2014 Autoproduzione
Il “Gran Caos” da sempre imbastito dalla mente fervida dei veronesi Antenna Trash, anche nell’official Hanami conserva intatto il meccanismo sonoro con cui sono venuti avanti, una qualità quantitativa – per usare un qualcosa di ampio – che mescola e agita un ascolto sempre più acuto, quella coralità manifesto che fa di questa formazione un fattore “estremo” di interesse e di piacere insieme, un obiettivo puntato stavolta all’incontro di groovers e moveing che sono un bene rifugio per chi adora i suoni indie-pop commisti e ibridati al cubo.
Una festa mobile di ritmi, vigori, sceneggiature post wave, velature disco, sintomatologie e rumors da rave meeting, pressioni di woofer e ossessioni laser per un disco da loud al massimo, una potenza tecnica e originalissima sfrenata che dichiara guerra alle forzature nerdiane e a tutte quelle accozzaglie che vi girano intorno, nonché una latente e calda virtù di impressionare con quel senso riuscito di evasione dagli stereotipi di tanto, troppo underground inconcludente; anche un disco dalle belle colorazioni mid tribal che qua e la istigano ad allargare la mente e adottare nuovi paralleli, nuovi landscapes sonici e immaginari, tutte cose queste che dimostrano senza riserve un pugno di musica completa, vitale di cui ci si innamora istantaneamente.
Bailamme predefinito Holy fire, spiriti di Depeche Mode Cornfields, l’ìipnotismo electro mixato Throughs to hide, la liturgia corale di una vibrazione allucinata Dead satellite e l’atmosfera etnico-Dada che sprigiona da 6’ 05’’ damore, sono – tra le altre – le luci stroboscopiche virtuali di questa tracklist, una serie di cortocircuiti eccellenti ai quali non si può che augurare tutto il successo che meritano. Antenna Trash, quando il deliro non è un difetto.
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