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Reportage Live

Attento al bastian contrario: A PERFECT CIRCLE in concerto a Milano

Articolo di Matteo Pirovano | Foto di Davide Merli

Ho atteso per quattordici anni questo concerto (purtroppo mi sono perso quello estivo allo scaligero) e, solo per questo motivo, le mie aspettative erano di fatto elevatissime.

Se aggiungiamo che l’ultimo capitolo in studio Eat The Elephant, tanto criticato da fan e addetti ai lavori, è stato ed è per me un capolavoro fatto e finito (dalle atmosfere ai testi, dall’immaginario che cela alla teatralità che ostenta) potete immaginare quali fossero le speranze riposte in quello che, da tempo, consideravo come la plausibile punta più alta del mio affollato 2018 concertistico.

Tutto quanto da me auspicato non è stato minimamente disatteso.

Lo show di Milano, prima di due date che li vedrà esibirsi questa sera nella cornice romana del PalaLottomatica, è stato perfetto. Ok, ok, a dirla tutta sono mancate all’appello alcune chicche della discografia della band e quel remix proprio non mi va giù, ma sono sottigliezze se comparate a uno show che mi ha inchiodato dalla prima all’ultima nota su un seggiolino che di comodo non aveva nulla.

Minacciosi messaggi stampati su cartelli esposti ovunque, ribaditi a più riprese dallo speaker, vietavano l’utilizzo dei telefoni cellulari in sala, divieto preso alla lettera da una security attenta a bloccare qualsiasi tentativo contrario. In questa atmosfera un po’ retrò inizia il concerto nella più totale oscurità.
Le luci sono bassissime rendendo il lavoro dei fotografi quasi impossibile. La band si dispone su un palco a isole sopraelevate, Maynard si posiziona su quella centrale ma leggermente nelle retrovie.
Non verrà mai illuminato. Sembra incredibile ma questa scelta risulterà vincente, la sua presenza giganteggia sebbene non si abbia idea della sua immagine. I più vicini al palco parlano di lui fasciato in un abito rosso con ai piedi delle scarpe bianche ma nessuno ne è convinto sino in fondo.
Dagli spalti si nota un’ombra o poco più.

Ma non importa perché è la musica, com’è giusto che sia, ad impadronirsi dello scettro catalizzando l’attenzione del pubblico. Quando Maynard inizia a cantare sulle note della nuova Eat the Elephant non si può che rimanere a bocca aperta. I suoni sono perfetti, almeno dove mi trovo io, e il forum si trasforma come d’incanto in un teatro. La voce di Keenan arriva precisa e pulita, quanto di più fedele all’incisione da studio.

Clicca qui per vedere le foto degli A Perfect Circle a Milano (o sfoglia la gallery qui sotto).

La magia continua nella successiva, eterea, Disillusioned, dove Keenan si arrende all’evidenza di una società ormai sopraffatta da una nuova dipendenza fatta di silicio (la tecnologia), salvo poi chiedere a gran voce un cambiamento nel finale, dal quale trasuda la speranza di un agognato riscatto.

Con The Hollow e Weak And Powerless si consuma il primo salto nel passato della band e ci si accorge dell’importanza fondamentale delle luci.  Si ha l’impressione che cambino a seconda dell’album suonato, passando quindi dalle fredde tinte blu ad altre arancioni più calorose.

Con So Long, and Thanks for All the Fish, originariamente scritta da Billy Howerdel per il suo progetto solista Ashes Divide, si ritorna a presentare l’ultimo disco. Lo sfondo scenografico ci trascina sotto il mare e il simbolo degli A Perfect Circle si trasforma assumendo le sembianze di due delfini che saltano fuori dall’acqua.

Il concerto, come già anticipato, è stato tutt’altro che un greatest hits. Alcuni dei brani più famosi della band non sono stati suonati per far posto ai pezzi della recente produzione che, alla fine, saranno ben otto su diciotto totali.  Sebbene nella parte centrale dello show si sia ritornati al monumentale Mer de Noms, con Rose e Thomas, strizzando l’occhio a Thirteen Step con The Noose e Vanishing, è con Talk Talk, la stupenda The Contrarian e Hourglass che lo show ha ripreso la forma apparentemente studiata per questa serie di spettacoli. Mi spiego meglio. Le canzoni che hanno fatto la fortuna della band sono state eseguite in modo impeccabile e la risposta del pubblico è stata chiaramente entusiastica ma ho avuto la sensazione che fossero tasselli necessari ma quasi “fuori posto” in un contesto oggi completamente differente.  Probabilmente solo una suggestione personale.

La band si congeda dal suo pubblico con la nuova ballata Delicious, sul finale della quale Maynard ci autorizza finalmente (?) a riprendere in mano i nostri cellulari per scattare foto a un palco che abbandona frettolosamente mentre McJunkins, Friedl e Howerdel ci consegnano le note finali di uno degli show migliori di tutto l’anno, giusto in tempo per classifiche, resoconti e racconti ad amici e parenti agli imminenti cenoni.

A PERFECT CIRCLE – La scaletta del concerto di Milano

Eat the Elephant
Disillusioned
The Hollow
Weak and Powerless
So Long, and Thanks for All the Fish
Rose
Thomas
(What’s So Funny ‘bout) Peace, Love and Understanding
Vanishing
The Noose
3 Libras
The Contrarian
TalkTalk
The Doomed
Counting Bodies Like Sheep to the Rhythm of the War Drums
The Package
Delicious

Written By

Nasco il giorno di San Valentino del 1978, e forse proprio per questo sono, da sempre, un nostalgico romantico. Apro per la prima volta gli occhi a Genova, ma non riesco a definirmi Genovese a tutti gli effetti pur essendole visceralmente legato. La mia vita è stata vissuta al confine tra la provincia ligure e quella Alessandrina, mi piace considerarmi un apolide della collina. Appassionato di musica sin dalla giovanissima età, cresciuto tra i dischi dei miei, diviso tra Black Sabbath e Led Zeppelin, seguo la musica da sempre. Sono ormai più di vent'anni che coltivo la passione dei concerti, una delle poche a non essere mai calata nel tempo. Sono un Vespista e un Jammer, chi ha una di queste due passioni sa cosa esse significhino. Nella vita lavorativa mi occupo di tutt'altro, le mie passioni sono la mia linfa e la mia energia, sono ciò che riempiono quel bicchiere che, per mia fortuna, riesco sempre a vedere mezzo pieno.

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