Articolo di Jennifer Carminati | Foto di Andrea Ripamonti
Sposerò Simon Neil
I Biffy Clyro hanno scelto il Carroponte di Milano come palco dell’unica data italiana del tour 2022, dopo due posticipi e altrettanti cambi location e l’aver purtroppo annullato la data di Roma. Lo show di questa sera sarà l’occasione di ascoltare finalmente dal vivo i due recenti lavori in studio, “A Celebration of Endings”, uscito nel 2020, e “The Myth of the Happily Ever After”, pubblicato nel 2021.
Ad aprire lo show ci pensano i De Staat, band alternative rock olandese, capitanata dal cantante Torre Florim, un vero one man show, che si presenta in abito elegante grigio con le spalline imbottite! Solo per questo meriterebbe una standing ovation di almeno 5 minuti filati, cosa che poi, a fine show, almeno in parte tutti loro riceveranno meritatamente. Torre divide la scena con l’altro personaggio di questo gruppo, Rocco Hueting, amante del calcio, che questa sera non indossa la maglietta di Roberto Baggio come fece nel 2016 in tour di supporto ai Muse, ma la tiene poggiata sulla tastiera, a mò di altarino da omaggiare. A quanto pare il divin codino gli piace tanto. La loro popolarità conquistata negli anni li ha portati ad esibirsi nei festival più importanti in giro per il mondo, come lo Sziget, Dot to Dot, Glastonbury e Lowlands. La band fa un uso massiccio di sintetizzatore e tastiere, con tanta elettronica a creare un ritmo ripetitivo, un groove circolare che dà quasi l’impressione di poter andare avanti all’infinito. Dal 2006 ad oggi hanno pubblicato 7 album da cui questa sera ci hanno proposto una decina di pezzi nella mezz’ora a loro disposizione, direi sfruttatissima, che si chiude con la loro hit “Witch Doctor” (2 milioni di visualizzazioni su YouTube) conosciuta alla maggior parte dei presenti che per tutta l’esibizione son stati trascinati da questo sound estremamente coinvolgente, che non annoia mai, su cui era davvero impossibile star fermi. I De Staat son stati una gran bella scoperta per me che non li conoscevo e non ascolto questo genere. Peccato sia durato così poco, ne avremmo voluto ancora dei loro sintetizzatori danzerecci. Credo proprio di poter dire che uno show da headliner dopo questa sera possano prevedere di farlo anche nel nostro paese, e chi li ha visti qui son certa in gran parte ci sarà per rivederli da soli perché meritano davvero un secondo e più approfondito ascolto. Se dovevano solo scaldare il pubblico in attesa del trio scozzese, beh credo di poter dire che l’hanno incendiato.

I Biffy Clyro hanno ormai raggiunto un certo livello di notorietà anche qui in Italia, grazie ai frequenti passaggi in radio nazional popolari, e a singoli di successo quali ad esempio “Re-Arrange“ dall’album “Ellipsis” del 2016 e il più recente “A hunger in your Haunt” del 2021.
A dimostrarlo è l’affluenza del pubblico che già dall’apertura dei cancelli alle 18.30, nonostante sia un giorno feriale e il cielo minacci pioggia da un momento all’altro (per fortuna a fine serata le uniche gocce scese saranno quelle di sudore), comincia ad arrivare in quel di Sesto S. Giovanni e i fans più sfegatati corrono ad occupare le prime file come è giusto che sia per un concerto tanto atteso come quello di stasera.
Apro una parentesi personale: negli anni ’80 un’adolescente fan sfegata dei Duran Duran voleva sposare Simon Le Bon e ci han fatto un romanzo e un film, ora, nel 2022 una diciamo ancora ragazza quasi negli anta oramai vorrebbe sposare Simon Neil, non chiedo molto, ma almeno una foto autografata con dedica me la meriterei non pensate? Chiudo parentesi e torno al qui ed ora.
Il momento dei Biffy “Fucking” Clyro è arrivato: calano le luci mentre l’intro di rito accompagna l’ingresso in scena di Simon Neil, James e Ben Johnston. Come spesso accade l’outfit di Simon è alquanto improbabile, ma fortunatamente toglie quasi subito la giacchetta e ci mostra la sua fisicità androgina tutta tatuata, a scatenare il pubblico femminile presente, me per prima che ve lo dico a fare.
Il concerto parte subito in quarta con la spettrale ma allo stesso tempo morbida “DumDum” in cui in cui ci viene suggerito che “Everything’s fake / They’re all under pressure / To lie and report / The truth would upset us”. Segue a ruota “A hunger in your haunt” col ritornello cantato a squarciagola e subito dopo la deliziosa “Tiny indoor fireworks”. Non facciamo in tempo a calmarci un attimo che ecco arrivare la dura “The pink limit”, molto poco conosciuta direi visto il cessare dei cori dal pubblico. Ma ecco che un Simon Neil inarrestabile ci ricorda subito chi sono e intona l’intro della ben più nota e malinconica “Black chandelier”. La loro formula live ormai consolidata è proprio questa, alternare pezzi recenti a canzoni più datate, di solito più apprezzate e conosciute dal pubblico. Come prevedibile “A Celebration of Endings” risulterà l’album più saccheggiato ma c’è spazio anche per “Machines” e “Living is a problem because everything dies” da “Puzzle” del 2007. Doppietta adrenalinica, che scatena un pogo sfrenato nelle prime file, con “End of” e “Wolves of Winter” con un Ben Johnston che pesta le bacchette passando dalla grancassa ai rullanti ai piatti con una velocità impressionante mentre il gemello James lo incalza a colpi di basso.

Il primo vero momento catartico del concerto si ha con la dolce ed elegante “Space” in cui si racconta della riconciliazione con una persona con cui si ha un rapporto speciale, anche se non si vede da tempo, per cui si riserva sempre un posto nel cuore. Atmosfera sospesa creata grazie alle due violiniste presenti che spesso hanno accompagnato l’esecuzione dei brani del trio scozzese. Ed ecco di nuovo sprigionare energia ed adrenalina da tutti i pori con i brani più noti cantati all’unisono dal pubblico, come “Biblical” e “Bubbles” sulla quale sembriamo tutti delle bolle che rimbalzano come impazzite in una vasca immaginaria venutasi a creare di fronte al palco. Altro momento acustico a rilassarci con la lenta e suadente “Re-arrange”. Simon Neil, ormai una maschera di sudore sotto la massa di capelli scuri che gli copre il viso, si concede una brevissima pausa dopo “The Captain”, a chiudere la prima parte. Neanche il tempo di scendere dalla nave che ritornano sul palco carichissimi per chiudere il loro live con un encore che vede Neil cantare l’atipica ballata “Different people” seguita a stretto giro da “Cop syrup” che a mio avviso racchiude in sé l’essenza del gruppo. La voce carica di aggressività, sostenuta da una ritmica martellante e suoni distorti, poi viene stravolta dalla parte orchestrale e infine esplode di nuovo per chiudere definitivamente. Il finale da brivido è affidato a “Many of horror”, su cui non mi sento di aggiungere altro, se non che mi allontano dal Carroponte e mi dirigo verso la metropolitana lasciando alle mie spalle un’atmosfera che resta densa di elettricità e colma di emozioni.
Nell’arco di quasi 20 anni di attività il trio scozzese ha decisamente trovato la combinazione vincente, attraverso il giusto equilibrio tra rock e ritornelli orecchiabili al limite dal pop. Questa sera abbiamo assistito ad uno show tirato e coinvolgente, fatto di pugni in faccia ma anche di carezze, dimostrando ancora una volta che Biffy “Fucking” Clyro live sono una potenza di suono che purtroppo in studio riesce a rendere soltanto in parte. Neil e i fratelli Johnston sono affiatatissimi, una formidabile macchina da concerti, hanno un’intesa sul palco, una capacità di sembrare un’unica entità che suona alla perfezione, che è davvero raro vedere in una band. Riapro la parentesi personale un attimo…questa sera non sono riuscita nel mio intento ma visto che andrò a vederli in altre date in Europa forse succederà, oppure no… potrò comunque continuare a sognare l’incontro con Simon Neil come fossi ancora un’adolescente innamorata del suo idolo. E questo non me lo può impedire nessuno.
Provo a riassumere le emozioni provate questa sera con una frase presa dalla loro mia canzone preferita: “you gave me magical, I gave you wonderful, let’s make this biblical”, perché si, un loro concerto dal vivo è davvero un’esperienza biblica.
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BIFFY CLYRO – la scaletta del concerto di Milano
- DumDum
- A hunger in your haunt
- Tiny indoor fireworks
- The pink limit
- Black chandelier
- That golden rule
- Instant history
- Mountains
- Machines
- Unknown male 01
- End of
- Wolves of
- Space
- Slurpy slurpy sleep sleep
- Re-arrange
- Biblical
- Living is a problem because everything dies
- Bubbles
- The captain
Encore
- Different people
- Cop syrup
- Many of horror
