Della serie “il lupo perde il pelo ma non il vizio” riecco a scuotere (dopo una stasi di fermo artistico) coni, casse, menti e sangue il ghigno canagliesco dei veneti Peter Punk, uno dei “bastioni” granitci e senza compromessi del punk/Hc since 90,s italiano, una band che non solo non si è mai accontentata di suonare ad alto volume, ma anche di avere “imbottito” le coscienze umane dell’ascolto di ribellione “contro”, di non allineamento, tutto oltre le barricate dell’ipocrisia e delle merde quotidiane della società.
Rieccoli con tutta l’energia incrollabile di generazioni e impenitenze, un punk rock di porfido, una carezza e una ustione alternate tra riff e vene gonfie con la California del pogo sfrenato a fare da sfondo a queste quattordici tracce adrenaliniche; libertà. libertà e ancora liberta come imperativo e pedaliere roventi come pressione sanguigna, una sequenza diabolica di brani iper-veloci e serratissimi, una tenuta sonica a regime che rincorre l’urgenza e la sferzata di una vita da mordere al quadrato, questo il “programma” dei nostri eroi Peter Punk, e questo è il loro ritorno in pompa magna, un disco che agita a dovere, una carezza e uno sganassone amplificato a mille.
Da Sasha grey a Trashers 1, da Odio a 20+1, passando per Panico, o attraversando Il sogno vive in me è tutta una guerra di distorsori & sudore, tracce che rifanno germogliare la voglia di rompere il culo a tutto e tutti con l’incoscienza e la vitalità di chi “è ribelle fuori” ma con l’anima pulita dentro.
Welcome back Peter Punk!!
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