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Reportage Live

PEARL JAM a Imola: il sogno si avvera

Foto di Andrea Ripamonti

Il tour europeo dei Pearl Jam, il primo da quattro anni a questa parte, è partito al Pinkpop Festival, dove Eddie Vedder ha reincontrato il cameran che nel 1992 durante l’esecuzione di Porch gli fece fare lo storico tuffo sulle teste del pubblico dal traliccio semovente della sua cinepresa, indubbiamente lo stage dive più famoso del cantante. Il tour durerà qualche settimana e si concluderà ad Amsterdam.

Nel mezzo, purtroppo, una sola data in terra nostrana, oggi qui all’Autodromo di Imola, location non sempre amata dai rocker italiani. Un solo ingresso per tutti i possessori del classico biglietto “a posto unico” che si è rivelato essere poi un imbuto all’uscita.

Eddie Vedder & soci finalmente qui per un concerto tanto atteso dopo due anni che tutti ricorderemo come un periodo in cui le vite di ognuno son state messe in stand-by e abbiamo dovuto sospendere le emozioni che solo un live come quello dei Pearl Jam ci può regalare.

Prima del gruppo di Seattle ci sono due band di dovuto rispetto, i White Reaper, che puntuali alle 18.30 salgono sul palco e ci intrattengono per una mezz’oretta abbondante con il loro garage punk fatto di chitarre aggressive e suono tagliente, nulla da eccepire, buon inizio serata.

Pixies in concerto all’Autodromo Enzo e Dino Ferrari di Imola

Seguono i Pixies, autentiche leggende dell’indie rock, che, dall’alto dei loro 35 anni di carriera, portano sul palco una scaletta di ben venti pezzi, durante la quale il pubblico si scalda solo sulle canzoni più conosciute, una su tutte Where is my mind

Quando cala definitivamente il sole e si torna quindi ad una temperatura sopportabile e finalmente siamo pronti per accogliere il grande rock di Eddie Vedder e soci, con formazione al completo questa sera; ricordiamo che le prime date del loro tour americano li hanno visti orfani di Matt Cameron, causa Covid.

In aggiunta troviamo invece il turnista, Josh Klinghoffer, ex RHCP ora membro dei Earthlings, di cui sinceramente si potrebbe fare tranquillamente a meno, ma come direbbero i latini ‘melius est abundare quam deficere’.

Pearl Jam in concerto all’Autodromo Enzo e Dino Ferrari di Imola

Iniziamo a saltare con un trittico micidiale, Corduroy seguita a ruota da Even Flow e Why Go. Riprendiamo fiato con la deliziosa Elderly Woman Behind the Counter in a Small Town e con le parole di Eddie che ricordando i sogni fatti riguardo il suo ritorno in Italia si chiede se dopo due anni di pandemia tutto questo sia reale oppure no.

Temo che ormai siamo così abituati a vedere il mondo attraverso gli schermi di un telefono da non sapere più riconoscere la realtà quando si palesa in tutta la sua bellezza e imprevedibilità e anche Eddie se lo è chiesto una volta salito sul palco e trovandosi di fronte 60000 fan in adorazione.

E’ il turno poi del primo singolo estratto da Gigaton che fece molto discutere nel 2020 i fan storici come me affezionati a ben altre atmosfere che non queste new wave di Dance of the clairvoyants; a seguire un pezzo da molti definito come uno dei pezzi migliori di questo album, Quick Escape, che parla di lasciare il pianeta terra a causa del danno ambientale per andare a vivere su Marte. Non so voi, ma io ci sto facendo un pensiero seriamente visto tutto quello che sta succedendo qui dalle nostri parti…

Lasciamo andare i pensieri fantascientifici e torniamo al mondo reale con le parole toccanti intime disperate di Jeremy, cantata all’unisono dai presenti,  a seguito della quale Eddie fa un discorso, dicendo che aveva perso un amico, per lui come un fratello e ringrazia un fan di nome Luca, che gli ha scritto una lettera, condividendo la recente perdita del fratello Andrea di soli 44 anni; a Luca il cantante dedica un’emozionate versione di Come Back, a ricordarci che “il dolore non passerà, la sola cosa che possiamo fare è celebrare il tempo che ha speso con noi”.

Eddie, oggi particolarmente loquace, al solito ricorda l’incontro a Milano in questo giorno di 22 anni fa con la moglie e saluta una certa Britney dall’Oklahoma, che oggi festeggia il suo 46esimo concerto della band (penso che avremmo potuto tutti fare a meno di questa preziosissima informazione di servizio ma tant’è).

Pearl Jam in concerto all’Autodromo Enzo e Dino Ferrari di Imola

Parte poi Wishlist eseguita sottotono questa sera e Do the Evolution, cantata dal pubblico a squarciagola come un grido di rivolta per le sofferenze del pianeta. 

Seven O’Clock viene interrotta bruscamente perché anche qui come nei precedenti concerti di Berlino e Zurigo, purtroppo Eddie è costretto a fermare il concerto, almeno in un paio di occasioni, vedendo alcuni flash tra il pubblico come segnale di allarme e solo dopo essersi sincerato che nessuno stesse male ha ripreso l’esecuzione di questa bellissima ballad meditativa, tratta dall’ultimo album in studio della band.

La splendida Daughter viene introdotta con un accenno alla decisione della Corte Suprema Americana sull’aborto che tanto sta facendo discutere in questi giorni, e il cantante rammaricato dice appunto che “Gli Stati Uniti non sono più uno di quei paesi che tutela il corpo della donna”. Ribadisce ovviamente che avere figli è una cosa bellissima ma la donna deve poter decidere se farlo o meno. 

Un intramezzo di People Have the Power di Patti Smith con Mike McCready in stato di grazia oggi che spacca la chitarra durante il solo. Questa sera il chitarrista si è preso spesso la scena con lunghi assoli strepitosi e virtuosismi quali chitarra sulla schiena oppure suonandola coi denti durante le canzoni iniziali sparate a mille.

Given to Fly e la danzereccia Superblood Wolfmoon, precedono il lunghissimo assolo su Porch che chiude il main set.

Dopo una brevissima pausa riprendono lo show con un ringraziamento alle band di apertura e fanno loro stessi notare che c’è qualche problema all’audio, ricordando i problemi tecnici di un concerto di Milano di qualche anno fa.

Pearl Jam in concerto all’Autodromo Enzo e Dino Ferrari di Imola

Si riparte poi a spron battuto con State of Love and Trust, l’emozionante Black (versione indimenticabile quella al Firenze Rocks del 2017), con l’immancabile coda finale di “turutututututu” che allontana quel dolore che il testo di questa canzone immancabilmente riporta a galla in tutti noi.

Nel finale di concerto un’intima Better Man seguita dalla travolgente Alive durante la quale un coro unisono urla al cielo stellato di questa splendida notte romagnola “we are still alive”, ritornello che dopo i due anni trascorsi è carico di significati impensabili ai tempi in cui venne scritto il testo di questa canzone.

A concludere, come spesso accade nei loro concerti, Yellow Ledbetter, b-side dall’enorme successo considerata una delle più belle canzoni mai scritte contro la guerra anche se tuttora dopo quasi 30 anni dalla sua uscita non ha un vero e proprio testo né significato, ma si adatta perfettamente ad essere riproposta dal vivo con improvvisazione che la fanno sembrare ogni volta leggermente diversa.

Sempre grandi i Pearl Jam anche se avrei preferito, come molti credo, meno vino, meno chiacchiere e qualche chicca in più.

La maggior parte di chi era qui oggi li ha visti più vote dal vivo, come una sorta di rito di iniziazione da ripetersi ciclicamente perché i loro live sono sempre caratterizzati da due elementi che fanno grande un concerto. Da una parte ci sono la passione ed il trasporto di Eddie Vedder, dall’altra tutta la band, connubio perfetto che rende indimenticabile ogni loro live.

Per fare una metafora calcistica, normalmente dopo un loro show avrei citato un amico dicendo che “se Eddie è Messi i PJ sono il Barca di Guardiola”, oggi invece citando un altro amico direi che “i PJ son stati la nazionale di calcio di quest’anno e Eddie, Mancini”. 

E’ stato comunque un concerto sentito, in cui l’umile servitore del rock, come è stato splendidamente definito da Anthony Kiedis dei RHCP, si è mostrato in tutta la sua forma espressiva ma anche nella sua fragilità e vulnerabilità. Ricordiamo che la voce di Eddie, violenta e delicata, sexy e decisa al tempo stesso, ha permesso ai ragazzacci di Seattle nel 2017, a 25 anni dalla pubblicazione del loro primo album capolavoro Ten, di entrare nella Rock n Roll Hall of Fame.

La sua voce è inconfondibile ma non è più la stessa di vent’anni fa, anche per Eddie Vedder il tempo passa e questa sera si è lasciato spesso aiutare dal pubblico ma come lui stesso ha ammesso in chiusura a salutarci tutti “stasera non abbiamo suonato per voi, voi avete suonato con noi”, e va bene così.

Clicca qui per vedere le foto dei Pearl Jam all’Autodromo Enzo e Dino Ferrari di Imola (o sfoglia la gallery qui sotto).

Pearl Jam

PEARL JAM – la scaletta del concerto di Imola

Corduroy
Even Flow
Why Go
Elderly Woman Behind the Counter in a Small Town
Dance of the Clairvoyants
Quick Escape
MFC
Jeremy
Come Back
Save You
Wishlist
Do the Evolution
Seven O’Clock
Daughter (con “People Have the Power”)
Given to Fly
Superblood Wolfmoon
Lukin
Porch

State of Love and Trust
Black
Better Man
Alive
Yellow Ledbetter

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Prima di tutto fotografo

2 Comments

2 Comments

  1. Andrea

    27/06/2022 at 16:14

    Condivido ogni virgola, è il primo articolo che leggo su questo concerto scritto da qualcuno che ci è davvero stato. Audio vergognoso e organizzazione ridicola, meno male che c’erano i PJ a farci scordare per un attimo di tutto quello che c’è intorno a noi… complimenti per l’articolo e grazie!

  2. Cristiana

    30/06/2022 at 10:49

    Il concerto è stato davvero bellissimo, non capisco tutto questo astio nei confronti dell’autodromo di Imola: l’entrata era unica (ma quando sono entrata io alle 15:30 ho fatto nessuna fila), ma all’uscita erano state aperti altri varchi. Per arrivare all’auto parcheggiata a 2 Km dal ponte, partendo dal Pit e aspettando la fine del concerto, ho impiegato 45 minuti: non mi sembra così devastante! Dopo tutto ci si dirige all’uscita in 60000 tutti insieme… Ho l’impressione che si voglia cercare a tutti i costi il negativo anche in una bellissima serata.

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