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Volevano sorprenderci i Party in a forest? Ebbene ci sono riuscit in pieno. “Ashes” è il debutto di questo trio romano, che ha un piglio molto romantico e se apparentemente fa riferimento agli Smiths, se si va a scavare, si evince che in il trio ha tentato di far coniugare l’emo con il primo Springsteen.
Forse la mia lettura di queste dieci tracce può risultare astrusa o azzardata e lo stesso trio non ha alcun interesse per il genere emo e tanto meno per il rocker Usa, ma “Ashes” sembra proprio il frutto dell’incontro tra questi due mondi. In fondo perché stupirsi, sono oltre quindici anni che nel mondo del rock si incrociano destini, generi e artisti sulla carta inconciliabili, non vedo perché l’emo non potrebbe sposarsi con il primissimo e più acerbo Springsteen. I brani sono sempre caldi ed avvolgenti e giungono a raggiungere ottimi pichi creativi nella lunga e tirata “I’ve been blind” e nel funky da primi anni ’70 del New Jersey di “No reason why”.
Neanche i Party in a forest escono vivi dagli anni ’80, ma almeno loro di quell’orrendo decennio hanno ereditato uno dei rari generi buoni, vale a dire la new wave di stampo curiano, che emerge nel pop circolare di “Everybody walks alone”. Un disco nato in un grigio autunno bolognese, ma godibile anche in estate.
