E’ uscito lo scorso 22 aprile 2022 per Le Stanze Dischi “Una e mezza“, il nuovo singolo di Lamponi di Piombo, un nuovo capitolo per la band attiva dal 2020: un esperimento musicale trasversale che unisce dalla Liguria alla Calabria, dal Veneto alla Sicilia, ma nasce ufficialmente nelle vie di Firenze. Qui, un grido d’amore riecheggia nei pensieri notturni di Elle, la maschera protagonista del duo fiorentino, che con un “cuore che si fa sabbia” si rende conto che tutto è finito. Per il gruppo, il pezzo ha un sapore e un valore unico, in quanto segna un vero spartiacque nella loro produzione. Concluso il trittico che ha plasmato il momento più canonicamente “indie”, “Una E mezza” avvia una fase nuova tanto nel sound e nella lirica, quanto nell’estetica di Elle. Rispetto ai singoli precedenti infatti, spariscono le chitarre distorte per fare posto a synth e batterie elettroniche; fanno la loro comparsa influenze black music, lasciando presagire un futuro più vicino all’elettronica e alla contemporary R&B.
Come sempre, abbiamo chiesto al misterioso Elle quali sono i suoi cinque brani preferiti.
Può sembrare impopolare, ma credo che uno dei compiti più semplici per ogni rivista e critico musicale degli ultimi anni, sia stato decretare l’album migliore della decade 2010-2020. Dopotutto, non hanno nemmeno dovuto aspettare troppo…tra il 2013/14 ci hanno pensato i Daft Punk con Random Access Memories. Touch rappresenta la parte più coraggiosa del disco, un brano di quasi 9 min, diviso in suite dagli stili più variegati, che coniugano l’elettronica e il pop decadente di P. Williams ad arrangiamenti orchestrali, intermezzi jazz e strutture sonore attinte a piene mani dall’ambient. È semplicemente un capolavoro della musica occidentale e l’abbiamo scelta per questo…ma ci sono molti altri brani di quest’album che non avrebbero sfigurato.
Tra le band fondamentali che ci hanno spinto a riprendere a fare musica dopo anni ed a fondare i Lamponi di Piombo c’è certamente il duo newyorkese MGMT.
Questo pezzo, e in generale tutto Horucular Spectacular, rappresentano l’inizio di un percorso che ha contaminato centinaia di Band: sebbene in un modo differente dai Daft Punk, gli MGMT sono stati l’altro duo capace di plasmare un’epoca, miscelando elettronica, melodie pop e suoni dalla tradizione garage/indie rock.
In una parola, un Evergreen al quale torniamo periodicamente.
“Quando avevo 25 anni tutto quello che volevo essere nella vita era essere uno degli Strokes” Alex Turner.
Siamo nati con l’indie (quello puro, di marca Usa/Uk) rock… questo non si può negare ed una parte di noi resterà eternamente legato alla furia primigenia di quel genere. Gli Strokes, più di qualunque altra band degli ultimi 20 anni, sono stati l’inizio di tutto: un capovolgimento fondamentale e un ritorno al sincopato rock minimale newyorkese del nostro padrino spirituale Lou Reed, e dei suoi Velvet Underground. Siamo stati molto indecisi su quale brano scegliere: quella pietra miliare di Is This It rivendicava il suo ruolo urlando a pieni polmoni nella mia testa (a buon diritto)… alla fine però abbiamo ceduto alla tentazione della parte più fragile e delicata di Julian: un cantante con un gusto per le linee melodiche semplicemente unico e con una voce che grazie alla sua grinta potresti riconoscere anche in mezzo ad altre mille. Un mito.
D. Bowie, B. Eno, R. Fripp, C. Alomar, D. Davies, T. Visconti alla produzione e Iggy Pop a vagare per lo studio…onestamente non mi capacito come ogni artista sul pianeta Terra non metta questo disco tra le 7 meraviglie del mondo. Suppongo sia perché mancano gli artisti a questo mondo.
Sound and Vision è semplicemente il futuro della musica oggi …ma è stata scritta tra il 1976 e il 1977. Non credo serva altro per far comprendere il genio inarrivabile di David Bowie. Intorno ai 20 anni, La trilogia berlinese mi è servita per allontanarmi dalle mie matrici Blues e rock; Bowie ha cambiato la mia vita, non tanto, come dicono i più, per la sua teatralità e il suo look, quanto per il coraggio: mi ha insegnato che per cantare agli altri è fondamentale innamorarsi per primi della propria voce, avere una storia che senti tua e, soprattutto, che anche un bianco può fare RnB, la black music e cantare il Soul.
Spero tanto di strappargli un sorriso da lassù quando dico che senza l’algido, composto e impassibile Thin White Duke, oggi non canterei neppure sotto la doccia. Gli devo tutto e questo pezzo mi rende sereno anche al milionesimo ascolto.
Melodie accattivanti, una voce suadente e sexy, una sezione ritmica monolitica incollata a riff e fraseggi di chitarra dal sound cristallino e testi di una perversa tristezza, storie di quotidiano disappunto e delusione.
Questo è il pop UK, questi sono gli Smiths.
Non si può nemmeno spiegare quanto siamo legati al madchester sound ed a tutta la scena di Manchester, dalla fine degli anni 60 fino ai primi 2000, ogni volta che cerchiamo una novità torniamo lì dove abbiamo vissuto, chiediamo a band del luogo con cui abbiamo condiviso i palchi di locali storici come Jimmy’s e Big Hands. Manchester è uno degli epicentri musicali più importanti del mondo: noi non abbiamo nulla di simile in Italia, perciò è difficile capire.
Io Ho imparato la differenza tra urlare e cantare grazie a Morrisey e in particolare grazie a questo brano meraviglioso.
