In ViaFarini.Work (in via Marco d’Agrate 33, Milano) una settimana di incontri tra il collettivo di musicisti Conserere e artisti esterni, coordinato da Simone Baron (USA) e Camila Nebbia (Argentina): un workshop tradizionale si espande fino alla resa di un lavoro finale sotto forma di concerto.
Per la prima residenza artistica del collettivo sono state selezionate due artiste: Simone Baron (USA) e Camila Nebbia (Argentina). Le residenze saranno entrambe articolate su tre giorni, con un concerto finale la sera del terzo giorno. Ognuna delle due artiste sarà a sua volta parte dell’ensemble durante il periodo di residenza con l’altra.
Abbiamo avuto l’opportunità di parlare con Stefano Grasso del collettivo Conserere, ed ecco cosa ci ha raccontato.
Come nasce il progetto Conserere, e chi ne fa parte?
Conserere nasce a Milano come risposta ad una necessità condivisa tra musicisti e musiciste (soprattutto gravitanti attorno agli ambienti di Scuola Civica e Conservatorio, ma non solo) di avere uno spazio in cui poter praticare musica improvvisata, disciplina che purtroppo spesso in Italia, sia a livello istituzionale che non, viene trattata senza la giusta considerazione e fatica a trovare lo spazio che merita.Ricavato questo spazio-tempo in cui esercitare l’improvvisazione, è sorta in fretta anche la necessità di proporre attività sul territorio volte alla promozione e diffusione della musica improvvisata, proprio a fronte di voler avvicinare nuove persone e creare una scena -sia di musicist* che di pubblico- più stabile e fervida di quanto non sia ad ora. In questo senso teniamo molto al sottotitolo di Conserere, che è “Laboratorio di improvvisazione aperto alla città”.Fanno parte del Collettivo, ad oggi, giovani musicisti e musiciste provenienti da vari percorsi: chi studia nei Conservatori o nelle Accademie di musica, chi studia altro ma ha sempre suonato, chi si approccia alla musica da poco, chi svolge il lavoro del/della musicista a tempo pieno. Quello che accomuna queste persone tuttavia è un’estrema voglia di ascoltare e l’idea che sia possibile creare nuove forme di interazione, artistica o sociale che sia, basate sull’ascolto, la comprensione e il rispetto reciproco.
Come siete entrati in contatto con Simone Baron e Camilla Nebbia (musiciste con cui state condividendo in questa settimana una residenza artistica a Milano)? E come avete capito che erano due artiste adatte a lavorare e suonare con voi?
Siamo entrati in contatto con Simone e Camila poiché uno dei membri del collettivo, Federico, le ha conosciute durante il Banff International Workshop in Jazz & Creative Music, in Canada, coordinato dai musicisti Tyshawn Sorey e Vijay Iyer. Sono entrambe artiste meravigliose, molto in luce nella scena di musica improvvisata e creativa odierna. Lavorano in modi differenti e hanno estetiche differenti, forse quasi complementari. Abbiamo proposto loro se volessero fare un lavoro con noi, dando loro totalmente carta bianca riguardo ai contenuti da portare. Tra gli altri, uno dei motivi per i quali le abbiamo invitate a lavorare con noi è perché abbiamo molta voglia di iniettarci energie nuove e fresche e vogliamo portare in città artiste e artisti che altrimenti sarebbe difficile per noi conoscere, visto che spesso questo genere di musicist* non rientra nei cartelloni di festival o clubs, essendo appunto la musica improvvisata tendenzialmente ignorata. Con le dovute eccezioni, che sono però davvero una minoranza.
Milano è ancora una città accogliente anche per questo genere di iniziative? Quali sono i luoghi che conviene frequentare in tal senso?
Milano è una città accogliente per questo tipo di iniziative sì e no. Non ci sono, ad oggi, molti spazi in cui andare a sentire regolarmente musica improvvisata o di ricerca. Una volta c’erano luoghi come il Moonshine, il Manatì, Casa da Paes, Spazio O, Lume, che purtroppo, per differenti motivi, hanno chiuso i battenti o cambiato direzione. Ci sono luoghi che resistono tuttavia, tra cui La Corte dei Miracoli, Piano Terra, Standards, Salotto in Prova, CIQ. Sono tutte realtà piccole ma con una particolare cura nella proposta di programmazione che viene fatta, che tendenzialmente dedicano almeno uno spazio mensile a questo tipo di musica. Quello che manca più di tutto è un supporto dai piani alti o semi-istituzionale/ufficiale. I festival della città, i club o le venue più grandi sono indirizzati verso altri generi, spesso motivando questa scelta col fatto che la musica improvvisata è lontana dal pubblico. Tuttavia riteniamo importante scardinare queste credenze, ritenendo che molta responsabilità nell’avvicinare le persone stia proprio nella cura e nell’attenzione in cui le cose vengono poste. Nulla è di per sé più o meno facile di altro, ma è il modo in cui lo si propone che può essere più o meno invitante. E anzi, per nostra esperienza, se comunicati bene i come e i perché della musica improvvisata, la risposta del pubblico è sempre entusiasta.Di certo, luoghi o non luoghi, la musica improvvisata è una musica che si è sempre fatta spazio a forza, come le radici nascono nel cemento. Immaginiamo quindi due scenari futuri: o le radici continueranno a nascere sempre più tra il cemento, o la cementificazione rallenterà per iniziare a lasciare spazio a queste nuove radici. Milano ha bisogno di più aree verdi, anche a livello culturale.

Come avete affrontato l’anno del Covid e i successivi strascichi?
Conserere è nato nel 2016 ed è stato attivo più o meno regolarmente fino al 2017. Ci sono stati poi appuntamenti irregolari tra il 2018 e il 2019. Il periodo del Covid non ha interrotto le nostre attività, e anzi in qualche modo ha permesso di programmare con la dovuta attenzione le stagioni seguenti. I primi appuntamenti dopo la pandemia sono stati, come per qualunque attività, a numero chiuso, con prenotazione e Green pass. Nonostante ciò la partecipazione è sempre stata al massimo della potenzialità prevista, fortunatamente.
Cos’è cambiato per Conserere dal 2016 ad oggi?
Dal 2016 ad oggi non è cambiato in nulla l’intento: avere uno spazio di improvvisazione basato sul rispetto, l’ascolto, la coerenza. Sono cambiate invece molte persone e abbiamo cambiato più volte luogo. Nel 2016 Conserere è fermentato tra le mura accoglienti di Lu.M.E. quando era nella sede di vicolo Santa Caterina, vicino all’Università Statale in Festa del Perdono. Il suo sgombero ha fatto sì che il Collettivo, come molte delle attività artistiche che ospitava Lu.M.E., abbia negli anni seguenti avuto difficoltà ad avere una casa e quindi non sia riuscito a mantenere costanza nel trovarsi.Proprio la difficoltà dovuta al non avere una sede in cui incontrarsi regolarmente ci ha spinto ad inventarci la formula con cui esiste oggi Conserere: avere degli appuntamenti fissi in differenti spazi. Questo essenzialmente per creare rete tra luoghi che hanno una visione/programmazione simile oltre che per venire incontro a varie zone della città, cercando il più possibile di far sì che Conserere sia effettivamente una realtà di Milano intera anziché di un quartiere specifico.
In generale il Collettivo ad oggi ha una forma più strutturata e lavora con più costanza, proponendo due laboratori al mese, uno alla Corte dei Miracoli (mercoledì sera) e uno a Piano Terra (domenica pomeriggio), più altre occasioni speciali come ad esempio workshop (gli ultimi sono stati il batterista Stefano Costanzo in ViaFarini.Work, il chitarrista Andrea Massaria a Piano Terra e il sassofonista Michel Doneda al Teatro della Contraddizione) o concerti (concerti aperti a danzatori e danzatrici al CIQ, la performance di 12 ore non-stop di musica improvvisata al Giardino Comunitario Lea Garofalo).
L’anno passato, da settembre 2021 a giugno 2022 abbiamo organizzato 18 incontri tra laboratori, workshop, concerti. Quest’anno a brevissimo pubblicheremo i primi 10 appuntamenti, che saranno tra settembre e dicembre 2022.Riguardo alla residenza che proporremo questi giorni, è la prima volta che organizziamo un lavoro su più giorni continuativi: le premesse sono ottime e davvero non vediamo l’ora di viverci ognuna di queste giornate.Come tutte le attività di Conserere, anche durante questa residenza le porte sono sempre aperte per chiunque voglia curiosare o scambiare due parole su ciò che facciamo. E poi ci sono gli appuntamenti “ufficialmente” aperti al pubblico con i concerti di 14 e 17 settembre, in cui ci aspettiamo tanto pubblico composto da facce amiche e speriamo anche molti volti nuovi.
