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Com’è bella Roma: intervista a DODICIANNI

Quando i ricordi, anche quelli più importanti, tendono a sbiadire, non c’è nulla di più potente di una canzone per trattenerli e immortalarli per sempre. Nasce per questo Lolita dei Parioli, il nuovo singolo di Dodicianni.

Dopo Dicono che tu e Delacroix, Dodicianni (al secolo il cantautore, pianista, compositore e performer Andrea Cavallaro) torna con una ballad intensa, dolce e malinconica.

C’è stato qualche episodio particolare che ti ha fatto sentire il bisogno di scrivere il tuo nuovo singolo “Lolita dei Parioli”?
Ciao ragazzi, beh sì, non so se vi è mai capitato di tornare in una città dopo molto tempo e pensare “quanto mi fa stare bene sapere che questa o quella persona non vivono più qui”. Riappropriarsi di un posto, senza il rischio di compromettere un ricordo, un capitolo della vostra vita. Lolita non è altro che una ragazza, un’amica, che mi ospitava a Roma quando qualche anno fa frequentavo molto quella città. Tornare a frequentarla e sapere che lei è lontana, e che il ricordo di quei giorni è in qualche modo “salvo” e protetto, mi ha fatto stare bene, può suonare male, me ne rendo conto, ma sono riuscito a rigodermi appieno Roma.

Rispetto al tuo EP “Lettere dalla lunga notte” i tuoi ultimi singoli “Dicono che tu” e “Delacroix” segnano il passaggio a una nuova fase compositiva e musicale. Come mai questo cambio di sonorità, quali sono le tue principali influenze?
Sì, mi dicono spesso che chi magari mi segue da un po’ si trova un po’ spiazzato dal fatto che le mie uscite sono molto diverse l’una dalle altre, e forse è vero, ma per me non può essere altrimenti. In questo periodo sono stato e sono in fissa con molta musica francese e sonorità elettroniche al limite del tamarro, e tutto ciò non poteva che riversarsi nella musica. Tra un anno sono sicuro che se farò altra musica sarà ancora diversa, lo spero almeno.

Quali pensi siano le caratteristiche principali che dovrebbe avere un autore (in ambito musicale) oggi?
Per avere successo oggi deve essere quanto più possibile in linea con il 2022, con il suo linguaggio, con la sua velocità. Per rimanere, invece, deve conoscere il 2022 ma non prenderlo come modello. Penso ad alcuni autori che stimo molto: Davide Petrlla per esempio, ma anche Andrea Laszlo de Simone, Tutti Fenomeni, si sente che il loro lavoro non è orientato solamente all’oggi, ma al futuro.

C’e’ una tua canzone alla quale sei più legato? Ti va di confidarci il perché? Ma sai che non saprei proprio dirtene una in particolare?
Nella mia testa sono tutti capitoli eguali dello stesso libro. Se posso fare uno strappo alla regola te ne direi una di un altro alla quale sono molto legato, un po’ un faro negli ultimi anni: Room at the top di Tom Petty. Per ma è abbastanza un mantra. La musica è un ambiente affascinante ma che sa anche essere molto occlusivo e frustrante e a volte è bene ricordarsi che, quando ci si siede sul proprio roof, la vita è anche altro.

Quanto questi due anni di pandemia hanno influenzato queste nuove canzoni? Come hai vissuto questo periodo complicato, tra lockdown e restrizioni?
L’hanno influenzato molto, i miei bioritmi sono molto cambiati e banalmente ho potuto ascoltare molta più musica, leggere di più, approfondire cose che prima procrastinavo. Tieni conto che larga parte del lockdown l’ho vissuto mentre ero in Alto Adige, pioveva sul bagnato insomma, perciò non poteva che uscirne un EP molto cupo e malinconico. I pezzi nuovi, invece, sono stati scritti sotto lo slancio che, questo ritorno ad una vita quasi normale, mi (e ci) ha dato.

Con chi vorresti collaboratore per una canzone?
La mia lista dei desideri è molto lunga, ho il produttore dei sogni che è sempre stato Taketo Gohara (Taketo se leggi fai un fischio eh), se dovessi pensare ad un feat mi piacerebbe molto scrivere con Tutti Fenomeni appunto, ma anche Whitemary e poi c’ho sta fissa per i cantanti napoletani (Massimo Ranieri pronto?!).

Ti vedremo live quest’estate? Hai già in programma qualcosa?
Ho in programma diverse cose che ancora dobbiamo annunciare, ma sarà anche un’estate di grande lavoro, è un periodo prolifico e voglio sfruttarlo al 100%, sono pur sempre un ragazzo veneto: col caldo e con l’umidità do il meglio.

Foto di Giacomo Gianfelici

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