Pink Cadillac è l’esordio discografico di GIOIA co-prodotto da Bias (Madame, Sangiovanni), ed è una new entry nel roster di Sugar Music. La cantautrice proviene da un piccolo paesino del vicentino ma con la sua musica è in grado di andare ovunque voglia.
GIOIA si muove fra due mondi: uno in minuscolo, che rappresenta il suo universo privato, umile e caratterizzato dai problemi e dalle gioie di una ragazza di vent’anni, e uno in maiuscolo, caratterizzato da una forte personalità artistica e femminile.
Pink Cadillac è un sogno vivido, una cadillac rosa che viaggia durante la notte finchè il sole non la sorprende mentre ascolta Etta James.
Con questa intervista abbiamo voluto fare un salto su quella cadillac rosa assieme a GIOIA, pronti per un bel viaggio con Etta James in sottofondo?
Ciao GIOIA! Come stai? Il tuo nuovo singolo Pink Cadillac è la tua prima pubblicazione discografica con Sugar Music, come stai vivendo questo periodo?
Ammetto di non essere ancora abituata! La preparazione al lancio del singolo con Sugar è stata qualcosa di nuovo e coinvolgente per me. Mi sono goduta il momento, ora sto già lavorando alle prossime uscite.
Entrare nel roster di una realtà importante come Sugar Music è un passo gigantesco per un artista emergente, ci racconti com’è avvenuto?
È successo tutto per caso: avevo da poco fatto uscire un brano, “Super Quiet”, prodotto e registrato nel mio salotto in quarantena. In un certo senso volevo solo immortalare un momento storico così importante pubblicando un pezzo, non ci avevo dato molto peso e non mi sarei aspettata nulla da ciò. Un giorno, però, il producer Kina (che avevo precedentemente avuto la fortuna di ‘conoscere’ attraverso Instagram) mi scrisse che aveva sentito il brano e gli era piaciuto molto; a mia insaputa suggerì il mio nome a Sugar e il giorno stesso fui contattata.
Hai co-prodotto il singolo assieme a Bias (Madame, Sangiovanni), com’è stato lavorare con lui?
Inizialmente è stato un lavoro da remoto: io avevo prodotto lo scheletro del pezzo, lui ha aggiunto gli elementi aggiuntivi, portando tutto ad un altro livello. Quando finalmente ci siamo trovati a lavorare insieme in studio per finalizzare il tutto c’è stata un’intesa istantanea, mi sono sentita compresa da subito!
In Pink Cadillac descrivi in maniera molto chiara un desiderio, un sogno che rivela il tuo lato più intimo, si parla spesso di sogni onirici e qui la domanda: quello che descrivi è un sogno ricorrente o qualcosa che ti è rimasto impresso tempo fa?
È un modo per evadere la realtà, lo faccio spesso. Pink Cadillac è una storia, è come un mondo a sé. Credo che nulla sia perfetto, perciò ho raccontato della ricerca della perfezione attraverso i sogni e l’immaginazione. Un po’ come se potessero cancellare quelle realtà un po’ dure da accettare.
È risaputo che pensare, parlare e scrivere in lingua straniera genera sensazioni diverse. Ascoltandoti cantare sembra che tu sia totalmente a tuo agio, è stata una scelta oppure il normale sviluppo del tuo essere artista?
Non è stata una scelta, ma una necessità. Da quando sono bambina sono legata alla lingua inglese: ho sempre ascoltato musica americana, ho guardato molti film e letto molti libri. Avendo molti amici americani mi sono abituata velocemente a conversare in modo più aperto in inglese rispetto all’italiano che, invece, in ambito espressivo mi mette a disagio.
Nel testo scrivi di due figure, tu che sei un angelo ribelle e il diavolo che cerca di rovinarti, quale può essere il significato?
Spesso mi piace aggiungere elementi spirituali nei miei testi. Nel caso di Pink Cadillac, essendo una storia piena di contrasti, ho voluto aggiungere le figure dell’angelo e del diavolo.
“Tu pensi che io sia un angelo ribelle”, cioè un viso angelico, ma apparentemente buono.
“Tu sembri il diavolo pronto a rovinarmi, ma ti percepisco in modo divino”, io so che in questa relazione mi distruggerai, ma non mi interessa e continuo a vedere solo i lati belli di te.
La copertina è stata disegnata da te, ritrai te stessa dentro una cadillac rosa, ma come mai proprio una Pink Cadillac?
In realtà inizialmente non c’era un motivo specifico. Scorrendo la timeline di Twitter vidi casualmente un’immagine di una Cadillac rosa e, affascinata, mi fermai ad analizzarla. Dopodiché scrissi in un foglio “Pink Cadillac” e in un paio di ore scrissi un testo partendo da quelle due parole. Più avanti scoprii che Elvis Presley aveva una Cadillac rosa e ciò rese tutto ancora più speciale per me, perché Elvis è stato il mio primo amore, il primo artista che ricordo di aver ascoltato quando avevo circa 6 anni.
Pur essendo esordiente trasmetti personalità, sensualità ma soprattutto identità. Sicuramente tutto ciò proviene dalla forte contaminazione soul e pop, partendo da Etta James – che menzioni in Pink Cadillac – chi sono i tuoi guru musicali?
Ascolto ogni genere musicale, mi piace lasciarmi ispirare da tutto.
Etta James è stata fondamentale per Pink Cadillac perché in quel periodo di scrittura ascoltavo molto il suo album “At Last!”.
In generale sono molto legata agli anni ‘70 e ‘80, Michael Jackson, Sade, David Bowie, Fleetwood Mac. Negli ultimi anni mi sono avvicinata di più alla musica R&B/Soul contemporanea e mi fanno impazzire le fusioni improbabili, ad esempio quella tra Jazz e Hiphop.
di Manuel Di Luca
