un microscopico film, ho sempre visto la mia musica così, come qualcosa di cinematografico.”

Dietro ogni brano di Speciale ci sono vite, narrazioni, strade da percorrere, storie da raccontare. E come afferma l’autore stesso “Ogni storia è buona, meravigliosa e soprattutto è da raccontare. Ogni strada, alla fine, conduce sempre ad un posto splendido.” Ma chi meglio di chi lo ha costruito può dirci qual è questo posto?

Ciao Cesare e complimenti per l’uscita del tuo nuovo EP. Come ti senti? Sei emozionato, teso?

Sai una cosa? Quando devo suonare (Ndr: stasera Livrizzi presenterà Speciale all’Arci Bellezza) sento di voler creare una specie di teletrasporto temporale che mi posizioni già sul palco. Insomma ho una voglia esagerata di esibirmi, cantare e dire ciò che penso…è un misto di eccitazione estrema, ma anche paura. Io penso che la paura sia utile.

Parliamo di “Speciale”. C’è un messaggio forte in questo pezzo, si parla di abbandono, di autostima, di uomini che fuggono dal letto ancora caldo senza una parola. Possiamo anche parlare di fugacità dei rapporti umani, gosthing, di amore al tempo degli algoritmi? Chi sono queste donne speciali?

Partiamo col dire che le mie canzoni non nascono dall’idea di consegnare un messaggio bensì dall’assonanza e dal miracolo delle parole. Speciale è come ogni persona deve sentirsi e quello che dovrebbe sentirsi dire. Quando ci si estromette da tutto, sia per scelta personale sia per scelta degli altri, quando ci sembra tutto nero, in realtà si continua ad essere speciali, ad essere unici e diversi ogni santo giorno: ricordarcelo ci farebbe bene. E ci farebbe bene ridimensionarci, trasformarci in dei puntini che creano dei disegni, delle immagini. Dobbiamo identificarci con qualcosa di autentico e bello, semplicemente come un puntino splendente in mezzo ad una miriade di altri puntini.

Spostiamoci su Milano, “giostra dorata e indifferente” come la chiami tu. Sei siciliano, trapiantato qui da un pò di anni. Questo rapporto conflittuale con Milano torna sempre. Una città che non contiene amore, come dici tu ma che si fa amare? Che stritola ma in realtà vuole abbracciare? Insomma a “Milano si sta bene”?

Ultimamente ho un rapporto molto difficile con Milano, una città che è diventata una specie di parco di divertimenti per ricchi. Io ho abitato le periferie, ho visto tutto di questa città. Come uomo e cittadino spesso sto male se penso alle contraddizioni di questo luogo, ma come artista e scrittore tutto ciò mi offre l’accesso ad una ricchezza pazzesca di storie e immagini. Si dunque è amore ed odio, Milano è come la definisco io “Una giostra dorata e indifferente”, abitata da schiavi ai quali vengono concessi dei contentini continui. Lavoriamo 10-12 ore al giorno sotto ad un capo magari a cui non frega un cazzo se siamo umani o meno. Viaggiamo ad una velocità inaudita e lavoriamo come pazzi per pagare un affitto che ci impegna quasi tutto lo stipendio. Però a Milano c’è un’attenzione per la musica che non esiste da nessun’altra parte.

Quali sono i bombardamenti e le sirene in Il Mare e Te? Che significato c’è dietro questo brano?

Piuttosto che alle guerre in generale in quel messaggio ci sono dei richiami al tema, delle suggestioni. Questa è una canzone che ho scritto qualche anno fa, in quel periodo era appena scoppiata la guerra in Ucraina e quindi sì, ci sono certamente delle chiavi di lettura in tal senso. Come in Inverno Nucleare del resto, che è una delle ultime canzoni che ho scritto: qui ci sono anche i richiami all’attuale conflitto in Palestina, ma si parla più in generale di alienazione, di isolamento, di guerre personali. Sono riflessioni dolorose ma nel contempo cariche di speranza. Il mio intento non era solo quello di parlare di deflagrazioni nel senso letterale del termine, per me le bombe sono anche le luci dei nostri smartphone, tutti questi occhi che abbiamo puntati addosso, una guerra quotidiana che si prende spazi diversi e assume connotazioni, dimensioni diverse e perchè no? Può essere anche una guerra interiore.

Qual è stata l’ispirazione principale dietro questo nuovo EP? Dici che ogni storia è buona, meravigliosa e, soprattutto, da raccontare. E che ogni strada, alla fine, conduce sempre ad un posto splendido.

Partiamo col dire che a me piace molto parlare di quello che vedo, soprattutto dal punto di vista di chi è “estromesso”. Un tema è certamente la cultura del tentare, in ogni modo, ad ogni costo. Secondo me chi ci prova in tutti i modi, riesce di sicuro ma cosa accomuna davvero queste canzoni è il fatto che parlano di esseri umani, di uomini e donne che si muovono sempre dentro le stesse dinamiche. Ciò che fa la differenza è come racconti queste storie, questi microcosmi umani, e il modo con cui arrivi alla gente. Arrivare alle persone è fondamentale.

Con chi vorresti fare un feat?

Ti rispondo con il cuore. Niccolò Fabi, Daniele Silvestri e Max Gazzè. Trovo il loro disco Il padrone della festa, un lavoro meraviglioso. In particolar modo trovo Daniele Silvestri veramente eccezionale, collaborare con lui sarebbe un sogno.

Ultima domanda di rito. Vuoi consigliare 3 dischi ai lettori di Rockon?

  • Anime Salve – Fabrizio De Andrè (realizzato con Ivano Fossati)
  • Ok Computer – Radiohead
  • Rain Dogs – Tom Waits

Stasera Cesare Livrizzi suonera’ all’Arci Bellezza in apertura a Galoni (leggi l’intervista qui), Ettore Giuradei insieme a Le Rose e Il Deserto (leggi l’intervista qui).

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Mix & mastering: Kaizén (KStudio)
Produzione: Livrizzi, Kaizén
Distribuzione: ADA Music Italy

Written By

Milanese, soffro di disordini musicali e morbosità compulsiva verso qualsiasi forma artistica. Cerco insieme il contrasto e il suo opposto e sono attratta da tutto quello che ha in se follia e inquietudine. Incredibilmente entusiasta della vita, con quell’attitudine schizofrenica che mi contraddistingue, amo le persone, ascoltare storie e cercare la via verso l’infinito, ma senza esagerare. In fondo un grande uomo una volta ha detto “Ognuno ha l’infinito che si merita”.

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