Autoprodotto/Venus
Dopo tredici anni e sette cd (compreso il primo Ep “Pictures”) i pesaresi Cheap Wine giungono al loro primo live. Ritengo che non sia una banalità sottolineare proprio il fatto che questo live sia giunto dopo oltre un decennio di assidua ed intensa attività musicale, tra lavori in studio e on the road, dato che molte band sfornano il loro primo live dopo tre o quattro cd e al massimo dopo dieci anni, mentre i pesaresi hanno un concetto del live classico e quasi sacrale, nel senso che un disco dal vivo si fa uscire dopo un certo percorso. “Stay alive!” giunge ad un punto della carriera del gruppo che sembra un apice, dopo il quale speriamo che i CW continuino a salire, dato che “Spirits” (il loro ultimo lavoro in studio e del quale sono presenti molti brani in questo live) è sicuramente il loro disco migliore. Altro aspetto importante che caratterizza questo coinvolgente e splendido disco è il fatto che si tratta di un doppio, proprio come i grandi live della storia del rock: “Made in Japan”, “Live at Fillmore east”, ecc. Ragazzi non pensate che io stia delirando, se ho citato i live dei Deep Purple e degli Allman Brothers Band, perché l’intensità, la profondità e l’asciutezza del sound che emerge da queste ventuno tracce non hanno nulla da invidiare ai live citati. Su ventuno brani diciannove sono della band e due sono cover, si tratta di “Youngstown” di Bruce Springsteen e di “Rockin’ in the free world” di Neil Young, rilette entrambe in maniera coinvolgente e tirata. I pesaresi hanno voluto attingere da tutti i loro Cd e sostanzialmente emerge che nel primo cd i brani siano maggiormente strutturati sull’elettroacustico, rispetto al secondo più elettrico. Ai quattro membri storici si è aggiunto Alessio Raffaeli alle tastiere, che impreziosisce ulteriormente molti brani riuscendo a portare il sound del gruppo nei territori già ampiamente battuti dai Black Crowes. “Stay alive!” è un disco perfetto e completo, perché in questo disco i CW hanno fatto emergere maggiormente, rispetto ai lavori in studio, la loro vena blues. Tutto il disco, infatti, ruota tutto attorno al blues, sviscerandone le varie sfaccettature, dalle ballatone di “Murderer song” e “Circus of fools”, ai rock-blues, in stile corvacci di Atlanta di “Dance over troubles” e “Jugglers and suckers”, alla graffiante “Snakes” o ancora ad una “Leave me a drain”che in questa versione assume delle sembianze da mastodontico rock-bues. “Stay alive!” è il disco perfetto per tutti gli amanti del rock più genuino e sanguigno. Good vibrations a tutti!!!!!
Vittorio Lanutti
