Articolo di Giulio Taminelli | Foto di Andrea Ripamonti
I 2Cellos scelgono l’Arena di Verona come ultima tappa europea del loro Final Tour, la grande fatica prima del definitivo scioglimento.
Il duo, nato nel 2011 dall’intuizione di Luka Šulić e Stjepan Hauser di portare su Youtube cover di brani rock eseguite al violoncello, dopo oltre un decennio di popolarità a livello mondiale, sei album e collaborazioni con mostri sacri della musica come Elton John, Zucchero e Steve Vai, ha infatti deciso di concludere la propria carriera in grande stile con un lungo tour d’addio.
Insomma: o ora o mai più!
Preparo il fido zainetto da concerto pensando a come ci si debba vestire per un duo d’archi all’Arena, optando alla fine per una sobrissima maglia di Godzilla abbinata a dei calzini con le aragoste.
Fortunatamente, una volta entrato, mi rendo conto dell’assenza di un vero e proprio dress code, con ragazzi in jeans e felpa seduti a fianco di signore attempate con pelliccia e cappellino.
Vengo accompagnato al mio posto e mi fermo ad osservare la folla più variegata che abbia mai visto ad un concerto. Dai dieci agli ottant’anni, dal più elegante a quello appena uscito dal lavoro, tutti uniti dalla volontà di celebrare l’ultimo atto della carriera di due persone che, partendo da internet, sono riuscite a girare il mondo grazie alla loro passione per la musica.
Si spengono le luci, momento di silenzio.
Le prime note del Benedictus di Jenkins invadono l’arena, mentre luci calde e morbide lentamente illuminano il palco.
La sensazione è piacevolmente calma, quasi ipnotica. Si ha davvero l’impressione di star assistendo ad un concerto classico.
Poi tutto cambia.
L’accompagnamento diventa più ritmato, lo sfondo si schiarisce, le luci diventano più forti e d’improvviso il Benedictus diventa Where the Streets Have No Name degli U2.
Il pubblico a prima vista è ancora immobile, ma le assi di legno del pavimento tremano a tempo, segno che più di qualcuno sta battendo il piede seguendo la musica.
Le note diventano via via più vivaci, più allegre e, senza quasi rendersene conto, ora è Castle On the Hill di Ed Sheeran a risuonare nel teatro.
Ormai è chiaro, la gente sta apprezzando e si muove sulle sedie. I 2Cellos hanno ottenuto il loro scopo, togliere quel senso di rigidità da “musica da sala” alla situazione e trasformare l’evento in un concerto vero e proprio.
Valore aggiunto: Durante un momento concitato, il jack del violoncello di Luka si stacca.
Il tutto viene recuperato in pochi secondi, con lo stesso Luka che riattacca lo spinotto usando il suono prodotto come parte della ritmica e riprendendo in mano alla grandissima la situazione
Fine brano e applauso del pubblico.
Stjepan prende il microfono e, in un buon inglese interrotto da alcune battute in italiano, fa capire che sarà lui la voce narrante della serata, lasciando a Luka il ruolo del musicista.
La ripresa è decisamente più moderna con una fantastica Resistance dei Muse ad aprire una seconda fase del concerto che,dopo un ulteriore passaggio dagli U2 con With or Without You abilmente mescolata con il Nessun Dorma della Turandot, omaggia il Re del Pop con Human Nature e Smooth Criminal.
Altro giro di battute e si comincia a fare rumore.
Sul palco viene portata una batteria, le luci diventano decisamente più accese e l’Arena si anima alle prime note di Thunderstruck, canzone cara ai 2Cellos per via della popolarità che la loro versione ha raggiunto in rete.
Da qui, tutta la parte centrale della serata sarà un susseguirsi di pezzi rock ritmati e ballabili al punto che anche i più anziani tra i presenti, spinti dall’entusiasmo, si sono alzati dalle sedie e hanno cominciato a cantare.
L’intenzione dei due violoncellisti è chiara: “far divertire la gente ha la priorità su tutto” e così Seven Nation Army si fonde con la Lambada, Smell Like Teen Spirit gioca con le luci di fondo, Highway to Hell viene suonata tra il pubblico scimmiottando Angus Young (Ma con un violoncello da otto chili attaccato al busto da un sostegno simile a quello dei cassisti nelle marching band) e Satisfaction degli Stones che funge da finale di blocco con ovazione da parte della platea.
Altro giro di battute da parte di Stjepan, ormai vero mattatore della serata che si diverte a giocare con il pubblico, e si riparte per l’ultimo spezzone prima della chiusura.
Back in Black conclude la linea di cover dedicate agli AC/DC (a mio avviso avrebbero potuto sostituirla con un brano di qualche altro artista, dato che erano già stati eseguiti altri tre pezzi dello stesso gruppo) e si passa a Sweet Child O’ Mine dei Guns N’Roses che, dopo aver scaldato il pubblico, cede il passo ad una sorprendente versione di Livin’ on a Prayer.
L’ultimo “scherzo classico” trasforma il finale dell’Ouverture del Guglielmo Tell, cavalcata in grado di dare energia anche a un morto, in The Trooper degli Iron Maiden, i maestri della cavalcata nella NWOBHM e, come culmine, tutta l’energia accumulata viene sfogata in una contrastante quanto liberatoria Wake Me Up di Avicii, con la folla (ormai non è più del semplice pubblico) che balla, muove la testa e applaude.
Ultimo giro di battute con le persone che tornano a sedersi e riprendono fiato per gustarsi il finale.
Il batterista saluta, scende dal palco, l’atmosfera torna calma.
Partono le note di Hurt di Johnny Cash, con le luci che si fanno più fioche.
Risvegliatomi per un momento dall’ipnotico giro di archi, mi rendo conto che nonostante tutto l’arena è ancora illuminata e, girandomi verso gli spalti, vedo tantissimi flash di cellulari che creano un’atmosfera surreale.
Lo stesso si ripete, ma con ancor più intensità, durante l’impareggiabile Hallelujah di Leonard Cohen, ultima canzone della serata che, esattamente come il Benedictus ha trasportato i presenti nel “mondo” del concerto, riporta tutti alla realtà.
Anche l’uscita dall’Arena ha un sottofondo “ragionato”, ovvero Tko Sam Ja Da Ti Sudim di Oliver Dragojević, uno dei più grandi cantautori mediterranei del ‘900 e connazionale di Stjepan Hauser (Pezzo che consiglio di ascoltare perché semplicemente meraviglioso).
I 2Cellos ancora una volta (l’ultima) hanno dimostrato la loro bravura e poliedricità, superando il concetto di concerto inteso come mero insieme di canzoni e portandolo a livello di esperienza emozionale, curando ogni momento della serata esattamente come si farebbe in un opera classica ma senza perdere l’animo rock dei gruppi a cui hanno reso omaggio.
Divertire il pubblico divertendosi, emozionare emozionandosi e amare la musica non solo come un professionista ma come un ragazzo che, nella propria cameretta, si diverte a imitare i suoi idoli nel canto e nelle movenze.
Questo ci insegnano Luka e Stjepan.
Sicuramente il futuro riserverà loro altre emozioni (sono entrambi solisti affermati, all’apice della scena musicale classica internazionale) ma, a distanza di undici anni, credo che quei due ragazzi con la telecamera e i violoncelli siano riusciti a dare una scossa al mondo della musica nata dalla rete che difficilmente dimenticheremo.
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2CELLOS: la scaletta del concerto all’Arena di Verona
Karl Jenkins –Benedictus
U2 – Where the streets have no name
Ed Sheeran – Castle on the Hill
Muse – Resistance
U2 – With or without you
Michael Jackson – Human Nature
Michael Jackson – Smooth Criminal
Ac/Dc – Thunderstruck
White Stripes – Seven Nation Army
Prodigy – Voodoo People
Nirvana – Smell like teen spirt
Ac/Dc – Shook me all night Long
Ac/Dc – Highway to Hell
The Rolling Stones – Satisfaction
Ac/Dc – Back in Black
Guns ‘n Roses – Sweet Child o’ Mine
Bon Jovi – Livin’ on a Paryer
Iron Maiden – The Trooper
Avicii – Wake me Up
Johny Cash – Hurt
Leonard Cohen – Hallelujah