Articolo di Roberta Ghio | Foto di Giorgia De Dato
Le giornate si sono accorciate, settembre è arrivato e con lui quel sapore di un’estate che sta per finire e un nuovo autunno alle porte. Ma a Carroponte c’è Loredana Bertè, con il suo Liberté Summer Tour 2019. What else?!
Arrivo in largo anticipo, prendo posto dietro ad un gruppetto di ragazzini per garantirmi la visuale e non perdermi un attimo di ciò che avviene sul palco. Come mi aspettavo il pubblico non ha un’età, come le canzoni di Loredana. Si è fatto buio, quando vediamo i musicisti prendere posto sul palco e restare immobili, in attesa, mentre cori spontanei di acclamazione nascono a macchia qua e là tra i presenti. È con un messaggio sull’importanza delle parole, un monito: Diverso uguale unico, no al bullismo! argomento tanto importante quanto delicato, che prende via il live. E sull’intro rock a tinte arabeggianti di Maledetto Luna-Park fa il suo ingresso lei, Loredana Bertè. Capelli raccolti da un grande fiocco dal quale nasce una treccia, abito cortissimo sulle tinte del blu a mostrare quelle gambe a dir poco uniche, che le invidio da quando sono piccola e che già dalla prima adolescenza sapevo non avrei mai potuto avere. Ma soprattutto quella grinta, che insieme al suo timbro unico, da sempre, la contraddistinguono. Dalle prime strofe è chiaro a tutti che sul palco c’è la leonessa rock che amiamo, in una forma strepitosa, convincente fin dal primo attacco. Al brano iniziale, tratto dal suo ultimo album LiBerté (“Ultimo, ma non l’ultimo – dice ridendo – perché io sto qua!” a dichiarare con fermezza la sua volontà di fare musica), fa seguito uno dei suoi grandi successi, Il mare d’inverno. La serata non è sold-out, ma il calore che arriva dal pubblico è tanto e Lei lo sente, lo si capisce dal suo sguardo e dai suoi gesti di gratitudine, mentre si lascia avvolgere dal caldo abbraccio fatto di applausi e strofe cantate a squarciagola. Grinta dicevo, ma anche tanta ironia e desiderio di parlare col pubblico: ogni brano è preceduto da un piccolo aneddoto o confidenza che impreziosisce e rende ancora più consapevole l’ascolto.
Si ritorna al presente, con Babilonia e la sua l’energia a tinte funk su un testo che descrive un quotidiano di poche speranze, di acqua alla gola, e si prosegue con la strepitosa Notti senza luna dal testo maudit ispirato dalle letture de Les Fleurs du mal di Baudelaire, con un’esecuzione resa ancora più lacerante dalle immagini del videoclip interpretato da un’intensa Asia Argento (“Io sto con Asia!” esclama Loredana). Tra chiacchiere e confidenze, non manca qualche stoccata, come quella ironica verso Claudio Baglioni e il premio ricevuto a Sanremo “se mi dai un premio, almeno fammelo bello!” ma dietro questa provocazione c’è l’orgoglio per il brano presentato in gara e per le molteplici standing ovation ricevute in un teatro a volte severo e sordo, l’Ariston, che tuttavia ha amato il suo pezzo da subito. L’esecuzione di Cosa ti aspetti da me è a dir poco strepitosa, aggressiva, potente. In questo viaggio tra passato e presente non mancano i medley, come quello carioca, in cui alla Loredana sul palco fanno eco le immagini di Loredana degli anni ’80, bellissima; entrambe ci accompagnano a Rio, grazie a quel teletrasporto che solo la musica possiede, dove ci abbandoniamo al ritmo di Jazz. Dalla spensieratezza brasileira al freddo ghiaccio della Svezia e la confidenza, sul desiderio di avere dei figli con l’ex-marito Björn Borg “volevo lasciare traccia del mio passaggio urbano su questa terra, non solo dischi“, desiderio negato da una suocera che voleva progenie rigorosamente svedese. Come andò la storia è stata, volente o nolente, cronaca. Dalle parole di Loredana cogliamo ironia e consapevolezza, ma nonostante l’argomento chiuso e risolto, l’esecuzione di Mi manchi è di un’intensità unica, come di una disperazione presente e quel Ti amo, sospeso, sul finale, strazia e sa di un dolore sempre attuale. Si resta nei toni intimi, con le sinuosità di Una sera che piove per poi lasciarci andare all’applauso per Mimì “una ferita ancora aperta, con lei è morta una parte di me” che introduce Luna. Brividi. Il graffio del timbro di Loredana arriva ancor più in profondità grazie al basso penetrante, per poi esplodere nell’urlo disperato “che fine ha fatto lei (…) che fine ha fatto Dio“. Siamo tutti muti, gli occhi lucidi, teniamo il ritmo con la testa, ma abbiamo lo stomaco chiuso, non riusciamo a fare altro che ascoltare, in un religioso silenzio rock. Mimì resta sul palco, con Quante Volte e a cantare è Aida Cooper.
Cambiamo ritmo con il medley Indocina, soffice, se non fosse per le unghiate vocali che scuotono all’improvviso, per poi accogliere e lasciarci travolgere dall’inno, il manifesto, Liberté, con un’esecuzione esplosiva, sentita e urlata dal pubblico. Un ultimo picco di intimità con Anima Carbone, trascinante, durante la quale veniamo sollevati dal crescendo della voce della Bertè per poi essere catapultati sotto la pioggia che passa sul video, anche noi a vagare “nuda sotto un’acquazzone senza divisa e più nessun padrone come la vita fosse solamente una battuta divertente“. Si torna leggeri, Dedicato con tanto di baci appassionati sul palco, per poi accogliere Non sono una signora, attesissima, cantata e interpretata con anima e corpo da tutti, ma proprio tutti, seguita dalla calda Sei Bellissima, con momenti di abbracci tra il pubblico, telefoni sguainati a immortalare un brano unico, indimenticabile, stupendo. Dopo questo tris siamo un po’ tutti frastornati e leggeri. Il finale è lasciato all’ancheggiante Tequila e San Miguel e all’immortale E la luna bussò, in cui Loredana armata di selfie stick fa un giro dietro le quinte a riprendere tutti coloro che hanno reso la serata speciale, musicisti, fonici e … anche noi! Termina il live In alto mare, ma anche dopo gli inchini e i saluti finali si continua a ballare sulla musica che accompagna i titoli di coda, con Loredana rimasta sola sul palco a salutare al ritmo di Senza Pensieri, brano estivo, in collaborazione con Rovazzi e J-Ax.
Volti felici, espressioni leggere, qualche traccia di mascara colato, ci avviamo verso l’uscita. E mi coglie un pensiero. Quando da bambina canticchiavo Non sono una signora, non capivo cosa significassero alcuni passaggi, ma la amavo. Anno dopo anno le parole “una per cui la guerra non è mai finita” le ho sentite e le sento dannatamente mie. Come LiBerté, arrivata a decenni di distanza, che sembra scritta per chi come me vive, sente o desidera di poter urlare “ora e sempre niente potrà farmi più male finalmente“. Siamo tutti dei guerrieri nella nostra Babilonia. In questo live, la Bertè ha unito passato e presente senza traumi, come solo chi è fedele a sé stesso riesce a fare, accompagnata da musicisti strepitosi. Ma soprattutto ci ha confermato di essere ancora desiderosa di fare battaglie e la voglia di continuare a scrivere e a urlare i nostri dolori, le nostre emozioni. Grazie Loredana!
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LOREDANA BERTÈ – La scaletta del concerto al Carroponte
Maledetto Luna-Park
Il mare d’inverno
Babilonia
Notti senza luna
Una donna come me
Cosa ti aspetti da me
Messaggio dalla luna
Petala / Esquinas / Jazz
Mi manchi
Una sera che piove
Luna
Quante volte
Ballo sola
Stare fuori / Madre metropoli / Indocina
Liberté
Anima carbone
Dedicato
Non sono una signora
Sei bellissima
Tequila e San Miguel
Questa sera non ti dico no
E la luna bussò
Per i tuoi occhi
In alto mare
