Simone Reo, meglio conosciuto come Mose, ha solo 23 anni, ma già conta 100 000 iscritti e 6 milioni di visualizzazioni sul suo canale YouTube, per non parlare delle migliaia di likes su Facebook e followers su Instagram. Con il web nasce, con il web continua quindi a crescere, ma (come scoprirete dall’intervista) dal web pian piano si allontana il progetto musicale del cantante milanese, approdato anche nella scuola di Amici nel 2017, per il suo desiderio costante di crescita e miglioramento.
Simone è socievole, sorridente e spigliato, ma dai suoi testi capiamo quanto poi sia simile a noi, con le sue paure, la sua sensibilità, le sue delusioni, le sue passioni e le sue complicate storie d’amore. Mose ci ha parlato del suo percorso: da dove è partito, come è cambiato e dove vuole arrivare e noi siamo molto felici di poter farvi leggere cosa ci ha raccontato.
Con migliaia di iscritti su YouTube, likes su Facebook e followers su Instagram forse non avrai bisogno di presentazioni, ma noi te lo chiediamo lo stesso: chi è Mose?
Mose è semplicemente il lato coraggioso di Simone. È il veleno e la cura per Simone. Mose è il nome che ho scelto di dare al lato della mia personalità che ha il coraggio di esprimere e condividere le mie paure e debolezze.
Perché su Spotify “Mose non esiste”, se invece Mose esiste, scrive, canta e fa tante altre belle cose?
In parte ho già risposto nella prima domanda (ride). In realtà, quando dico che Mose non esiste, è perché non è una persona, ma una figura concettualmente astratta. Simone è la persona fisica, non c’è nessun personaggio dietro la mia musica.
Sei nella Playlist hip hop su Spotify, in molti ti definiscono rapper, ma nelle tue canzoni c’è una notevole influenza pop. Qual è per te il genere che credi si addica di più a quello che fai?
Secondo me non c’è bisogno di soffermarsi sul genere a cui appartengo, non mi piace etichettarmi. Ho un’identità precisa sulla parte autorale, ho un mio modo di scrivere e di interpretare le parole. La mia musica è tanto emozione e stati d’animo, a prescindere che si classifichi poi come rap o pop.
Sappiamo tutti della partecipazione ad una delle scorse edizioni di Amici.
Qual è stato il motivo che ti ha spinto a intraprendere quel percorso? E cosa ti aspettavi dal Talent?
Ho partecipato ad “Amici” e mi sentivo pronto per farlo, anche se in realtà è stato molto difficile. È stata una montagna russa di emozioni. Comunque mi ha fatto bene, sono cresciuto molto: non rinnego nulla, mi aiutato e mi ha aperto le porte al grande pubblico.
Le tue prime canzoni, però, hanno spopolato sul web e, più in particolare, sui social. Qual è ad oggi il tuo rapporto con i vari social?
Il mio rapporto con i social è cambiato moltissimo, prima ci stavo dietro tanto: forse ero più concentrato sui social che sulla musica. Ad oggi, voglio usare i social solo per comunicare nuovi pezzi, nuove uscite e nuovi live. Sono molto riservato sulla mia vita personale, non ho molta voglia di condividere qualsiasi cosa faccio.
Come dicono J-Ax e Fedez: “è più importante condividere che vivere”: io ho scelto di vivere e di raccontare ciò che vivo nelle canzoni, e non su Instagram.
Quindi, visto che conosci entrambe le realtà, cosa consiglieresti a chi ha la passione per la musica e vuole farsi conoscere: iniziare da un talent show o sul web e per quale ragione?
Non saprei dare un consiglio, o dire quello che è giusto o sbagliato, ma sicuramente la prima cosa da fare è credere in quello che si fa e avere fame.
“non sei l’unico ad urlare al mondo di aver paura”, ma di sicuro hai avuto più coraggio di tanti altri per scrivere e pubblicare “Ho paura”, testo pieno di timori e debolezze che ammetti di avere. Qual è stato il momento in cui hai deciso di aprirti così tanto?
Quando ho scritto “Ho paura” ero in un momento molto difficile. È stata una cura. La paura è un sentimento universale, come l’amore, e forse proprio per questo motivo molti ragazzi si sono rispecchiati in ciò che cantavo.
Ecco, sono l’amore e il dolore ad accomunarci tutti: due temi molto ricorrenti nelle tue canzoni. Ho letto tantissimi commenti su YouTube di ragazze e ragazzi che si rispecchiano totalmente in quello che scrivi: come ti fa sentire questa cosa?
Mi fa sentire meno solo. Sono felice che le persone abbraccino così le mie emozioni, siamo tutti esseri umani e, anche se in maniera diversa, viviamo le stesse emozioni. Mi sento molto rassicurato quando qualcuno mi dice che ho descritto la situazione che sta vivendo, penso “menomale, non sono l’unico!”.
Anche il libro-diario “Ti capisco e te lo dico sottovoce” ha avuto successo. È nato come alternativa alle canzoni o come una loro “spiegazione”?
Il libro-diario è nato per caso: Fabbri mi ha contattato dicendomi che gli piaceva molto il modo in cui scrivevo, e mi hanno proposto di scrivere un libro. Io mi ci sono buttato e ho scoperto una chiave alternativa per condividere pensieri e emozioni.
Ultima domanda: quali sono i piani di Mose per il futuro?
I miei progetti per il futuro sono principalmente due: far uscire il mio primo disco ufficiale ed iniziare a cantare dal vivo.
Marika Falcone
