di Cassandra Enriquez
Programmare l’uscita di un disco non è mai una passeggiata. Si cerca di scegliere il periodo migliore tenendo conto di tutte le variabili possibili: stagioni, festività, vacanze, simboli… ma nonostante tutto ci sarà sempre una minuscola percentuale di imprevedibilità.
Per Jesse The Faccio la situazione non doveva essere molto diversa. Dopo il disco d’esordio I Soldi per New York, Jesse si era conquistato un suo posticino di tutto rispetto nella scena musicale italiana. Con il suo mix di sonorità che riprendevano il Lo-Fi americano e il cantautorato italiano, Jesse stava diventando il capofila della nuova scena adriatica e si preparava a rilasciare Verde, il suo ultimo album.
Nessuno però poteva prevedere l’imprevedibile.
Nel caso di Jesse, così come per molti altri cantautori, l’imprevisto è stato immenso: la più grande emergenza sanitaria della nostra epoca.
Verde, infatti è uscito il 13 Marzo, in quegli stessi giorni in cui tutti cercavamo di abituarci ad un lungo periodo di quarantena forzata: niente più passeggiate, niente più concerti, amici e familiari chissà quando gli avremmo rivisti…
Tuttavia, nel bel mezzo di questo scenario semi-apocalittico, Verde è capitato come un vero raggio di sole.
Verde è titolo. Verde è la copertina. Verde è il titolo di due tracce del disco. Verde è il tema dell’intera raccolta: verde smeraldo come la speranza.
Ed è proprio la Speranza la colonna portante dell’intero album e attorno ad essa si costruisce tutta la narrazione musicale.
In tutta la prima metà del disco abbiamo delle sonorità energiche che ci rimandano al punk pop, e di colpo abbiamo la sensazione di essere ubriachi, nel bel mezzo di una festa, cercando di distrarci da quella voce martellante che vorrebbe convincerci che sperare è inutile.
Abbiamo poi un piccolo intermezzo interamente strumentale (Verde PT. 2). Le sonorità restano quelle di sempre, ma intanto ne approfittiamo per abbandonarci sul divano a smaltire la sbronza.
La seconda parte del disco è più simile ad una sigaretta fumata guardando l’alba all’orizzonte. Sempre con un po’ di emicrania, ma con la nuova consapevolezza che la Speranza è una necessità cui l’uomo non potrà mai rinunciare. Le sonorità diventano allora più intime, più simili a quelle di una ballata senza però rinunciare alla freschezza tipicamente Lo-Fi/punk.
Nel complesso, Verde è un disco che non aggiunge nulla di nuovo a quanto già presente sulla scena musicale del nostro paese e sicuramente risulta come qualcosa di già sentito. Però non possiamo fare altro che apprezzare l’intima ricerca all’interno di un tema così vasto, e non possiamo fare altro che ringraziare Jesse per averci tenuto compagnia durante dei giorni così particolari e per averci ricordato l’importanza di sperare. Sempre.