“The Weight Of The Wind” è il titolo del nuovo album di Simone Cozzetto, chitarrista e compositore romano, rappresenta una fase che l’artista ha vissuto in un momento difficile della sua vita. Il lavoro ha infatti contrasti tra luce e ombra , aperture e chiusure creando appunto un incontro tra Paradiso ed Inferno.
Centrale e significativa in senso allegorico all’interno dell’album è la figura di Lucifero, personaggio che rappresenta la caduta di ogni essere umano che sente di subire, a causa delle proprie scelte o per le circostanze avverse della vita stessa, il peso del giudizio e l’agonia della sofferenza.
Gli abbiamo chiesto di segnalarci i 6 brani fondamentali per la sua formazione.
Firth of Fifth – Genesis
Il Prog è sempre stato il mio genere prediletto. Considero il prog l’evoluzione della musica classica e questo brano ne è a mio parere la dimostrazione. Nel mio percorso accademico musicale ho avuto possibilità di suonare brani di questo livello, ed ho sempre trovato interessante studiare chitarristicamente e tastieristicamente la musica dei Genesis.
Firth of fifth è sicuramente un brano che prevede una preparazione pianistica notevole ma non cade mai nella monotonia del tecnicismo lasciando tantissimo spazio a quei passaggi più melodici e struggenti . Grazie ad Hackett chitarrista solista del gruppo ho sviluppato la tecnica del ”Volume Swell”.
Hunting High And Low – a-ha
E’ un brano che appartiene ad un gruppo che ho sempre ammirato: gli A-ha. I loro arrangiamenti sono davvero notevoli e ”Morten Harket” è cantante che stimo di più in assoluto. Quando compongo molte volte immagino la sua voce risuonare nei miei brani. In questo brano la sua voce si protrae nell’infinito dimostrando una tecnica straordinaria e un’intenzione vocale inimitabile. Il chitarrista Paul Waaktaar, invece oltre ad essere il principale compositore negli A-ha, ha delle idee ritmiche molto brillanti. Il suo ruolo è sicuramente difficile in un gruppo dove prevalgono per lo più tastiere e syntetizzatori e per questo ha ancora di più la mia ammirazione. Un chitarrista non va valutato solo in base ai suoi ”soli stratosferici” ma soprattutto per come sa stare al servizio del brano. Alla tastiera invece abbiamo Magne Furuholmen che ha sempre rappresentato per me il concetto di ”tela musicale”. Non è mai di troppo e le sue note non sono nè troppo smielate e nè troppo dure ma sempre Oniriche.
Questo brano mi ha fatto capire inoltre quanto l’orchestra possa avvicinarsi ad ogni genere, anche al Synt-Pop degli stessi a-ha, dando quel tocco di ”verità musicale” all’interno di brani fatti da ”Drum Machine”.
Back To the Future Theme – Alan Silvestri
Insolito vero? Ho sempre amato le colonne sonore. A differenza di un brano,dove molte volte hai una immagine sfocata di un ricordo, la colonna sonora ti riporta un’immagine ben definita. Adoro tantissimi Artisti che si occupano di questo campo, da Hanz Zimmer in Interstellar fino a Danny Elfman nella ”Sposa Cadavere” e nei film di Tim Barton. Tornando a Back to the Future Theme ho sempre amato Alan Silvestri e penso che questa sua colonna sonora sia una delle più riuscite per gli Studi Universal. E’ davvero pazzesca trasmette Forza, Tenzione e Risoluzione. Sentite il tema principale arrivare sempre nel momento in cui il protagonista raggiunge l’obiettivo ed è sempre lo stesso motivo arrangiato in maniera sempre differente. Dalla scena più romantica quando l’insicuro George Macfly colpisce Biff a quando Marty Riesce a tornare indietro nel Futuro. Pazzesco un’altro passo per me verso l’orchestrazione.
Parsifal – Pooh
Penso che un gruppo vada conosciuto non per I brani commerciali ma per la bellezza di alcuni capolavori. I Pooh nel 1973 fecero uscire un album con questo brano all’interno. Parsifal è una Suite sinfonica di 10 minuti. Il brano narra di questo personaggio medievale che grazie alla purezza del suo cuore è ammesso alla vista del Santo Graal. Si divide in due parti a parer mio veramente stupende. La prima completamente cantata e la seconda c’è l’orchestra arrangiata dal Maestro Monaldi. L’orchestra sicuramente sottolinea nella maniera più eccelsa l’aspetto armonico e melodico di questa suite, ma tutto con il tocco e la personalità di un gruppo di livello. Difatti gli archi, il piano, il basso, la batteria e le chitarre divengono una spinta in più alla bellezza e profondità orchestrale. Ho avuto il piacere di conoscere Dodi Battaglia (Chitarrista dei Pooh) e sentire il solo di questo brano ad una Clinic. Devo dire che è difficile sentire suonare una persona con quello stile e passione.
High hopes – Pink Flyod
Ero in macchina con mio padre. Ricordo che dovevamo entrare in un negozio e stavamo sentendo (al tempo) l’ultimo Album della formazione Gilmouriana dei Pink Floyd: ”The Division Bell”. Ero molto piccolo, penso forse 8/9 anni. Ad un certo punto parte questo brano, l’ultimo del disco: Le campane, il piano, un basso fretless e la voce inimitabile e profonda di Gilmour. Trafitto in due ascolto senza dire una parola. Sento gli archi, I corni inglesi, il Gong, La chitarra classica che domina nei pre e nei ritornelli. Non so come descriverlo ma non riuscivo , e tutt’ora faccio fatica, a capire come potesse un gruppo fatto da esseri umani creare qualcosa di così celestiale. Quando è arrivato il momento della lap steel e Gilmour dopo alcuni secondi ha superato con lo Slide I 22 tasti standard della chitarra mi ha trafitto in 2 il cuore. Più quelle note erano acute più mi toccavano. Non sapevo nemmeno cos’era una Lap Steel pensavo fosse una semplice chitarra elettrica o qualcosa di simile con qualche trucchetto inserito. Mio padre mi diceva detto che Gilmour era unico, il migliore. Penso ogni chitarrista più o meno pensi questa cosa di lui.
Comfortably numb – Pink Floyd
Penso che questo brano ,insieme a tutto l’album ”The Wall”, debba essere scritto nei libri di storia e studiato in tutte le scuole. Comfortably numb ha significato tantissimo per me semplicemente perchè questo brano è il riassunto perfetto di ciò che per me significa saper fare musica. Lasciamo I tecnicismi ad altri e quella che io chiamo l’agonistica musicale ai fenomeni, perchè quì ciò che per me spicca davvero è semplicemente l’unicità e la genialità di questo capolavoro. Il capolavoro che nasce dai mille litigi interni di questa band. Si perchè tante volte a far nascere brani di questo livello sono gli scontri e la rabbia. Gilmour e Waters vennero quasi alle mani per imporsi sull’arrangiamento del brano. Waters pretendeva un brano orchestrale mentre Gilmour lottava per un brano più rock e chitarristico. Risultato? Si miscelò il tutto e nacque a parer mio il brano perfetto. L’orchestra mi ha sempre emozionato poichè ha dei movimenti cupi e malinconici nelle strofe dove gli archi e I Corni si intersecano con I suoni spettrali creati da uno slide in stile Gilmour fino all’apertura in maggiore e più movimentata nel ritornello. Altro punto fondamentale del brano e che richiede attenzione a mio parere è la bellezza del solo finale. Per me è la punta di diamante nella musica mondiale. Il solo è struggente e freddo allo stesso tempo e mi ha sempre dato l’idea visiva di osservare una lama tagliare la carne del protagonista di ”Pink” protagonista di questo meraviglioso Album. Ogni versione live di questo brano ha la sua bellezza ed originalità e Gilmour in particolare ,con I suoi suoni unici ed il suo tocco inimitabile, ha sempre reso onore a questo capolavoro. Grazie a questo brano ho imbracciato per primo la chitarra elettrica e non ha caso è stato il primo brano che ho cercato di emulare stilisticamente e solisticamente.
