Nico di Livorno. Nico, lo Zar d’Italia. Nico, al terzo atto. N_Sambo, Volume 3. N_Sambo alla terza prova, “Argonauta”. Livorno in acido, ancora di più, Amsterdam è una cazzata, dai che arriva la primavera (“In mezzo a questa notte tra un giorno che non c’è, tu sei così lontana, è buio intorno a me, io sogno un po’ di te, a casa è primavera non ricordo più com’è…”), faccio due bracciate con il salvagente, braccia rubate all’agricoltura, acqua in faccia, le gambe molli, il naso all’insù, gli occhi salati, le labbra viola, guarda nonno, ho le dita rugose, ora sono vecchio, saggio, forte e bello come te, la marina militare, il porto, stanno arrivando i pirati, finché la barca va lasciala andare, finché la barca va tu non remare, bellezze al bagno, bellezze in costume, bellezze rosse, bellezze toscane, il sole bacia i belli e dei brutti fotte una sega, scusa torno subito ma non chiudere la porta che non riesco a dormire, fai entrare la luce, ho bisogno della luce, ho bisogno di sognare, ho bisogno di sognarti, voglio vederti danzare davanti al televisore, nudo e crudo. Ciao a tutti, mi chiamo Nico Sambo, ho 34 anni, sono toscano, di Livorno, sono un bravo ragazzo e faccio il musicista, quello vero.
“Argonauta”, tredici brani, quarantadue minuti, tre anni di attesa, tre anni di concerti, registrazioni, pause, il ritorno, il terzo album, semplicemente suonato, vissuto, emozioni e ancora emozioni (onore a Lucio Tirinnanzi per i testi) che ti leccano il cuore, ti bagnano il cuore, ti leccano le guance, ti bagnano le guance, ti spaccano le gambe, ti tagliano in due, sputano sangue, la Passione di Cristo secondo N_Sambo, La Passione di Cristo diretta e musicata da N_Sambo, prego aprire il Devoto-Oli e cercare sotto la voce maturità, totale però, menù fisso a prezzo fisso, i Floyd liquidi di “Meddle” sullo sfondo (“Milky way”), una manciata di caramelle allucinogene a colazione (“Tribù femi gu”), il noise come grassa, succulenta, variante (“Astropirati”), l’elettronica momentaneamente in soffitta. “Argonauta”, nessun alibi, dall’intro (“Lancio) al finale (“Supernova (parte II) )”, dalla cover paesaggistica al maestoso spessore della scrittura di una penna eccelsa, tutto rimane sospeso, tutto è sospeso, come un viaggio senza fine tra i mari italiani dell’indie-rock contemporaneo e non. “Argonauta”, si chiama N_Sambo, silenzio.
