Presentarsi sulla scena musicale mettendosi a nudo, viaggiando dentro di sé tra voli pindarici e pezzi di vita vissuta. Ecco cosa significa l’11 febbraio 2021 per il giovane rapper romano Colewsky: è fuori il suo disco d’esordio “Stanza/327”.
Un album che lo stesso artista racconta così: “Stanza/327” è il mio primo disco nonché concept album. Attraverso queste 13 tracce ripercorro quello che è stato il mio ultimo anno con due eventi che hanno segnato la mia crescita personale nonché riabilitazione fisica e personale: l’incidente e la quarantena.
Sono stato, per un un totale di 8 mesi, chiuso in due stanza diverse e da qui viene il nome del disco: “Stanza 327” è stata la mia stanza nella clinica di riabilitazione mentre “Stanza” rappresenta in maniera simbolica (ma non troppo) il periodo di quarantena che tutti abbiamo vissuto nelle nostre stanze. Venendo già un periodo difficile questi due eventi hanno scaturito reazioni particolari dentro la mia testa che mi hanno portato a seguire una riabilitazione non solo fisica ma anche personale. Il disco, in definitiva, rappresenta un vero e proprio percorso riabilitativo”. Un album denso, corposo, “pesante” perché pieno. E poi, la prima volta non si scorda mai… Ecco i cinque album che hanno ispirato la sua musica.
Il primo dei cinque dischi che voglio menzionare non è propriamente un disco bensì un mixtape: parlo di “Quello che vi consiglio vol. 1” di Gemitaiz. Uno dei primi progetti musicali che abbia mai ascoltato, tutt’oggi lo riascolto con piacere ed è uno dei motivi per cui mi piace così tanto il rap.
Il secondo disco è una pietra miliare del genere in questione e come me ha sicuramente ispirato tanti altri: “Mi Fist” dei Club Dogo. Da piccolo rimasi esterrefatto dall’extrabeat di Dargen D’amico in Tana 2000 e imparai a rifarlo in pochi giorni talmente ci stavo in fissa. I Dogo sono i capi del genere e i loro dischi sono un culto per gli ascoltatori del rap.
Vorrei menzionare anche il disco d’esordio del mio artista preferito: parlo di Salmo e di “The Island Chainsaw Massacre”. È un disco fuori contesto massimo che si allontanava da tutto il rap che girava all’epoca e forse proprio per questo catturò la mia attenzione. Mi ricorda sempre che l’originalità e l’inventiva sono caratteristiche fondamentali per questo genere.
Un altro disco che è stato presente nelle mie cuffiette per anni è “Anima e Ghiaccio” dei Colle der Fomento. Il rap romano è sempre stato presente nella mia vita dal primo giorno in cui ho iniziato ad ascoltare questo genere, mi hanno insegnato a rappare e a dare un valore alla musica.
Ultimo, ma non per importanza: “Fino al collo” dei Brokenspeakers. Loro sono il mio gruppo preferito in assoluto e anche questo è un disco che ho consumato più e più volte. Li ho sentiti più di una volta live a Roma e al grido “corna in aria quando Roma chiama” capisci veramente l’importanza di essere forti nelle live performance, senza playback e similari.
