2016 Subsound Records
Che sia il potere delle distorsioni, la massa onnivora di un oscuro teatro epico o la piena urgenza di un cortocircuito di sensazioni a pelle questo non si sa, si sa solo che i pistoiesi Karl Marx Was A Broker sono grandi nella misura in cui esplodono di maestà amperica, e lo fanno sempre. Monoscope è il disco nuovo che “minaccia” benevolmente (mica tanto) l’ascolto, una forza concreta inconfondibile che si fa carezza e cazzotto insieme, una list sanguigna dove scorrono copiosi flussi di stoner, prog, doom, rumore nero, un fertile armamentario di “assoluto” che disintegra qualsiasi stato di calma.
Disco cerebrale ed istintivo, Monoscope arriva sullo stereo come una mattonata a mille, otto tracce convulse, compatte, granitiche che vanno a ricamare un processo sonico quasi “concettuale”, non ci sono quei walls of sound che esercitano il mero compito del casino, piuttosto quello di tratteggiare un impeto espressivo ragionato, di una intelligenza “innescata” a tempo che ragiona senza pensare a vuoto; i KMWAB vivono di oscuro e colore e tracce come il contrappunto alla Dream Theatre Monoscope, il deserto polveroso di Gray, l’hard doom Sabbathiano Flat o l’essenza Goblin che si fa spirito e fuoco in Nord sono fiamme in libera circolazione tra stomaco, anima e cervello, e per chi sta al di qua dei coni stereo è proprio una bella ustione dei sensi.
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