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Interviste

Miracolosamente Illesi: intervista ai TONNO

Attesissimo o no e anche se non è più il periodo migliore per la pesca, è il momento del ritorno dei Tonno, la band toscana tra le più interessanti del nuovo panorama underground italiano, quattro freak che nuotano nei mari dell’alternative-rock, low-fi, cyber punk e noise pop.

E’ uscito il 18 novembre in versione digitale il loro nuovo album “MIRACOLOSAMENTE ILLESI”, disponibile in versione fisica e vinile (con 3 ghost track) dal 9 dicembre. Un disco, prodotto da Tommaso Colliva, che contiene 8 canzoni nate da tanti momenti diversi, tra pandemia, guerre, cambi di lavoro, traslochi e relazioni che finiscono e che vuole raccontare che, nonostante tutto, se ne può uscire in piedi, o meglio, “miracolosamente illesi”.

Come nasce questo disco e come mai avete scelto il titolo “Miracolosamente Illesi”?
Sia come band che come amici ci siamo trovati sballottati in varie direzioni e la musica è stata ed è un appiglio e la nostra possibilità di trasformare il caos della vita di ogni giorno in qualcosa che ha un senso. Crescendo ci sembra sempre che tutto vada ogni giorno un po più a puttane o verso il grigio e la routine, essere consapevoli di quali sono le proprie passioni ci sembra l’unica cosa che può “miracolosamente” salvarci. 

Qual è la traccia a cui siete più legati o che rappresenta meglio lo spirito del disco?
Sicuramente se una persona potesse ascoltare solo una canzone del disco gli chiederemmo di ascoltare “Non lasciarmi andare”: racchiude molto di quello che siamo stati, la nostra scrittura per immagini e i mantra ripetuti all’infinito, ma gli fa fare un passo in più verso il desiderio di raccontare qualcosa che ci accomuna tutti. Questo è una buona sintesi dell’album.

Avete scelto di utilizzare l’Intelligenza Artificiale per realizzare la cover, raccontateci un po’ com’è andata.
Tonno è sempre stato un progetto di “non solo musica”. Per questo disco ci piaceva l’idea di confrontarci con qualcos’altro ancora, di assolutamente inedito, e abbiamo deciso di usare l’inteligenza artificiale. Viene vista da tanti come “la fine dell’arte” o la grande liberazione di chi non sa fare un cazzo. Noi crediamo che sia un mezzo come un altro con cui confrontarsi e che di sicuro non si può ignorare ma bisogna capire per imparare a sfruttarlo ed espandere il proprio linguaggio. Il processo iterativo usato per realizzare la cover è anche una bella metafora della nostra scrittura, fatta di ripetizioni e ripetizioni in cui si selezionano dei dettagli e se ne scartano altri alla ricerca di un senso complessivo mai del tutto controllato. 

Com’è stato lavorare con Tommaso Colliva che ha prodotto il disco?
Lavorare con Tommaso Colliva è stato come affrontare la preparazione per un viaggio spaziale ed essere pronti al lancio in pochissimo tempo. Abbiamo lavorato al disco per pochi giorni in fase di registrazione e produzione, ogni scelta veniva fatta ragionando sulle cose senza perdere tempo, mantenendo la spontaneità originale ma curando i dettagli al massimo. A livello di scelta dei suoni e strumenti utilizzati ci siamo affidati a lui e insieme abbiamo raggiunto la pasta sonora che desideravamo per questo disco e che strizza l’occhio a produzioni internazionali senza perdere di vista da dove veniamo. 

Il singolo che anticipa il disco si chiama “Non lasciarmi andare”. Come vivete la paura di essere abbandonati e quali sono secondo voi le cose che si possono fare e non si devono fare per non essere lasciati andare da qualcuno a cui teniamo?
Per noi la sfumatura del testo che più ci interessa e allo stesso tempo ci spaventa è che dovremo essere lasciati andare, nonostante nessuno lo voglia. E’ qualcosa di inevitabile e con cui bisogna fare i conti. E’ una canzone che trova il suo contrappeso nel disco con “preghiera” in cui cantiamo invece “troverò la forza per lasciarti andare”. Sono due estremità fra le quali oscilliamo ogni giorno, la sensazione di non farcela e quella di esserne alla fine in grado. 

È un disco molto “suonato”, raccontateci il vostro mondo sonoro, le vostre chitarre noise e il basso mega distorto.
Avevamo molte canzoni a metà strada, abbiamo portato avanti quelle che ci sembravano completare questo racconto in tutte le sue sfumature. A livello di sound ci tenevamo che il disco suonasse in qualche modo “classic”, rinunciando un po’alla nostra passione per il low-fi per creare un accompagnamento strumentale che calzasse sulla scrittura più “seria” dei pezzi. 

Come nascono le vostre canzoni considerando che il progetto Tonno è un progetto di “non solo musica” ma che mischia diversi linguaggi passando dal disegno lo-fi, alla CGI, all’animazione?
I nostri pezzi hanno vari punti di partenza ma nel tempo ci siamo accorti di alcuni comportamenti ricorrenti: spesso c’è un nucleo che è una frase, che magari “scrivo” nelle note del telefono quando torno da lavoro, che è come il DNA della canzone. Questo DNA per diventare una canzone deve essere coltivato e nutrito in sala prove da una jam session disordinata e a volumi alti, così riesco a “freestylare” delle strofe senza preoccuparmi troppo di dare un senso esatto alle cose ma piuttosto andando a caccia di melodie e suoni. Quando poi facciamo pausa, si beve una birra ascoltando le rec, proviamo a capire cosa c’è di buono – sia di musica che di testo – che possiamo portare avanti. Quello di cui parla la canzone davvero è l’ultima cosa che capiamo ed è più una scoperta che una invenzione. Ci tenevamo anche a conservare nel disco la voglia di suonare per il gusto di farlo: è disseminato di jam session, assoli, divagazioni e deviazioni, strutture non ortodosse, ripetizioni ossessive e flussi di coscienza. Allo stesso tempo abbiamo cercato di renderlo un disco in cui ogni canzone è un po un mondo sonoro a sè, come se fossero tante tracce 1 di ipotetici 8 dischi.

Parlate di “disagio” in questo disco, quali sono per voi i disagi che vivono i ragazzi della vostra generazione?
Credo che crescendo il disagio che tutti affrontano sia un clash fra il mondo che immaginavamo e che ci è stato raccontato e quello che ci siamo trovati fra le mani, le limitate possibilità che abbiamo e che sembrano ridursi ogni giorno. La perdita di senso e interesse per le cose che ne consegue, l’apatia. Poi ognuno di noi ha la propria sensibilità quindi si vive determinate cose in un modo o in un altro ma di base abbiamo tutti qualcosa che ci turba, il punto è provare a convertire queste sensazioni in un forza che ci  spinge avanti senza rimanere bloccati nello stesso pensiero. Anche perché tra qualche giorno, settimana mese o anno comunque saremo cambiati, proprio perché il mondo e il tempo ci cambiano inevitabilmente anche se non lo vogliamo. 

Qual è il “lieto fine”, fil-rouge del disco, che vi augurate per voi e per chi vi ascolta?
Di trovare il tempo e la forza di ascoltare sè stessi per capire cosa davvero li fa stare bene se non hanno avuto la fortuna di poterlo fare fino ad ora. Già capire cosa si vuole è un bel passo per dare una direzione al percorso di ogni giorno ( no, nemmeno noi l’abbiamo capito bene ). 

TONNO – MIRACOLOSAMENTE IN TOUR
17.11.22 – Circolo Magnolia – Milano
19.11.22 – Glue – Firenze
29.11.22 – Locomotiv – Bologna
10.12.22 – Capanno Blackout – Prato
14.01.23 – 8Bit Art Lab – Montelupo Fiorentino

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