Foto di Roberto Finizio | Articolo di Matteo Pirovano
Spesso ci si domanda perché band da tutto il mondo non vedano l’ora di venire a suonare in Italia. Sarà per il buon cibo? Sarà per le belle donne? Può darsi. Sicuramente uno dei motivi è il calore che trasmettiamo come pubblico, e quello dell’Alcatraz, per il concerto dei Breaking Benjamin, merita un plauso particolare. Uno degli show più partecipati ai quali abbia avuto fortuna di assistere, un entusiasmo difficile da raccontare a parole.
C’era grande attesa per la band di Benjamin Burnley, un’attesa, per alcuni, durata 14 anni, sin dall’uscita del loro debutto discografico “Saturate”, che li ha lanciati su un mercato allora confuso, diviso tra sonorità post grunge ed echi new metal.
Nonostante un successo planetario, in termine di vendite discografiche e non, quello a supporto di Dark Before Dawn, ultimo lavoro della band, è il primo tour europeo della loro storia, complice la fobia di Burnley per il mezzo di trasporto aereo.
Dal sold out “virtuale” dell’originale location scelta, i Magazzini Generali, al sold out delle settimane scorse del più capiente Alcatraz, sono passati tre mesi, durante i quali le aspettative dei fans sono montate a dismisura, tanto da spingere alcune decine di persone in coda, già nelle primissime ore del pomeriggio.
Risolte le grane legali con gli ex storici Fink e Klepaski , metabolizzato l’abbandono dello “scontento” Szeliga, Burnley ha azzerato nel 2014 la formazione della band inserendo nuovi, validissimi, elementi: Keith Wallen e Jasen Rauch alle chitarre, Aaron Bruch al basso e Shaun Foist alla batteria.
La “nuova” formazione conquista il palco alle 21 esatte per lanciarsi in una tripletta iniziale da infarto datata 2004, composta da “So cold”, “Follow” e una strepitosa versione di “Sooner or later” per la quale Benjamin affida il microfono e le intere vocals a Keith. Burnley appare stasera in oggettiva difficoltà, forse complice un malanno dell’ultimo minuto, fatto sta che la percezione generale è di una prestazione vocale un po’ in riserva, personalmente credo macchiata anche da un lavoro non impeccabile del fonico e la discutibile scelta dell’effetto vocale utilizzato in tutti i pezzi.
Tutto ciò non altera comunque più di tanto la qualità eccelsa di uno show quasi chirurgico, nel quale abbiamo tra l’altro la fortuna di scoprire le incredibili doti canore del bravissimo Bruch, un frontman coi contro cazzi, con una voce a metà tra un incazzato Jonathan Davis e un roco Rossdale, al quale vengono affidate le vocals di “Simple design” e “Believe”, entrambe cantate magistralmente.
Un divertente intermezzo è rappresentato da un medley di canzoni composto da “For whom the bell tolls”, “Smell like teen spirit” e “Walk”, il tutto introdotto da una spassosa, personalissima, reinterpretazione della marcia imperiale di Star Wars, con tanto di spada laser sfoderata sul palco da un divertito Burnley.
La bellissima “Failure”, insieme ad “Angel’s fall” uno dei pezzi più acclamati dell’ultimo disco, viene ante ceduta dai ringraziamenti di Benjamin al pubblico per il costante supporto, anche dopo le recenti dispute interne.
Con le esecuzioni della suggestiva “Until the end” e la successiva, trascinante, “I will not bow” si chiude il main set, dopo appena un’ora di esibizione, letteralmente volata.
La band torna sul palco dopo pochi istanti per il colpo di coda finale rappresentato dal super classico “The diary of Jane” che chiude e consegna ai posteri il primo show italiano della band americana.
Uno spettacolo davvero entusiasmante che poteva durare qualcosa di più. All’appello manca sicuramente l’attesissima “Give me a sign” che avrebbe contribuito ad impreziosire non poco uno show di per se già quasi perfetto.
BREAKING BENJAMIN – Scaletta Milano – 7 Giugno 2016
So Cold
Follow
Sooner or Later
Angels Fall
Firefly
Simple Design
Ashes of Eden
Blow Me Away
Imperial March / For whom the bell tolls / Smells Like Teen Spirit / Walk
Polyamorous
Home
Believe
Bury Me Alive
Breath
Failure
Until the End
I Will Not Bow
– – – – – –
The Diary of Jane

manuela blasioli
10/06/2021 at 17:27
Spero che tonnino presto in Italia così potrò vederli anche io..che sto in Abruzzo..ma vorrei x questo