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Reportage Live

La Terra, Milano, VASCO BRONDI: dieci anni di COSTELLAZIONI. Che non vogliamo spegnere.

Il sold out di Brondi per il decennale del disco della transizione della sua esperienza cantautoriale all’Alcatraz di Milano del 2 dicembre ci lascia nostalgici, sognanti e con un sacco di domande sull’ora e sul domani. Ma lui é felice da far schifo e noi dobbiamo farci tirare via tutte le nostre lacrime.

Vasco Brondi Alcatraz 2024
Vasco Brondi foto di Lara Bordoni per www.rockon.it

Articolo di Marzia Picciano | Foto di Lara Bordoni

Arriverà un altro ciclone, forse ci lascerà stare. Cosi canta Vasco Brondi in quella ballad con una intro appena tastata sul piano, Sonic Youth, facendo luce su una metafisica, frammentata di ricordi epica dell’emigrato economico nazionale, tutti noi fuorisede a Milano o comunque a Nord, che scongiuriamo tempeste in questo navigare a vista che ci hanno presentato come futuro. E Brondi é di Ferrara, ma quando dieci anni fa ha scritto e suonato Costellazioni triangolava tra Lambrate e Bologna, tra la cultura del fatturato e quella del desiderio dell’universitario della città più universitaria per eccellenza, senza smettere mai di guardare le brutture di realtà percepite come eternamente provinciali, emiliane per di più, con tutto quell’archetipo cultural-politico paranoico che si porta dietro, tramandato sapientemente da Giovanni Lindo Ferretti a Giorgio Canali e quindi da questi a lui, insieme a Federico Dragogna de I Ministri.

Ecco, forse Brondi non immaginava, o forse si, che dieci anni dopo, nel mondo del correre per non restare a terra, che si é visto passare davanti una pandemia mondiale, chi é restato davvero e resta come immagine sempre attuale é proprio quel verso. E tutto Costellazioni.

Non soprende che ne voglia fare un momento da celebrare (ma non celebrativo) e nessuno di noi intende sminuire l’importanza del momento. In un anno in cui ho visto più anniversari musicali che valide nuove uscite, o come han scritto su diversi giornali, in un anno in cui si é prodotta più musica che in un decennio, ecco, fermarsi un secondo a considerare come, se il 2 di dicembre dello stesso anno, alla fine di un pienissimo tour di un nuovo album (Un Segno Di Vita), come artista sei ancora in grado di riempire l’Alcatraz, sbancando il botteghino, per suonare un disco di dieci anni fa, insomma non ci sembra il caso di sminuire, tutto il contrario, anzi. Soprattutto se ci dà l’occasione, oggi più che mai, di vedere davvero che spartiacque incredibile é stato Costellazioni per Brondi come artista e per noi come avidi divoratori di analisi dell’anima. Lasciandoci non pochi pensieri sull’ora.

Sia chiaro: quello di ieri é stato un concerto di primissimo livello, che costringe a pormi una serie di domande. Vasco Brondi ha definito questo disco un lavoro provinciale e spaziale, e mai parole furono più azzeccate (ve lo dice chi viene da un’altra provincia). Pochi artisti sono stati in grado di rappresentare una sorta di Divina Commedia di quotidiane, più o meno tragiche solitudini umane unite in un firmamento di connessioni potenzialmente catastrofiche, uno Scontro Tranquillo, come lo ha fatto, in una poetica moderna mai sgraziata divisa tra Ferré, Borges e Franco Fortini, il nostro Brondi. E dandogli corpo, posizionandolo peculiarmente nell’isterico spettro musicale italiano: con Costellazioni Brondi rompe la retorica della poetica parlata voce e chitarra dei dischi precedenti per unire, ove necessario, uno sfondo da canzone pop-olare. Quindi riesce a ottenere pezzi diversi, all’occasione incredibilmente CCCP-iani (si puó dire?) come Ti Vendi Bene Tu, per il decennale affidata a un rework di Whitemary, come é stato per I Destini Generali con Cosmo.

Cosa é successo nel frattempo? Altri dischi, altri pezzi, un ultimo successo portato in tutta italia, tra cui ai Magazzini Generali che ha riempito per tre volte e dove l’abbiamo visto pure noi. E quindi Brondi chiama a sé i suoi fedelissimi compagni di viaggio, Dragogna, Rodrigo D’Erasmo, il team di musicisti che lo segue (Nicolo Fornabaio, Clara Rigoletti, Angelo Trabace) innanzitutto (sarebbe da menzionare anche il gruppo di ascoltatori da Sofri a Dente a Molteni presenti), mette su uno spettacolo che gli permette di suonare alcuni pezzi che no, non faceva da un pó e che non vedeva l’ora di rifare.

Alla fine di un altro tour pensava fosse più facile e invece no, questa data gli é costata non pochi sforzi, valeva lei stessa il tour. Poi, non pensate a una celebrazione classica: l’ordine delle canzoni non é quello del disco, e soprattutto non é solo quel disco. Si inizia con La Terra, L’Emilia, La Luna ma si prosegue subito dopo con Padre Nostro Dei Satelliti. In realtà si inizia ancora prima con tre pezzi di Francamente, la giovane promessa, assolutamente non sconosciuta, appena uscita da XFactor 2024, verve ironico-inquisitoria (fa bene), scrittura incalzante e a me non fa altro che ricordare Levante dei primissimi dischi (quella che ha accompagnato me e le mie coinquiline praticamente nella fase universitaria romana), soprattutto in acustico.

Un’apparizione fugace, un happening, piuttosto che un opening vero e proprio, che un pó stona con l’intensa sessione di Brondi che vado prefigurarmi, ma é troppo breve, troppo veloce.

Tornando a Brondi e Costellazioni. É bellissimo sentire pezzi come Un Bar Sulla Via Lattea che tanto ricorda un cantautorato antico, più alto, o 40Km o il rampare dirompente di Firmamento.
O la dolcezza di Punk Sentimentale con la coda shoegaze che più che mai ieri sera mi ha fatto tornare voglia di mettermi a letto con i Joy Division. Si, Costellazioni é un disco che vale la pena festeggiare, come concept, come milestone personale di Brondi. I fan sono tutti li, tutti preparatissimi. Persino quando Vasco si perde o lascia al pubblico il resto del pezzo, il pubblico va. Il violino di D’Erasmo su Piromani dà un tocco ulteriore di gravità al tutto. Cosa c’é, del resto, di più grave dell’essere periferici in un mondo di centri gravitazionali?

Nella provincia (del luminosissimo polo chimico di Ferrara) c’é tutto un dramma generazionale, e Costellazioni é un album generazionale, a dieci anni dalla sua pubblicazione lo si puó dire. Gli si legano tutti gli altri storici pezzi, del prima e dopo. Soprattutto del dopo, quello nuovo: si definisce l’avvio del secondo tempo con Illumina Tutto, continuando con il mix di parole, racconti, poesie e ovviamente canzoni, niente di strano o estraneo all’universo colto e indagatore di Brondi. Nessuna sopresa, a dire il vero, (neanche la conferma che Incendio sia il complementare aggiornato di Cara Catastrofe), e qui inizia il pensiero.

É come se in Un Segno di Vita Brondi si fosse veramente reso “felice da far schifo” come un pó, quando scriveva queste parole, voleva e doveva sentirsi. E noi si, siamo felici per lui, ma io rimango nostalgica. Come nelle storie che chiudi, e che alla fine non vuoi chiudere mai, perché hai paura di dimenticarti che sapore hanno, perché non ti fidi dei tuoi ricordi, della possibilità di incorniciare questo momento di grandissimo sentire, nel bene e nel male, in un momento ben preciso, da cui ripartire, perché quando poi finisce, siamo vivi o siamo morti? Rimani, o rimango, la luminosa natura morta con ragazza al computer, in preda alla deriva economica, in preda a una eterna disperazione, che é sempre meglio di niente, l’importante è che succeda qualcosa, qualsiasi cosa.

Ecco, la verità é che in questo momento così intimo ed essenziale, come quando veniamo a patti con il passato, non dovremmo dirlo ma: non si stava meglio quando si stava peggio? Come Debussy nella Senna, Brondi finisce direttamente nelle sue Costellazioni, in un dipinto perfetto che non vorresti mai restaurare per non snaturarlo. Sono passati dieci anni, e forse io questa storia non l’ho chiusa mai. E oggi a Milano, qui sono le undici/ci sono meno tre gradi/chiamami quando puoi.

Clicca qui per vedere le foto di Vasco Brondi a Milano (o scorri la gallery qui sotto).

VASCO BRONDI – La scaletta dei 10 anni di COSTELLAZIONI

La Terra, L’Emilia, La Luna
Le ragazze stanno bene
Padre Nostro Dei Satelliti
Ti vendi bene
Questo Scontro Tranquillo
Sonic Youth
Un Bar Sulla Via Lattea
Firmamento
Punk Sentimentale
I destini generali
Una cosa spirituale
40km
Illumina Tutto
Incendio
Cara Catastrofe
Chakra
Qui
3000 metri
Piromani
A forma di fulmine
Segni di Vita
Quando Tornerai dall’Estero
Mistica
Nel profondo Veneto

Written By

Dall’Adriatico centrale (quello forte e gentile), trapiantata a Milano passando per anni di casa spirituale, a Roma. Di giorno mi occupo di relazioni e istituzioni, la sera dormo poco, nel frattempo ascolto un sacco di musica. Da fan scatenata della trasparenza a tutti i costi, ho accettato da tempo il fatto di essere prolissa, chiacchierona e soprattutto una pessima interprete della sintassi italiana. Se potessi sposerei Bill Murray.

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