il malandrino, nome d’arte di Michele Calabrò, è un cantautore torinese, con alle spalle due dischi con i Malibu Stacey, band punk-rock fondata da lui stesso. La voglia di raccontare le proprie emozioni e fotografare la vita di tutti giorni ha spinto il malandrino ad intraprendere un percorso solista da cantautore, non ponendosi mai limiti musicali, ma spaziando con naturalezza dal pop, all’elettronica al punk.
“Non chiedermi di più (feat. Diego Perrone)” è il secondo singolo de il malandrino tratto dall’album d’esordio “i giorni comunque belli”. È un brano il cui tempo è scandito da uno schiocco delle dita che ricorda quello delle lancette di un orologio. Tutto scorre troppo rapidamente e l’artista si chiede cosa sia giusto fare, con un imperativo che riecheggia costante durante il ritornello: “Non metterti fra le mie cose diventeresti banalità”.
“Non chiedermi di più” è una canzone che rappresenta benissimo le influenze de il malandrino: sintetizzatori e drum machines, che si legano a tastiere e chitarre distorte, alternando momenti più calmi ad altri decisamente più punk: come il ritornello che si apre con foga sul cantato di Diego Perrone.
Raccontaci il video del tuo ultimo singolo “Non chiedermi di più (feat. Diego Perrone)”.
Il video del singolo “Non chiedermi di più” rappresenta visivamente i luoghi e le sensazioni che hanno segnato la mia crescita umana e musicale. Non a caso cito nell’incipit del video, e nel susseguirsi delle immagini, luoghi come il parco del Valentino, le strade delle periferie della cintura sud torinese da dove vengo, i garage “puzzosi” dove ho passato interi anni a suonare e i Murazzi, luogo che mi hanno fatto crescere ed insegnato a “stare al mondo”.
Sommersi da altre priorità, in tanti hanno scordato il danno che si è fatto a chiudere determinati luoghi, luoghi di aggregazione dove musica e cultura crescono, si alimentano e migliorano il mondo. Ecco il video vuole rappresentare tutto questo.
Nel singolo c’è un featuring di Diego Perrone, storico vocalist di Caparezza. Com’è nata questa collaborazione?
Io conosco e stimo Diego Perrone sin dai tempi dei Medusa, band in cui suonava la chitarra e cantava, a cavallo degli anni ’90. Quando ho scritto questo brano, ho avuto subito la sensazione che il ritornello fosse scritto esattamente per essere cantato da lui, disegnato sulla sua pelle; spesso mi è capitato di scrivere e avere la sensazione che ciò che stessi scrivendo fosse più adatto per essere interpretato da un altro artista: non mi turba questa cosa, anzi mi stimola scrivere anche per altri.
Dopo aver mandato il brano a Diego e aver condiviso con lui le sensazioni che volevo trasmettere, tutto è stato molto semplice, essendo lui un professionista. Il risultato parla da sé.
Con che artista sogni di collaborare in futuro?
Se posso farti più di un nome, sicuramente nel panorama Torinese, per la loro attitudine artistica, mi piacerebbe collaborare con Ensi e Daniele Celona. Rispetto il loro lavoro e mi piace cosa trasmettono nei loro testi e il modo in cui lo trasmettono.
Un sogno bellissimo sarebbe per me scrivere a quattro mani una produzione con Giuliano Sangiorgi.
Se poi posso esagerare, scrivere e cantare insieme alla grande Fiorella Mannoia resta un must.
Il tuo nuovo album ‘i giorni comunque belli’ è un disco pieno di contaminazioni pop, elettroniche, punk… Quali artisti ti hanno influenzato durante la composizione?
Questo album è stato davvero un esperimento per me, in quanto fino a pochi mesi prima delle prime registrazioni, avevo un’idea completamente diversa di produzione.
Poi, insieme all’amico Mauro “Muro” Farano, ho deciso di sperimentare e provare a mettere i miei testi su quello che in quel periodo stavo ascoltando maggiormente o quantomeno quello che mi aveva più influenzato, senza restare per forza legato al mio passato. Sicuramente sono stato influenzato dalle sonorità di produzioni come Cosmo, Salmo, Il Teatro degli Orrori, Jamiroquai, insomma un bel mix di contaminazioni. Non riesco a rimanere fermo e a fissarmi per troppo tempo sugli stessi ascolti, amo cambiare, mantenendo sempre un punto fisso però: la mia scrittura.
Per anni hai suonato con i Malibu Stacey, band punk rock. Il passaggio a solista è stato semplice per te?
La risposta è no. Non è stato per niente semplice. I Malibu Stacey li ho visti nascere, crescere, diventare grandi per poi perdersi nella frenesia della vita. È stata una grande sofferenza per me vivere quei momenti. Ed è per questo che per anni (circa dieci), ho continuato a scrivere e suonare solo e solamente per me, nel mio studio, nella mia camera, nella mia testa.
Continuavo a ripetermi, se non è con loro, non se ne fa nulla. Poi c’è stato l’incontro con “Muro”, che mi ha aperto gli occhi su tante cose, ma su una in particolare, cioè che era davvero un peccato che io non condividessi i miei pensieri e le mie esperienze con il resto del mondo… ed eccoci qui.
Da artista indipendente, come stai vivendo questa seconda ondata di Covid?
Sono per prima cosa fortemente deluso e frustrato per come i governatori stanno trattando il mondo della cultura. Alimentano involontariamente (o non), l’idea che essere attore o musicista o qualsiasi altra cosa legata alla cultura, non sia un lavoro vero o quantomeno non necessario. Ma di che stiamo parlando?
Personalmente, dato il mio essere indipendente e il non riuscire a vivere di musica, tutte le mattine continuo a svegliarmi alle 5.30 e preparo materiale edile da portare sui cantieri. È un periodo che spero passi il più in fretta possibile, e la cosa che più spero è che le persone non si abituino a questa nuova realtà fatta di distanza e freddezza, perché il mondo cosí com’è, da un anno a questa parte, non mi piace!
Vivo infine questa seconda ondata cercando di prenderne il meglio e cercare anche i lati “comunque belli”, come la mia famiglia, la mia campagna e le mie nuove produzioni.
https://www.instagram.com/ilmalandrinoofficial/
https://www.facebook.com/ilmalandrinoofficial
