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Reportage Live

DEFTONES: è troppo presto per parlare di live dell’anno?

Deftones in concerto al Kozel Carroponte 2025, foto di Davide Merli per www.rockon.it
Deftones in concerto al Kozel Carroponte 2025, foto di Davide Merli per www.rockon.it

Articolo di Umberto Scaramozzino | Foto di Davide Merli

C’è un’intera generazione – forse due – che all’uscita di “White Pony”, il disco più importante dei Deftones,  non aveva gli strumenti per comprendere il valore e la portata di un lavoro del genere. Nonostante il ruolo, il plauso della critica e il contesto di riferimento, non tutti i millennial all’epoca si resero conto.

Un quarto di secolo dopo i Deftones non solo hanno consolidato il loro status di band di culto, tra le più originali, interessanti e solide del panorama alternative metal, ma sono riusciti anche a emanciparsi ulteriormente dal calderone Nu Metal e a non limitarsi a godere del formidabile e prematuro revival che ha investito il genere negli ultimi tempi. La loro musica ha infatti ottenuto qualcosa di molto più importante e durevole, ovvero diventare effettivamente seminale come avrebbe dovuto essere fin dal principio. Se ascoltando nuove band heavy e alternative in questi ultimi cinque anni avete avuto l’impressione di pensare troppe volte “ricordano i Deftones”, state tranquilli: non siete pazzi, è davvero così.

Questo ci porta anche a uno dei fattori più rilevanti di questa data unica italiana, che è un dato anagrafico. Tra i diecimila spettatori accorsi al Carroponte di Sesto San Giovanni ci sono un sacco di ragazzini, tant’è vero che si vedono un sacco di t-shirt di band come Dayseeker, Landmvrks, Bad Omens e Bring Me The Horizon, mentre scarseggiano quelle dei Metallica.

Tutta questa gioventù, fomentata a dovere dagli eccellenti opening act – High Vis e Knocked Loose – trasforma il Carroponte in un cuore dal ritmo cardiaco accelerato. C’è il fermento tipico di un festival di alto profilo, nonostante sia semplicemente una data singola con un paio di aperture. Persino i malumori sono gli stessi, con le dovute proporzioni.

L’aggiunta in prevendita del biglietto PIT al Carroponte ha infatti scombussolato un po’ tutti. Chi si chiedeva se fosse stato logico acquistare biglietto leggermente più costoso in una venue dalle dimensioni tutto sommato contenute, chi pensava non fosse necessario per poi rendersi conto in loco di quanto quei pochi euro potessero rappresentare una differenza sostanziale e, ovviamente, chi malediceva il sold out precoce dei biglietti più cari e l’idea stessa di metterli in vendita. Una cosa è certa: posto e tempismo, in un concerto di questo tipo, possono cambiare totalmente l’esperienza e il ricordo a essa legato.

Questo diventa una sorta di disclaimer. Chi parla di buoni o pessimi suoni, buona o pessima visuale, purtroppo lo fa in virtù di un punto di vista. Non dovrebbe essere necessario specificarlo, eppure lo è. Che i volumi fossero come sempre inadeguati per un concerto del genere, invece, è innegabile anche per chi era sottocassa. Ma questo ormai è un problema radicato nel territorio e che d’estate riporta a galla tutte le difficoltà burocratiche che si sommano al quadro complesso e disastroso che rende il nostro Paese il fanalino di coda della musica dal vivo in Europa.

Al netto di tutte queste considerazioni, i Deftones fanno ciò che ogni band dovrebbe fare, sempre, in ogni esibizione dal vivo: trascendere le condizioni. Lo fanno con un’ottima scaletta e con un’energia che non li fa sfigurare neanche dopo le band giovani e vitali che li hanno preceduti. Anzi, semmai il contrario. Ma soprattutto i Deftones godono appieno dell’evidente stato di grazia del loro leader Chino Moreno, che negli ultimi anni sembra rinato e si presenta oggi sul palco come uno dei migliori frontman heavy in circolazione. La sua voce è sempre più espressiva, al tempo stesso mistica e violenta, come se fosse stata ingegnerizzata per tenere in pugno il proprio pubblico. E la sua presenza scenica è così impattante da non aver bisogno di fiamme, fumo o qualsivoglia espediente per sorprendere. Qualche led, dei visual tanto semplici quanto affascinanti, e per il resto della serata tutta la performance si regge solo sulle spalle dei musicisti e della musica.

Poi dietro c’è Frank Delgado a cucinare per tutti noi, con le sue ricette uniche, sia nel concetto che nel sapore. Uno dei pochi DJ nu metal a liberarsi del cliché dello scratching e a lavorare costantemente su quello che in ambito musicale si avvicina di più a un world building narrativo. Non sono solo suoni da ascoltare, bensì atmosfere da percepire, in una fruizione così stratificata da sfuggire alla maggior parte dei termini di paragone più naturali.

L’inizio è già di per sé la proverbiale dichiarazione d’intenti: “Be Quiet and Drive (Far Away)” e “My Own Summer (Shove It)”, entrambe estratte da “Around the Fur”, che oggi viene a ragione veduta collocato tra gli album più importanti degli Anni Novanta. Ma come fanno ad essere così ossimoricamente esplosivi ed eterei? È questa la domanda che rimbalza nella testa, mentre si osserva Chino Moreno correre da una parte all’altra del palco. 

Toccando quasi ogni disco del repertorio, i Deftones accontentano anche i fan più esigenti, senza tralasciare le colonne portanti del progetto, come “Change (In the House of Flies)”, “Diamond Eyes” e “Digital Baths”. Non passa inosservato il fatto che la discografia degli ultimi dieci anni – che vanta solo due dischi, ovvero “Gore” e “Ohms” – sia rappresentata da un solo brano in scaletta. È proprio “Genesis” a chiudere il set, prima del colpo di coda dell’encore che, dopo “Minerva”, saluta il pubblico con un climax dirompente, grazie a “Bored” e “7 Words”, due brani tratti dall’indimenticabile esordio “Adrenaline”.

Senza false celebrazioni, né presenti né passate, ma con gusto e professionalità, i Deftones danno vita a un concerto in grado di sovrastare persino le aspettative e le polemiche e almeno su un punto riescono a mettere d’accordo praticamente tutti: il loro live è uno dei migliori dell’anno.

DEFTONES – la scaletta del concerto di Milano

Be Quiet and Drive (Far Away)
My Own Summer (Shove It)
Diamond Eyes
Tempest
Swerve City
Feiticeira
Digital Bath
You’ve Seen the Butcher
Rocket Skates
Sextape
Around the Fur
Headup
Rosemary
Hole in the Earth
Change (In the House of Flies)
Genesis

Encore:
Minerva
Bored
7 Words

Knocked Loose
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