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MÅNESKIN a Londra: fotogallery e reportage del concerto

Foto di Annita Fanizza | Articolo di Josh De Mita

È un “tranquillo” venerdì sera a Londra e ci troviamo nel club Oslo, nel quartiere di Hackney, zona est della capitale britannica, un’area multiculturale e “trendy” a ridosso di Shoreditch. L’Oslo è il primo club che sia mai stato aperto nel quartiere, nel recente passato.

Siamo qui per assistere alla performance dei Måneskin, giovanissimo quartetto romano salito alle cronache per la partecipazione ad X Factor nel 2017 e che pian piano ha conquistato un pubblico sempre più vasto e trasversale che li ha portati a tour sold out in pochissimo tempo. Onore al merito, ma cominciamo a descrivere la esibizione dei “Chiaro Di Luna” (questa è la traduzione del nome Måneskin dal danese, lingua madre della bassista).

La sala è ormai gremita dei fans, la serata è sold out (l’Oslo contiene un massimo di 200-300 persone, ben poco rispetto ai numeri a cui sono abituati ma pur sempre un buon risultato quassù al di là della Manica). Il pubblico, come detto è trasversale, sia nei generi che nell’età. Dai giovanissimi (dubito inferiori ai 18 anni a causa delle restrizioni dettate dal locale) a gente di mezza età, tra i 50 e 60. Nazionalità predominante, ovviamente italiana. Molti di loro stanno seguendo la band durante tutto il tour.

Sono le 20 in punto e parte un intro con la base di “Are you ready”, Damiano, Victoria, Thomas e Ethan fanno la loro comparsa sul palco, tutti e quattro allineati davanti per pochi secondi. Ethan prende posto alla batteria, Victoria e Thomas imbracciano rispettivamente basso e chitarra. Ancora pochi istanti ed Ethan 
“dà il quattro” e si parte con Fear for Nobody, tratta dal recente album “Il ballo della vita”. Il brano comincia con un sostenuto di cassa e basso, che ci ricorda un po’ “Seven Nation Army” dei The White Stripes, dando poi spazio a Damiano che intona la strofa su una melodia quasi blues con la sua voce graffiata, si fa spazio la chitarra che doppia il riff del basso per poi divergere su degli stacchi funk che seguono il battere del basso durante il pre-chorus. Uno stop strumentale, Damiano resta solo ad intonare le prime note del ritornello che poi esplode in un misto tra rock (il basso resta abbastanza “dritto” sostenuto dalla batteria), dance (la batteria, che non cade nella trappola di proseguire in maniera scontata col raddoppio di hi-hat) e funk (la chitarra di Thomas, che qui ci ricorda vagamente lo stile e la “mano” di Max Casacci dei Subsonica).

Si passa poi ad “Immortale” (nella versione da studio c’è il featuring con Vegas Jones) che inizia con un accattivante riff di chitarra, Victoria lascia il basso per spostarsi sul synth pad. Si ritorna subito alla “normalità” con “New Song”, traccia di apertura dell’album d’esordio. Qui è gioco facile per Damiano, il quale approfitta dello stop che precede il ritornello per far cantare il pubblico a tempo col battito delle mani, facendo ritardare l’ingresso al resto della band con un effetto facile da prevedere: tutto il pubblico dell’Oslo inizia a saltare sotto il ritmo dettato da Ethan.

Si passa poi ad un momento importante della serata, ossia la presentazione della figura misteriosa ed immaginaria di Marlena, presente in quasi tutte le canzoni dell’album. E’ Damiano a fare gli “onori di casa” e ci spiega che Marlena rappresenta per loro una figura che trasmette un messaggio di libertà, di bellezza ed uguaglianza. E si riparte con “Morirò da re” e da qui in poi la figura di Marlena sarà presente in quasi tutte le canzoni fino a fine concerto.

Si prosegue intervallando momenti più “intimi” con la ballad “Le parole lontane” a brani più ritmicamente coinvolgenti come “Recovery” o “Close to the top”, oltre ovviamente ad alcune cover (alcune delle quali già presenti in “Chosen”), azzeccate tra le altre, le scelte di “Take me out” dei Franz Ferdinand in medley con “Somebody told me” dei Killers.

Alcune considerazioni finali. I Måneskin stanno cercando di creare un marchio di fabbrica tutto loro, trovare un punto di incontro tra vari generi: dal pop al rock, passando dal funk all’elettronica con un occhiolino alla dance al hip hop e spesso al reggaeaton. Hanno dalla loro la giovane età, una buona presenza scenica (spiccano a nostro avviso Damiano e Victoria), con un frontman che sa tenere bene la scena ed una voce dalla timbrica originale. Gli arrangiamenti di molte canzoni sono curati e come si dice in gergo “funzionano”. Al momento i numeri danno ragione al quartetto romano, ci sarà tempo per limare gli spigoli.

Un ultimo pensiero. Il messaggio della figura di Marlena (libertà, uguaglianza, bellezza) si unisce a un bel episodio della serata. Al termine, durante i ringraziamenti, Damiano si è rivolto a tutti i tecnici, fonici, backliners ecc, con delle belle parole. “Noi saliamo qui ci divertiamo e vi facciamo divertire, ma ci sono queste persone che si alzano prima di noi e vanno a dormire dopo di noi, ed è solo grazie a loro che tutto questo può avvenire”.

In tutto il mare di odio, di intolleranza e di mancanza di empatia che impregna la nostra società, fa sempre piacere sentire messaggi del genere, soprattutto da parte di persone così giovani.
Forse un po’ di speranza c’è ancora.

Clicca qui per vedere le foto dei Måneskin a Londra (o sfoglia la gallery qui sotto).

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