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Interviste

TESTACODA: la mia musica senza inibizioni e fuori da tutti i filoni

Non ha paura di mettersi a nudo e ha imparato ad osare sempre di più facendo quello che gli va: scrivere, comporre, suonare, cantare.

Lorenzo, in arte testacoda, classe 1994, è nato a Como e si è poi trasferito a Milano, dove ha iniziato a suonare per Digitale 2000. Il suo primo progetto, l’EP “Morire va di moda”, raccoglie testi intimi e basi delicate che non si inquadrano in un genere preciso, ma richiamano l’atmosfera malinconica dell’emo rap, dell’hip hop e dell’indie lo fi. Uscito a gennaio, ha ricevuto moltissimi feedback positivi e quasi 200mila ascolti su Spotify.

Dopo il primo live a marzo al Linoleum, testacoda continua a crescere e perfezionarsi, e quello che crea ha un sapore nuovo, più raffinato, più maturo, più consapevole.

è proprio una cattiveria”, il suo secondo EP, è infatti la confessione schietta di un amico, un’ immersione nei suoi pensieri e nelle sue sensazioni più profonde, da ascoltare in camera in silenzio, con attenzione, luci soffuse e sigaretta accesa.

Abbiamo intervistato Testacoda perché ci piace il suo coraggio di cambiare, di fare quello che gli piace, di raccontarsi, di “fuggire dal branco” e di stare solo, di osare, di agire (pur facendosi male) e di rimanere fuori dalle righe e dalle convenzioni. Ecco quello che ci ha raccontato.

Quando dormo sogno sempre/ la mia macchina che si cappotta/ ai centotrenta”: quest’incubo ricorrente ha condizionato la scelta del nome?
Questa frase si riferisce più a dei pensieri che con maggiore probabilità faccio mentre sono sveglio. In realtà non ho mai sognato la mia macchina perché non ne ho una e non faccio quasi mai incubi.

“morire va di moda” quindi meglio continuare a vivere per essere meno convenzionale. E se un giorno fosse Testacoda ad andare di moda, come reagiresti?
A quel punto potrei iniziare a fare musica sperimentale così da tornare a fare 10 mila views…

La risposta seria è che se dovessi diventare un cantante affermato facendo la musica che faccio, sarei abbastanza soddisfatto da non pormi più quel problema.

Poi non esco di casa comunque, quindi non me ne accorgerei probabilmente!

Rap è troppo e indie è troppo poco: in quale filone inserisci la tua musica?
Alla fine non so più identificarlo questo filone, perché se il primo EP era effettivamente indie lo-fi, questo secondo ha elementi anche trap e shoegaze, però poi, per esempio, le voci sono effettate in maniera più elettronica, tipo col vocoder.

E cos’altro è cambiato tra il primo e il secondo EP?
È cambiato il mio approccio verso la musica perché adesso so di saperla fare (senza pretese) e quindi oso di più, canto più forte, uso più voci e me ne frego di più.

Quest’ultimo EP “è proprio una cattiveria” o è piuttosto un omaggio a qualcuno/qualcosa?
La cattiveria è che più fai musica che ti piace e meno funziona con gli altri, io alla fine faccio un po’ quello che mi va di fare perché sono una persona buona.

“sto cadendo” parla di cambiamenti: e tu dov’è che ti senti meglio, dentro o fuori “dal branco”?
Ho tentato di stare nel branco fino ai 18 anni circa, poi mi sono chiuso in casa e lì ho capito che avrei potuto sopravvivere anche da solo. Adesso, da 3/4 anni, ho trovato un branco molto bello e composto da poche persone che mi ha fatto capire che se da solo sto bene, insieme a persone di un certo tipo sto ancora meglio.

Walter Ferrari (in arte I miei migliori complimenti) ha aggiunto alcuni dei tuoi brani a “La mia migliore playlist”. Se anche tu dovessi crearne una, quale artista ci faresti rientrare?
Di sicuro Francesca Michielin.

Sei riconoscente al dolore che hai provato e che percepiamo dai tuoi testi per i pezzi che sei riuscito a creare?
Sono riconoscente a me stesso e alla mia terapista, piuttosto.

Quindi nelle canzoni cosa nasce prima: musica o testo?
Di solito il testo, scrivo cose a caso che poi adatto a un ritmo e a una melodia.

C’è un’oscillazione costante nei testi riguardo questa cosa, quindi ti chiedo: per te è peggio non agire e farsi del male o agire e fare del male a qualcun altro?
Quest’ultimo EP si incentra molto sul concetto del dipendere da un’altra persona. Secondo me è quasi sempre meglio agire e fare un casino piuttosto che non fare nulla.

outro” mi ha colpito molto, è quasi una confessione e ha un testo molto intimo. Condividere paure, sentimenti e speranze con gli altri non è semplice. Tu ci riesci solo con la musica o ne parli con gli altri abbastanza facilmente?
Non ho problemi a parlare dei miei problemi, come non ho problemi a parlare di schifezze a tavola durante una cena. Hai presente quelle persone che quando si intavola un discorso difficile dicono “per favore cambiamo argomento che mi prendo male”? Ecco, io sono l’opposto, perché penso che parlare di un problema aiuti solo a risolverlo.

di Marika Falcone

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