In occasione dell’uscita dell’EP “Ex – Demo Fatta In Casa” abbiamo fatto quattro chiacchiere con i BLOOP, indie-rock band milanese.
Quattro brani rock-cantautorali che hanno radici lontane, immortalate in una demo del 2016, registrata, editata e mixata totalmente in casa, e da cui deriva per l’appunto il titolo.
Ciao ragazzi, il vostro nuovo EP “Ex – Demo Fatta In Casa” è stato pensato già nel 2016. Come mai avete deciso di pubblicarlo ora?
Ciao ragazzi! In realtà è una cosa che avremmo voluto fare ben prima ma abbiamo avuto qualche rallentamento. La demo del 2016 era di nome e di fatto un lavoro fatto in casa per avere del materiale da far ascoltare, dopo di che c’è voluto il tempo per capire come avremmo voluto pubblicare un primo lavoro e cercare i partner giusti per registrare i pezzi in modo professionale e pubblicarli in modo credibile. Nel frattempo abbiamo avuto modo di lavorare a nuovi brani e suonare dal vivo e, quando finalmente abbiamo trovato lo studio di registrazione in linea con quanto cercavamo, abbiamo scelto di registrare il materiale più recente, pubblicato poi in “Schiacciatempo” nel 2020. É in ogni caso rimasto l’obbiettivo di “restaurare” e pubblicare anche i primi pezzi della demo fatta in casa e ci è sembrato la maniera migliore di sfruttare il periodo di lockdown. Incredibile tra l’altro che la copertina del 2016 rappresentasse proprio un impasto casalingo, uno dei grandi protagonisti di quei mesi!
Il lockdown sembra avervi dato nuovi stimoli creativi. Come siete riusciti a superarlo come gruppo?
Si, abbiamo reagito bene al primo lockdown. Eravamo in piena campagna promozionale di “Schiacciatempo”, purtroppo è saltato tutto ciò che era da farsi dal vivo ma ci siamo tenuti impegnati con interviste e video “covid-live”, in cui ognuno suona dalla propria cameretta nel proprio quadratino di schermo. Ci siamo sentiti tutte le settimane e appena è stato possibile abbiamo ripreso le prove in casa con batteria elettronica e mini-impianto, raccogliendo qualche nuovo spunto che ora stiamo sviluppando in saletta. In quel periodo abbiamo anche deciso di sfruttare le prime riaperture per sistemare finalmente la vecchia demo, sperando in una seconda pubblicazione senza restrizioni. Fortunatamente nel periodo della seconda ondata avevamo già terminato le registrazioni e il missaggio in studio e, dopo un primo momento di stop da sconforto, abbiamo potuto quantomeno finalizzare il mastering e programmare la pubblicazione dell’EP a distanza.
Delle 4 tracce che compongono l’EP, qual è quella che secondo voi vi rappresenta di più? E perchè?
Bah, trovarne una è difficile anche solo su quattro. Diciamo che “Anni di piombo” e “Zitto” forse sono i due estremi dello spettro di colori a disposizione, di conseguenza direi “Margherite sulle rocce” o “Due”. In maniera piuttosto paracula, dato che sotto si parla di “Due”, qui parliamo di “Margherite”! Nella sua semplicità, è sempre stata quella che colpisce di più ed è stata la prima che abbiamo arrangiato insieme e la prima su cui abbiamo puntato. Se non fosse stato per cavilli sui diritti editoriali, l’avremmo pubblicata già nel 2017 con Rock Targato Italia. C’è la parte più intima, la mal sopportazione verso il conformismo che tutto invade e pervade, contesti alternativi inclusi, e una luuunga e ricca coda strumentale, piena di arpeggini.
Come raccontereste la vostra musica a qualcuno che non vi ha ancora ascoltati?
Facciamo canzoni di stampo probabilmente misto tra il rock e il cantautoriale, con testi in italiano, che poi vengono arrangiate strattonandole dai nostri quattro angoli di influenze piuttosto diverse tra loro. (Questa è la stronzata del giorno, spero vi sia piaciuta! 😊). È sicuramente una delle domande più difficili a cui rispondere, per chiunque cerchi oggi di fare musica raccontando elementi di vita personali, o comunque di vita vissuta, e portarli in note lavorando su equilibri compositivi e di narrazione sincera e non costruita al tavolo.
Il vostro ultimo singolo “Due” parla delle relazioni, non per forza d’amore, tra due persone. Com’è nato questo brano?
Le canzoni dei nostri primi due EP, perlomeno per quanto riguarda la struttura base di testo e musica, nascono dalla collaborazione in misura variabile tra me e Alessandro, con cui abbiamo fondato il gruppo. Da questo punto di vista, “Due” è sicuramente il punto massimo di mescolanza: considerate che inizialmente erano addirittura due canzoni distinte, la parte in maggiore di Ale e quella in minore mia, accomunate solo dal tempo in tre quarti. Quando abbiamo pensato di fonderle insieme, la mia era una parte strumentale, poi ci ho scritto una strofa, quasi un po’ in risposta alle sue, e ognuno cantava la propria parte. Era proprio “due” in tutto e per tutto: musica, testi, cantanti, punti di vista e solo in ultimo il titolo.
Come band sembra che avete un approccio molto “do it yourself”: è una necessità o una scelta?
Se ti riferisci al sapore un po’ artigianale dell’EP, sicuramente ha inciso la nostra scelta di tenere le batterie originali del 2016, registrate autonomamente da Gabriele nel suo studio casalingo. Oltre ad essere l’unica cosa “salvabile” a detta del fonico, era anche l’unico modo di mantenere intatta la fotografia dei pezzi in quegli anni, a cui siamo molto affezionati. Come raccontiamo spesso, i nostri batteristi puntualmente si trasferiscono all’estero subito dopo aver registrato…
Se invece ti riferisci all’autoproduzione, un po’ tutte e due le cose. Di base c’è e ci sarà sempre il nostro fare di testa nostra, ma non siamo assolutamente chiusi a collaborare con altre figure, etichette, produttori e chiunque possa contribuire al nostro lavoro migliorandolo, anzi. Certo, dobbiamo avere la stessa idea sul “migliorandolo”. 😊
Quali sono i vostri progetti per i prossimi mesi?
Spero non sia osare troppo dire che ci piacerebbe tanto suonare dal vivo dopo l’uscita della “Ex – Demo Fatta In Casa”. Per ovvie ragioni, non abbiamo mai avuto occasione di farlo dopo l’uscita di “Schiacciatempo”, però unendo i due EP potremmo far finta di presentare un album “intero” uscito in due parti, anche perché per noi è come se lo fosse. Stiamo inoltre lavorando su pezzi nuovi, che spero potremo proporre live quanto prima per poi ritornare in studio con un lavoro nuovo.
Il vostro più grande sogno nel cassetto?
Abbiamo pubblicato due EP e facciamo tutti un altro mestiere, anche solo continuare così non sarebbe affatto male.
