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Absolute beginners: ovvero come diventare Johnny Cash

Quando nel 1954 Mr. Johnny Cash decide di bussare alla porta vetrata della Sun Records, nel momento esatto in cui tra le sue nocche e il vetro di quella porta rimane un solo centimetro, Johnny Cash è ancora un signor nessuno.
Pochi dollari in tasca, un preavviso di sfratto, una figlia piccola e una rompiscatole di moglie più o meno carina e mediamente incinta.
Vive in una topaia a Memphis, Tennessee, e fa un lavoro che nel vincente immaginario americano è ancora oggi considerato alla stregua di un’umiliazione: il venditore porta a porta.
Quello del venditore porta a porta è il lavoro di chi non c’è riuscito, del perdente. E le porte che ripetutamente gli vengono sbattute in faccia non fanno altro che ricordarglielo.
Ma Johnny Cash, Mr. Johnny Cash, mentre sua moglie continua a ripetergli ossessivamente che così non possono andare avanti, che presto avranno non più una, ma due bocche da sfamare, e che: Johnny, devi accettare quel lavoro onesto che mio padre ti ha trovato a San Antonio, lui ha altri programmi.
Johnny ha una band. La musica lo attrae in maniera viscerale. Promette a se stesso che non muoverà un solo passo se non in direzione della Sun Records, 706 di Union Avenue, Memphis, Tennessee. Piuttosto che andare a San Antonio, preferirebbe spararsi.

E così, una mattina, Mr. nobody Johnny Cash, davanti a quell’insignificante porta vetrata di una casa discografica che passerà alla storia, alza il pugno e, bussando, colma quel centimetro che lo separa dal diventare una delle massime icone della musica americana.
Ad aprirgli è Sam Phillips, il produttore, uno che, così tanto per dirne una, ha scoperto Jerry Lee Lewis, Carl Perkins, e niente di meno che Elvis Presley.
La loro conversazione assomiglia ad una partita di tennis.
Johnny batte, si presenta, lui è un cantante. E ha una band.
Phillips risponde con quello che per Cash è un rovescio fulminante: chiede quattro dollari per incidere un disco.
Johnny quattro dollari non li ha. Questa è una palla che lo spiazza, ma risponde. E risponde di voler entrare nell’etichetta di Phillips, dato che, come ha potuto verificare, gli artisti della sua etichetta non pagano per incidere i loro dischi, ma sono pagati per farlo.
Un colpo disperato, ma pur sempre oltre la rete.
Phillips davanti a tanta presunzione potrebbe chiuderla qui, basterebbe un colpo ben assestato, ma decide di giocarsela ancora un po’. Distrattamente risponde che per entrare nella sua etichetta Johnny deve fare un provino. Può chiedere un appuntamento alla sua segretaria, lei glielo fisserà appena ci sarà tempo. Un colpo lezioso, ad effetto, sotto rete, che farebbe demordere la maggior parte dei Mr. nobody come lui.
La maggior parte, appunto. Ma non Johnny. Lui tempo non ne ha, glielo dice chiaro e tondo. Lui non può aspettare. Con la determinazione negli occhi: lui non può aspettare.
Phillips, spiazzato e sorpreso da tanta fermezza, si arrende, e Johnny affonda oltre la linea di campo.Game point.

Poco dopo, con una camicia nera che sarà il suo marchio di fabbrica, Johnny Cash si presenta al Sun Studio per il provino. È teso, visibilmente in ansia.
Quella è l’occasione della sua vita. Se fallisce, gli toccherà per sempre un lavoro di merda a San Antonio con annessi pranzi domenicali dai suoceri, e una moglie, sempre la stessa, che lo vesserà fino a farlo impazzire con le sue ansie e le sue ambizioni deluse.

E cosa si mette a cantare Mr. fucking nobody Johnny Cash nell’occasione della sua vita?
Un gospel. Una cosa della serie yes I know when Jesus saved me, saved my soul, che tradotto in italiano è qualcosa del tipo sì lo so quando Gesù mi ha salvato, quando ha salvato la mia anima.
Al principio di un periodo che segnerà l’esplosione del rock ‘n’ roll, in cui la parola d’ordine saràtrasgressione, Johnny Cash si mette a cantare una canzone su Gesù e la salvezza dell’anima.
Sam Phillips lo interrompe subito. Vuole qualcosa di vero. Quella roba non venderà mai, e per lui il provino si potrebbe anche chiudere qui.
Ma Johnny non si arrende, neanche stavolta.

Con la determinazione del disperato, ma di talento, finisce per improvvisare un’interpretazione magnifica, vera, genuina. Non canta più un gospel, ma quella che passerà alla storia come Folsom Prison Blues.
Più tardi Phillips scritturerà quel signor nessuno dalla camicia nera e la fermezza (disperata) di un leone, e sarà proprio con la Sun Records che Johnny registrerà grandi successi come I Walk the Line, singolo che rimarrà in classifica per ben 43 settimane vendendo oltre 2 milioni di copie.
E da quel momento in poi, ogni notte, prima di salire sul palco, alla frase: Ladies and Gentlemen, Mr. Johnny Cash , seguirà sempre il boato di un pubblico che fino alla fine dei suoi giorni (e oltre) amerà quella sua voce ruvida, calda, e il suo talking blues, capace di essere ad un tempo ricercato e popolare, struggente e rassicurante.

Autore | Paolo Carbone
Fonte | https://ildesertodeitartari.com/

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