Articolo di Matteo Pirovano | Foto di Davide Merli
Mi sono interrogato per tutta la giornata su cosa avrei dovuto aspettarmi da un concerto di Alanis Morissette nel 2018, a distanza di di ben 24 anni da quel “Jagged Little Pill” che la consacrò alla scena rock mondiale come la cantautrice di riferimento di un decennio prettamente mascolino.
Alanis è un’artista completa, generosa e tremendamente genuina, il suo show all’Ippodromo di Milano non mi ha rapito totalitariamente come hanno fatto in precedenza altri live (problema mio), ma è stato uno show tremendamente vero. Non c’è niente di finto in lei, non ci sono ritocchi fisici, non ci sono colpi di scena, particolari scenografie, nessun orpello. C’è una donna sul palco insieme alla sua ottima band, un essere umano che è invecchiato come tutti noi e che non ha paura di mostrarsi per quello che è, nelle sue fragilità, nei suoi sorrisi di compiacimento e di ringraziamento. Sembra voler condividere ogni sua singola emozione con il pubblico, tarantolando da sinistra a destra, da destra a sinistra, come una matta. Vorrebbe salutare ognuno di noi presenti, si ha la netta sensazione che vorrebbe scendere dal palco e abbracciarci uno a uno.
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Lo show è incentrato, come era naturale attendersi, sul disco che l’ha investita di fama e riconoscimenti a livello mondiale, disco riproposto quasi integralmente, il greatest hits che tanti artisti riescono a mettere insieme dopo anni e anni di fatiche lei lo ha realizzato ad appena vent’anni. Il vigore di quegli anni lascia stasera lo spazio a un alone di piacevole nostalgia, i singoli spacca classifiche che uscirono da quel disco hanno perso parte dello smalto del tempo, sono oggi interpretati in modo più ragionato e consapevole. Non è solo un concerto, è qualcosa di più, il ritrovo di vecchi amici che intonano insieme i pezzi della loro adolescenza insieme all’autrice che hanno amato, quella ragazza dal cappello rosso e i lunghi capelli castani ha lasciato spazio a una donna adulta che, talvolta con la chitarra, talvolta con l’armonica, ci racconta in modo estremamente empatico, attraverso le sue canzoni, che nulla è scontato.
Trovo pertanto inutile raccontarvi nello specifico dei pezzi suonati, del sussulto provato all’ascolto di “Ironic”, “Oughta know” o della perla “Uninvited”, scritta per la colonna sonora di “City of Angels”, ogni canzone proposta è stata un filo di quel caldo maglione che ci piace tanto indossare d’inverno, che ci fa sorridere come Alanis, la cosa più bella di lei che mi porterò dentro dopo questa serata.
ALANIS MORISSETTE – Scaletta del concerto di Milano
All I Really Want
21 Things I Want in a Lover
Forgiven
Woman Down
You Learn
Perfect
Guardian
Right Through You
Hand in My Pocket
Everything
So Pure
Head Over Feet
Hands Clean
Ironic
You Oughta Know
Wake Up
– – – – –
Uninvited
Thank U
