Erano anni che volevo intervistare Wrongonyou, da quando nel 2016 ha fatto uscire “The Mountain Man”, EP che mi ha fatto scoprire quel ragazzone alto 1 metro e 92 che, con in mano una chitarra all’apparenza troppo piccola per lui, ha portato in Italia una ventata di folk americano. Adesso quel ragazzo è cresciuto, ha suonato live in giro per il mondo, ha fatto anche cinema e non contento ha partecipato a Sanremo Giovani superando una lunga selezione e portandosi a casa l’ambitissimo premio della critica Mia Martini. Qualche giorno fa sono riuscita a sentirlo al telefono e a fare quattro chiacchiere su “Sono Io”, il suo ultimo lavoro in studio, il più intimo, in cui si mette a nudo, e su come ha scoperto una nuova maturità nel tornare bambini!
Ciao Marco, la mia prima domanda è molto semplice, come stai? Dev’essere un periodo unico per te: in piena promozione senza poter suonare in giro, com’è?
Andrebbe bene se non fosse che non dormo più e ho la schiena a pezzi… cambio letto ogni tre per due!
A parte gli scherzi, va bene ma non ti nascondo che è un po’ frustrante, sono pieno di adrenalina e non la posso sfogare suonando in giro, inoltre è che ad un anno di distanza siamo allo stesso punto di prima: io ad esempio l’anno scorso stavo scrivendo il disco, è passato un anno, il disco è fuori e siamo ancora qui, chi se lo aspettava?! C’è un po’ di malinconia a riguardo, ma alla fine va bene così, se ci muoviamo adesso facciamo ancora più danni.
Tolto questo va super bene, sono contento di come stanno andando le cose!
Il 12 Marzo è uscito il quarto lavoro in studio “Sono Io” ok, ma chi è Wrongonyou nel 2021?
Allora già che mi dici che stiamo al quarto lavoro in studio mi prende un peso di vecchiaia che non te lo dico!
Il Wrongonyou del 2021 è soprattutto Marco.
A differenza del passato c’è molto più Marco di Wrononyou in questo disco. L’ho scritto in quarantena sai, e ho approfittato di quella solitudine per guardami dentro e allo specchio, senza fretta, senza quella frenesia che nella quotidianità pre pandemia ci attanagliava e ne ho approfittato per migliorarmi sia fisicamente che interiormente. E’ stato terapeutico per me fare questo disco, è stato necessario per capirmi meglio, buttare fuori in musica tutto quello che avevo dentro. Mi sono reso conto di quanto sia importante valorizzarci come individui, ma non con egoismo, bensì con amor proprio.
E il Marco di oggi come si sente rispetto a quello del passato?
Molto più libero! Mi sono reso conto che in passato c’era molta più autosabotazione da parte mia che mi ha portato tanti dubbi e tanta paura di espormi e fare cose. Ora invece mi voglio più bene e mi sento molto più deciso, più concentrato. Nel mio pezzo “Prima che mi perda ancora” lo dico proprio: prima di agire d’impulso è importante ragionare un secondo e muoversi di conseguenza, in maniera adulta.
A confronto i due Marco sono molto diversi e quello di oggi è molto più maturo, quasi come se avessi recuperato una crescita che non c’è stata prima. Ho trovato uno spunto per crescere, ho cercato di trarre il meglio che ho potuto da questo lockdown e mi sento soddisfatto.
E ora stai scrivendo qualcosa? In questo periodo in cui gli spunti di vita sono un po’ pochi, da cosa prendi ispirazione?
Dalla fantasia, la sola cosa rimasta! Mi sono concentrato e ho cercato di tornare ad essere un po’ bambino.
Sai, quando c’è quel delicato passaggio dall’infanzia all’adolescenza purtroppo si perdono la spensieratezza e la fantasia così attiva e vivace unica dei bambini e subentrano invece il pudore e la vergogna. Mo’ ti cito pure Gesù quando dice agli apostoli di “tornare come i bambini” e alludeva proprio a quella libertà che ha il ragazzino di esprimersi in totale sincerità e senza filtri, cosa difficilissima per un adulto che viene traviato dalla vita, dalle litigate, dalle delusioni amorose e così via. Crescendo intorno al cuore si forma un’armatura che piuttosto che difendere chiude, ma se quella stessa armatura diventasse invece una difesa per sentirsi più sicuri ci sarebbe lo spazio per respirare ed esprimersi ed il gioco è fatto.
Ciò che sto cercando di fare ora è di riaprire quest’armatura e fare uscire un po’ di luce.
Il disco ha sempre una tua impronta forte, ma riesce ad essere diverso da quello prima, che a sua volta era molto diverso dal precedente, com’è stata la scrittura e la produzione in questo caso?
La scrittura è stata una cosa che è uscita in modo spontaneo, la sola presa di coscienza forte è stata il voler parlare di me per mettere da parte quel pudore di cui parlavo prima.
Per quanto riguarda la produzione ho voluto avvicinarmi ai miei primi lavori: ho fatto una sorta di passo indietro per prendere la rincorsa e fare un salto avanti. Ho preso il Wrongonyou di “The Mountain Man” cercando di sperimentare con più chitarre e meno sintetizzatori, ma la cosa più importante è stata concentrarmi su tutto ciò che piacesse a me senza farmi condizionare dal music business. Ho voluto fare un disco che ascolterei mille volte.
E qual’è il brano al quale sei più legato?
“Sono Io”, la prima. E’ l’unica dell’album che non ho scritto durante il lockdown, ma due anni fa. E’ stato il primo brano che ho scritto in italiano e non avevo mai fatto uscire perché era troppo intima, ero troppo a nudo e non avevo ancora la presa di coscienza che ho avuto poi.

Com’è nata poi la necessità di mostrarti in questa maniera diretta al pubblico? Proprio da questa presa di coscienza?
La presa di coscienza in realtà è stata più il capire che le canzoni reali, che partono dal cuore, sono quelle che arrivano di più e io volevo arrivare e comunicare chi fossi in questo disco, volevo fare un disco sincero. Quello era l’importante… poi potevo pure parlà della Roma!
Invece Lezioni di Volo, il brano con cui sei andato a Sanremo Giovani, contro le aspettative non ha vinto ed è arrivato quarto… quanto ti è dispiaciuto veramente?
Mah, mi è dispiaciuto più deludere chi ci credeva più di me: pensa che su twitter un minuto dopo che mi hanno proclamato quarto è scattata la rivoluzione e l’hashtag Wrongonyou è diventato 11 in tendenze del mondo! Era tutta gente che aveva scritto”com’è possibile?!”.
Però devo essere sincero la cosa a cui ambivo più di tutte era il premio della critica Mia Martini che ho vinto.
Senti ma che ne pensi di tutte queste definizioni che ti danno? Prima il Bon Iver italiano, adesso l’Ed Sheeran…
Beh ma mi definiscono il nuovo Ed Sheeran semplicemente perché è più conosciuto di Bon Iver!
E’ un qualcosa con cui combatto da tempo; mi ci riconoscono perché sono il pischelletto che fa folk con la chitarra acustica, ma siamo un po’ lontani. Sono due artisti che mi piacciono un sacco comunque! Tra l’altro a causa di questo paragone con Bon Iver ho cambiato titolo a un mio brano inizialmente chiamato Voce. Ho pensato: “mo’ tutti diranno che è un pezzo alla Bon Iver, ecco il Bon Iver Italiano… sai che c’è!? Anticipo le critiche o le comparazioni del pezzo e lo chiamo direttamente così e glielo dedico”.
Hai fatto benissimo! A questo punto non posso non chiederti uno spoiler sul prossimo singolo…
Guarda è una canzone che uscirà tra non molto ed è un apprezzamento alla solitudine, al trascorrere del tempo soli. Nel mio immaginario sono affezionato alla figura dell’orso, di cui ho anche un tatuaggio, e la caratteristica che ho sempre invidiato a questo animale è proprio il saper stare solo. Ecco, prima di questa fase di maturazione era una cosa che proprio non riuscivo a fare, invece adesso crescendo ho imparato a stare bene anche solo con me stesso.
Questo singolo però non è incluso nell’album ma è un brano a sé stante.
E in questi momenti di solitudine stai sentendo qualcosa di nuovo?
Ma lo sai che non sto ascoltando per niente musica in questo periodo!? Ho il cervello totalmente in pappa come conseguenza a tutta la promozione che sto facendo, che non riesco a sentire nulla neanche come sottofondo! Giusto oggi sono riuscito a sentire il nuovo singolo dei Brockhampton che aspettavo. Però non mi sto concentrando troppo sulla musica, ho bisogno di aria mentale ho le giornate piene.
Sono uscite le date del tour… la prima cosa che ti viene in mente!
Ahahha Speranza! E non il rapper!
Intervista di Sarah Zuloeta
