Articolo di Chiara Amendola | Foto di Marco Arici
Sono stata un adolescente borderline e incompresa. Nel mio slang poco cool, i capelli spettinati e la peluria superflua mi sentivo un’aliena. Comunicavo la mia ribellione indossando t-shirt a righe e abbondando col mascara. L’unica via d’uscita al mio disagio era ascoltare canzoni emotivamente devastanti, che riuscissero in qualche modo a parlarmi nel profondo.
Gli Editors sono stati la mia luce in fondo al tunnel in questa fase pubblicamente inadeguata.
Nel caso necessitassero ancora di presentazioni gli Editors sono entrati in scena nel 2005 con il loro album di debutto The Back Room e fu come una grande ma lenta esplosione. In poco più di un anno, dal singolo di debutto Bullets, pubblicato in 1.000 copie con una piccola etichetta, alla loro prima apparizione a “Top of the Pops” con il singolo Munich sono stati consacrati a nuova rivelazione post-punk e superstar Indie Rock.
Con il secondo album, An End Has A Start, nel 2007 hanno dimostrato molto di più superando le loro prime influenze, chiaramente Post-Punk degli anni ’80, iniziando a evolversi davvero.
E in effetti da quel momento è stato tutto un salire, con una maturazione verso sonorità elettro-dance e un continuo reinventarsi tra un album e l’altro mantenendo in vita il loro marchio.
Il Black Gold Tour rappresenta per me un’opportunità davvero interessante per osservare gli ultimi proliferi 15 anni della band e un’occasione per riflettere sull’eccitante futuro di una delle storie di successo più inaspettate e durature del mondo della musica made in UK.
Quando le luci si spengono arriva il primo momento “wow”: la magnifica configurazione del palcoscenico. Sullo sfondo ci sono strutture metalliche e una parete vuota, una scenografia realizzata per alimentare lo show con un incredibile spettacolo di luci.
Di solito la scaletta di un concerto prevede un intro soft che man mano col procedere scalda la platea in un climax ascendente. Non è ciò che succede questa volta. Gli Editors decidono di regalare ai fan uno dei loro pezzi più amati per aprire le danze, An End has a Start, difficile non immaginare come abbia reagito il pubblico a un ingresso così energico. In effetti tutto procede in tal senso, la setlist incalza con un tuffo nel passato più amato con Bullets e Bones.
Dal vivo gli Editors sono coinvolgenti, merito anche e soprattutto della teatralità di Tom Smith. Ci sono band in cui i frontman cantano bene i loro pezzi, altre in cui i cantanti sembrano disinteressati, e infine ci sono quelle in cui le canzoni vengono interpretate come se ogni parola scritta fosse un pezzo di letteratura pari a Shakespeare.
Gli Editors fanno parte di quest’ultima categoria. Smith è uno showman – tra il passaggio senza soluzione di continuità dal piano alla chitarra al synth, fa tutto ciò che è in suo potere – posa come in una piéce teatrale, interagisce con la folla – tutto il possibile per far sapere che le sue canzoni sono importanti. Difficile non ammirare un uomo così impegnato nella sua arte.
Papillon ha ovviamente scatenato nei presenti la reazione che esattamente mi aspettavo: migliaia di braccia in aria, euforia e sorrisi leggeri stampati sulla folla, d’altronde come potrebbe essere il contrario? Al termine del brano Tom accenna You spin me round dei Dead or Alive, quanto basta per far definitivamente impazzire tutti.
A sorpresa la band mi regala due pezzi a cui sono molto legata A Ton of Love e Formaldehyde, dalla platea parte altisonante il mio urlo muto. Trovo che tra tutti i singoli registrati negli anni questi due pezzi funzionino particolarmente bene dal vivo, pensiero collettivo considerando il caos che percepisco sin dai primi accenni di nota.
L’encore parte sulle dolci melodie di Distance seguita da Racing Rats, ormai il finale è vicino e i fan contano i pezzi che mancano all’appello.
A Munich e Smokers Outside the Hospital Doors, come prevedibile, spetta il duro compito dei saluti. Già perché lo spettacolo potrebbe continuare ancora per ore e non stancare mai abbastanza.
Le luci diventano calde e opache, la ressa per arrivare all’uscita mi offre la possibilità di fermarmi al merchandising. Acquistare il vinile della band è quasi un obbligo, un segno di riconoscenza da parte della giovane me, imbranata e melodrammatica, che riemerge puntualmente in queste circostanze per ricordarmi che in fondo non sono poi così cambiata.
Clicca qui per vedere le foto degli Editors in concerto a Milano (o sfoglia la gallery qui sotto)
EDITORS – La scaletta del concerto di Milano
An End Has a Start
Bullets
Bones
Escape the Nest
Magazine
Sugar
Upside Down
Violence
Frankenstein
Papillon
Ocean of Night
The Weight of the World – (acoustic)
Spiders
A Ton of Love
Formaldehyde
All Sparks
Blood
Nothing
Walk the Fleet Road
You Are Fading
Encore
Distance
The Racing Rats
Munich
Smokers Outside the Hospital Doors
