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Il filo rosso tra la psichedelia degli anni ’60 ed il britpop dei ’90 è stato trovato perfettamente dai Secret Colours con questo “Peach”. In tutti i tredici brani del disco, infatti, il gruppo riesce ad inserire dei cambi di registro stilistico, che fanno pensare più che altro all’evoluzione del sound da psichedelico a britpop. In ogni caso questa evoluzione comporta tutti i brani delle sfumature nelle quali sono compresi tutti i dettagli del trentennio musicale e quindi di ciò che si è succeduto.
Va comunque messo in chiaro che i Beatles restano un punto di riferimento imprescindibile per i SC, a partire proprio da quelli più flippati per l’India e per l’acido lisergico, così come lo stesso beat dei ’60.
Il britpop, per fortuna, non è eccessivamente evidente, ma resta più che altro il secondo punto di riferimento a cui il gruppo tende, ma prima di giungervi i SC passano per il rock acustico e folk soffuso (“Blakhole”) e o per il rock che si interseca tra Beck e i Black Rebel Motocycle Club (“My home is in your soul”), fino al più puro funny rock’n’roll (“Lust”), non dimenticando la lezione imprescindibile che Bo Diddley ha impartito a tutti i rocker (“Euphoric collisions”). Un rock elegante che anche quando eccede lo fa con grazia.
