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Reportage Live

Massimo Pericolo a Milano. Siamo 3000 ma sembriamo 7 miliardi, le foto e il racconto del concerto

Articolo di Giulia Manfieri | Foto di Marco Arici

Che Massimo Pericolo sarebbe stato la rivelazione rap dell’anno (e non solo) ce ne eravamo accorti tutti. Io, personalmente, passando – o meglio, circumnavigando con difficoltà – il mare di gente in strada che lo aspettava alla vigilia della pubblicazione del suo primo album (Scialla Semper, uscito il 12 aprile 2019) per un dj-set in via Tortona durante il Fuorisalone.

Passare da un ‘sold out’ che blocca il traffico ad uno di 3000 persone all’Alcatraz di Milano potrebbe sembrare un percorso graduale e tortuoso, ma non per Alessandro Vanetti (“Vane” per gli amici), rapper classe 1992 che, dalla provincia di Varese, si sta (ri)prendendo tutto alla velocità della luce.

Dalla gavetta e le prime strofe ispirate da Eminem, i video auto-prodotti senza budget, lo stop, l’incontro con il rapper Speranza fino al successo: il disco, i primi (pienissimi) live, le collaborazioni con i più grandi nomi della scena (Marracash lo ha voluto nel suo ultimo album, Persona), una traccia nel Machete Mixtape 4 con Fabri Fibra e persino un’ospitata ben riuscita nel programma L’Assedio di Daria Bignardi. Altro, direte? Sì, ci sono un tour collettivo in corso, con Speranza e Barracano, e un concerto da raccontare.

Partiamo con ordine. La serata all’Alcatraz, che esplode di giovanissimi e non solo, si apre con i set di Barracano e Speranza, entrambi rapper casertani, il primo fresco di album (Figlio di Scar) e il secondo ormai affermato grazie a una serie di fortissimi singoli/collaborazioni ed un flow unico e riconoscibile, che parla – o meglio, urla – diverse lingue, dall’italiano mischiato al dialetto casertano, fino al francese e al dialetto zingaro. Compare anche qualche ospite, come Ketama126, che rivedremo anche più tardi sul palco con Massimo Pericolo.

Sono circa le 22:45 quando “Vane” sale sul palco. L’atmosfera è caldissima e la temperatura non è da meno, ma Massimo Pericolo non tradisce il suo abituale look, almeno per i primi minuti: piumino nero, maglietta e le inseparabili orecchie-cerchietto (l’unica cosa delle tre che indosserà fino alla fine del live).

Il set si apre con Scialla Semper, la title-track dell’album che prende il nome dall’operazione che nel 2014 portò al suo arresto per spaccio – per farla breve, non siamo qui a parlare di questo – e che, quattro anni dopo, ha segnato il nome di una rinascita, grazie alla musica. La sfiducia nelle istituzioni, l’odio per gli ‘sbirri’, il risentimento (Per il mio reato il carcere lo chiamo scherzo): tutto il vissuto è perfettamente incanalato nei testi, dove la rabbia si trasforma in una penna a tratti intima e ogni singola parola assume un potente significato.

“Ne ho combinate un paio / E ho fatto l’operaio”, Sabbie d’oro, accompagnata sul palco dal ritornello di Generic Animal – talentuosissimo cantautore-rapper tutto voce, chitarra acustica e malinconia, da qualche giorno fuori con il singolo Sorry –  ci porta in quella dimensione trasparente che è poi il succo della presa di Massimo Pericolo sul suo pubblico, ovvero la sincerità.

Ma qual è il pubblico di Massimo Pericolo? Me lo sono chiesta più volte, prima ascoltando le sue canzoni e poi nel tragitto verso questo concerto. La risposta? Tutti. Massimo Pericolo piace a tutti, perché non trovo modo di generalizzare e/o raggruppare la gente che mi circonda in una-dieci-mille categorie di età, città, apparente professione o gruppo sociale che dir si voglia. 

Insieme alla sincerità, poi, c’è l’impegno ad affrontare (ad alta voce) certi temi, tanto delicati quanto attuali ed importanti per le nuove generazioni, che spesso si trovano a faccia a faccia con la droga, il carcere, la dura vita in provincia, i tanti lavori (di merda), le altrettante case cambiate, i problemi in famiglia, i disturbi mentali. Ecco, i brani successivi in scaletta, tra cui Cella senza cesso Ansia – con l’amico Ugo Borghetti sul palco – parlano anche di tutto questo, e meno male. Se la musica di Massimo Pericolo è stata una via d’uscita per il rapper, perché non dovrebbe esserlo anche solo per uno dei 3000 presenti che affollano l’Alcatraz? Parlarne, parlarne, parlarne, e scriverne.

Dopo Scacciacani che, insieme ad un pubblico sempre più esaltato, ri-accoglie sul palco il rapper romano Ketama126, l’intro di Star Wars (Machete Mixtape 4), questa volta non accompagnata da Fabri Fibra, fa letteralmente impazzire l’Alcatraz, sigillando quella di “Vane” come una delle strofe decisamente più riuscite dell’intero mixtape. 

Arriva la dedica più sentita, quella agli Amici, quelli di sempre che lo hanno seguito in tutto il percorso artistico e personale, dall’odiata provincia fino ai tour nelle grandi città, ma anche a quelli nuovi, come gli amici con cui condivide il palco, Speranza e Barracano, conosciuti sui social e ora imprescindibile compagnia. Prima di lasciare il palco per l’encore finale, Vane ci dice che considera questo come il suo secondo concerto a Varese e che vuole dedicare Polo Nord a tutte le province del mondo, sempre “se nel resto del mondo esistono”.

Il momento più potente ed atteso del live non può più aspettare. Massimo Pericolo, Speranza e Barracano sono tutti sul palco per il gran finale. Incastrata tra uno dei pezzi più conosciuti di Speranza e Criminali, il singolo da poco pubblicato proprio insieme ai due compagni di tour, parte 7 miliardi, accompagnata da un pogo a cui ho raramente avuto occasione di assistere. Un inno urlato a squarciagola da ogni singolo presente – me compresa – che da un inizio decisamente riot e crudo esplode in un grido finale di speranza, per il rapper, per tutti quanti. “Voglio solo una vita decente”. 

Clicca qui per vedere le foto di Massimo Pericolo in concerto a Milano (o sfoglia la gallery qui sotto)

Massimo Pericolo + guests

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Ho 25 anni, vivo a Milano, faccio cose (tante, diverse) nel mondo dell'arte, a volte scrivo di musica e più spesso la fotografo.

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