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Interviste

La prima volta di 1DAN: intervista allo skater boy con il synth

Il primo ascolto è sempre un trattato sull’incertezza, una filippica sul dubbio, una ricerca sul vago. È come un sassolino lanciato in un pozzo scuro, non sai mai quando e quanto forte ti risponderà l’eco. Eco che, Treccani docet, risponde alla definizione di “fenomeno acustico per il quale un suono, riflettendosi contro un ostacolo, torna ad essere udito nel punto in cui è stato emesso”. Ostacolo tipo pubblico, riflesso tipo critica, fenomeno acustico tipo il primo singolo. Il “punto in cui è stato emesso”, ovviamente, è Antonio in arte 1DAN, avellinese d’origine e milanese d’adozione, che in attesa dunque di capire la portata del proprio eco ha risposto ad alcune nostre domande.

L’artista, che il concetto numerico se lo porta pure nel nome d’arte, dopo anni di palestra su Soundcloud ci prova con un brano uscito l’8 Novembre interessante per intenti e struttura, un qualcosa che pur non rappresentando una novità stilistica cresce su di un terreno non ancora troppo battuto dalla scena musicale italiana, proponendo un tema quindi senza dubbio interessante.

Il titolo del nuovo singolo “Super” campeggia in parte “negativizzato” su di un artwork futuristico, un alone lunare fotografato dallo stesso artista anni prima e che sembra rispecchiare l’emotività della traccia.

Che è elegante, sofisticata, terreno fertile per una voce sinuosa che danza con leziosi battiti di synth.

1DAN, la prima cosa che voglio chiederti è se la Luna, con la sua misteriosa eleganza, può essere metafora della tua idea musicale.
Sono sempre stato attratto dal cielo, credo sia una delle cose più belle nelle quali perdersi, che sia giorno o notte. Uno dei primi pezzi che ho scritto da ragazzino si chiamava “Changing As The Sky” ed era dedicato a una ragazza a cui avevo dato il nome di Altair, una delle stelle più luminose del firmamento. Quindi si, per me qualunque cosa sia sopra la mia testa è fonte d’ispirazione, tranne i piccioni.

Pare futuristica, ma in realtà l’oggetto dell’artwork proviene da una tua vecchia fotografia: c’è analogia con questo episodio per quanto riguarda la tua canzone? Il pezzo è rimasto chiuso nel cassetto per tanto tempo?
Da almeno 2 anni, con lo pseudonimo di 1DAN, ho registrato canzoni che poi ho caricato su Soundcloud. Ne pubblicavo circa una ogni due settimane, solo perché mi andava di farlo, non avevo alcuna velleità. Sono stati i miei amici a supportarmi, sono stati loro a credere per primi nel progetto e a convincermi a impegnarmi seriamente (Fede & Marco vvb). Nello specifico ho scritto “Super” nell’Agosto del 2018 e l’ho ascoltata talmente tante volte che per me rilasciare il pezzo è stato un vero sollievo.

Al primo ascolto, le vibranti contaminazioni digitali sembrano suggerire stilistiche musicali già incontrate in artisti come Ceri o il Cosmo di “Disordine”: quali sono i tuoi riferimenti musicali contemporanei?
Conosco bene i lavori di Cosmo e Ceri e stimo molto entrambi gli artisti. Quando scrivo, però, sono da solo (sempre), quindi cerco di seguire il flusso creativo e basta. Principalmente ascolto musica straniera, ma non mi piace seguire dei generi musicali in particolare, se un pezzo mi piace, lo piazzo in una delle mie playlist Spotify e stop. Mi piace molto approfondire tutto il lavoro dietro un’artista: le produzioni, la comunicazione, gli artwork e i video, quindi vado in fissa facilmente con progetti curati bene in ogni loro aspetto. Ultimamente mi gasa molto 6LACK, i BROCKHAMPTON, ¿Téo? e The 1975, mentre in Italia mi piace scovare realtà più piccole, come Irbis 37.

E invece in generale, con che musica sei cresciuto?
Avete presente il classico “Io ascolto questo, tutto il resto fa schifo”? Ecco una decina di anni fa ero un punk/emo kid che andava in skate e faceva finta di odiare tutto/i. Fortunatamente continuo ad andare in skate, ma adesso voglio bene a tutti (o quasi).

Ritornando sulla contemporaneità, nel testo di questa tua nuova canzone sono molteplici i riferimenti allo slang attuale e a piccoli giochi di parole: mi sembra un’esperienza di scrittura molto vivida ed istintiva. Sei d’accordo?
Sono un fan dell’aspetto comunicativo dei trapper italiani, credo che il loro modo di parlare, seppur preso dal mondo americano, sia mega divertente e coinvolgente. Tutte le cit. o semicit. del testo sono ovviamente ironiche, ma sognavo di poter dire anche io quelle stesse frasi in un pezzo e ho trovato il modo meno arrogante possibile di farlo. Per il resto mi piace “flexare” e chi mi conosce lo sa, quindi non sono cose dette totalmente a caso.

A proposito dell’aspetto compositivo: come nutri la tua creatività?
Vorrei poter essere almeno ¼ di James Blake. Ho iniziato da qualche anno a scrivere canzoni sul PC, per me è un mondo nuovo e incredibilmente complesso. Ogni pezzo che scrivo è una nuova sfida e cerco sempre di smanettare con nuovi effetti e suoni. Fortunatamente ho la convinzione che un pezzo debba nascere da un vissuto, che sia una storia andata male o un viaggio in California, quindi cerco di estrapolare dalla mia stessa vita la capacità e la voglia di fare nuova musica.

Ultimamente la città di Milano si sta ergendo a vero e proprio contrafforte della cosiddetta musica indie, sfornando artisti ed eventi di sempre maggiore qualità. Tu che abiti nel capoluogo meneghino, ci puoi dire come si vive la musica all’ombra della madonnina?
Sono originario di Avellino, una realtà troppo piccola per emergere musicalmente. Per esigenze lavorative adesso vivo qui a Milano, città che ho sempre amato e continuo ad amare per la sua dinamicità artistica e culturale. Qui ci sono tantissimi concerti, anche più di uno nello stesso giorno, tanto che a volte rimango a casa per l’indecisione. Milano è un paradiso musicale, inoltre ci sono moltissimi artisti che ci vivono, quindi lo scambio reciproco è inevitabile e stimolante.

Domanda secca: la tua musica è più Piazza Gae Aulenti o Colonne di San Lorenzo?
Piazza Gae Aulenti, però di sera, con poca gente e le luci dei grattacieli che illuminano la strada.

Ad un certo punto in “Super” dici “non siamo indie ma indipendenti”: è una dichiarazione di intenti musicale?
Già ho detto quanto non sia un fan delle etichette, trovo che tolgano l’essenza alla musica stessa. La gente dissa la trap per l’autotune o l’indie per i testi “senza senso”, ma poi in cameretta si spara Sfera e Calcutta, quindi tutto questo targettizzare non ha poi tanto senso. Detto ciò non mi reputo indie o trap, ma Calcutta e Sfera me li ascolto volentieri in cameretta. Tutto chiaro, no?

Ultima curiosità: com’è composto il tuo team di produzione? Avevi già tutto in testa o la collaborazione tra le varie parti ha svezzato un qualcosa che non aveva ancora preso forma?
Non avevo nulla in testa, soltanto idee vaghe di come si potesse sviluppare il progetto. Adesso, invece, grazie a Geo, la mia manager, ho conosciuto Giacomo, Olmo & Marco (videomaker già noti per aver seguito lato video i progetti di Tananai, Viito e altri, ndr) con i quali ho girato il video di “Super” e il team si sta espandendo lentamente. Continuo però a produrre i pezzi da solo, sono molto a mio agio in questa dimensione da cameretta buia, tastiera e PC, ma in futuro chissà.

Bonus track: il tuo baffo è più agente Javier Peña di Narcos o Thomas Magnum di Magnum P.I.?
Questa domanda mi fa molto ridere perché quando sfoggio qualche camicia vintage a lavoro mi chiamano “Magnum P.I.”, quindi decisamente vada per Tommy Magnum.

xAlessandro Tarasco

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