Articolo di Umberto Scaramozzino | Foto di Davide Merli
Nonostante l’ultimo album dei Rise Against (Nowhere Generation) sia datato 2021 e la band sia venuta a promuoverlo nell’estate dell’anno successivo, la data del Circolo Magnolia del 7 agosto 2024 ha la freschezza di un nuovo capitolo. Lo si intuisce dall’entusiasmo di Tim McIlrath, che ringrazia genuinamente i fan italiani, sempre presenti e sempre pronti a rispondere al suo implicito appello. Nonostante un temporale estivo dalla potenza inaudita abbia colpito la città di Milano appena un paio d’ore prima dello show, il morale di pubblico e band non risulta minimamente scalfito.
L’avvio è fulminante: Satellite e Under the Knife formano la doppietta d’apertura che toglie il fiato. Tocca poi a quello che esattamente vent’anni fa fu il primo singolo sotto una major per la formazione di Chicago, che giù si muoveva nell’hardcore punk melodico con estrema consapevolezza. Give It All, dal seminale album Siren Song of the Counter Culture, è un tuffo nel passato che non manca mai di risvegliare anche gli animi più sopiti e per l’occasione Tim scende anche in mezzo alla folla per cantare a stretto contatto con il suo pubblico.
I suoni del Magnolia forse non rendono pienamente giustizia all’impatto frontale di cui i Rise Against sono capaci, lasciando un po’ l’amaro in bocca a chi ha affrontato i temporali estivi per farsi travolgere da Tim e soci, ma sono proprio i ragazzi dell’Illinois a compensare. Esperienza, talento e granitiche motivazioni sono alla base di un progetto solido come pochi altri nel panorama punk rock americano del terzo millennio. Anzi, fa un certo effetto realizzare che un quarto di secolo li separa dalla formazione, quando ancora si chiamavano Transistor Revolt ma le idee sulla missione della loro musica era già chiara.
Dopo la dirompente Ready to Fall, è il momento di uno dei pezzi migliori dell’intera serata, avvolto da un alone di mistero. Tutti hanno l’impressione di conoscerla, ma nessuno la conosce davvero. Ci si guarda intorno per capire se è la sensazione sia condivisa e le conferme ci sono tutte. Want It All – questo il titolo – è un gran bel pezzo, ma è anche inedito. Il pubblico del Magnolia ha persino il privilegio di essere il primo a sentire il nuovo brano, qui al suo debutto live assoluto, e assistere a quello che potrebbe essere il Big Bang di uno nuovo capitolo discografico.
L’anima del progetto si espande vivida sul palco con Prayer of the Refugee e con la versione semi-acustica di Hero of War. Non manca la parentesi sentimentale di Swing Life Away – una delle migliori ballad degli anni Duemila? – sempre perfettamente aderente al racconto della working class tanto caro a McIlrath. Si torna full-band e si chiude con una tripletta magnifica: Audience of One, Survive e l’immancabile Savior che avrebbe il potenziale di un piccolo inno generazionale, se avesse avuto la generazione giusta alla quale parlare.
Ascoltare i Rise Against dal vivo senza dare un valore a quel pugno alzato, in segno di rivolta, è impossibile e diventa quasi un riflesso incondizionato per chi ha passato anni della propria vita a cercare una bussola nei loro dischi. Mentre in cuffia c’è tempo di ragione, contestualizzare e soppesare parole e messaggi, quando ci si ritrova davanti al palco diventa tutto un gioco di imprinting, di appartenenza e militanza. È anche una sensazione preziosa, come preziosa è l’occasione di rivedere ogni volta i Rise Against in concerto. Che sia per il sound, per la qualità del songwriting, per l’impegno politico o per semplice rappresentanza di qualcosa che non viene ormai più fatto – almeno non così ben – i Rise Against restano ancora oggi una band assolutamente necessaria.