Esce venerdì 7 ottobre 2022 il nuovo album del cantautore romano ma milanese di adozione Luca Gemma. “Fantastiche visioni“ esce su tutti gli store digitali per Adesiva Discografica e si compone di 10 tracce, già anticipato dai singoli “Sul precipizio” e “Né santo né killer”.
Atmosfere crepuscolari, alternative pop che si nutre di canzone d’autore e influenze internazionali. Benvenuti nel mondo sbilenco e visionario di Luca Gemma che non tarderete a riconoscere e ad accogliere.
E come sempre, gli abbiamo chiesto quali sono i suoi 5 brani preferiti.
Lucio Battisti – Anima Latina
Cinque brani soltanto? Ci provo e inizio con Lucio Battisti e Anima Latina del 1974, pezzo che dà il titolo a uno dei dischi più belli di sempre che non ho mai smesso di ascoltare, soprattutto in cuffia. Mi piace perché, come tutto l’album, è visionario, pieno di libertà artistica ed espressiva, ricco di musica, tra canzone, rock progressivo, jazz da marching band di New Orleans e influenze sudamericane, sempre elegante e rarefatto e con parole immaginifiche. E poi a me piace la sua voce sgraziata!
The Beatles – Don’t Let Me Down (live)
Io i Beatles ho iniziato ad amarli da grande perché prima mi piacevano altri suoni. Scelgo questa canzone che rimase inspiegabilmente fuori da Let It Be e uscì solo su 45 giri come lato B di Get Back. Rivista e riascoltata nel documentario di Peter Jackson Get Back – che per chi suona e compone canzoni vuol dire ‘get back to school’ – questa versione live sul tetto della Apple Records resta una lezione di musica e di stile. È un blues intenso con dentro l’energia del rock’n’roll anni 50 che loro hanno reso immortale, con quel suono scarno e raffinato, arricchito dal piano Fender Rhodes di quel genio di Billy Preston.
The Rolling Stones – Doo Doo Doo Doo (Heartbreaker)
Come per Battisti e i Beatles, è impossibile scegliere un solo brano degli Stones, la mia band preferita. Però, dovendo, lo prendo da un album poco celebrato come Goats Head Soup, un capolavoro del 1973. Heartbreaker è un proiettile tra rock’n’roll, rhythm’n’blues e funk urbano, con un ritornello killer che entra dopo soli 30 secondi, arrangiamenti di fiati superlativi in stile Motown e parole molto crude. Anche qui il piano elettrico di Billy Preston colora tutto con grande groove. È stata una delle prime cover fatte con i Rosso Maltese quando prendemmo una sezione fiati.
David Byrne – Burning Down The House (live from American Utopia)
American Utopia è il più bel concerto che io abbia visto in vita mia.
Burning Down The House viene da Speaking In Tongues, che non è uno degli album migliori dei Talking Heads ma diede vita al tour che fu filmato da Jonathan Demme, creando un capolavoro della cinematografia musicale come Stop Making Sense, in cui c’è tutta la filosofia estetica e musicale di quel genio di David Byrne. Questa versione live è dinamite, un misto di elettricità newyorkese, parole stranianti e potentissimi ritmi africani. La suonavamo con i Rosso Maltese negli ultimi concerti e, con rispetto parlando, era una bomba anche in mano a noi!
Nick Cave e Warren Ellis – Push The Sky Away (live at Sydney Opera House)
Lui ha quell’intensità e quella bellezza che raggiungono in pochi. Tra i suoi ultimi album c’è lo splendido Push The Sky Away e la canzone omonima chiude il disco con un’intensità e una bellezza che si spingono ancora più in là. E poi c’è questa versione dal vivo con orchestra sinfonica e coro che possibilmente alza ancora il livello emozionale. E dove vogliamo arrivare? A versare lacrime di gioia e commozione come mi accade ogni volta che la ascolto! Push The Sky Away è una canzone minimale di pura meraviglia: ‘… some people say that it’s just rock’n’roll oh but it gets you right down to your soul…’
