
WILD BILLY CHILDISH & THE MUSICIANS OF THE BRITISH EMPIRE - Thatcher's Children
Billy Childish non si smentisce mai. Sempre instabile, sempre immobile, sempre eccessivo. Sempre presente. Sempre stacanovista. L’immancabile stacanovista. Billy Childish e le sue truppe,, i suoi miti, le sue allucinazioni, i suoi continui, discontinui, abusi artistici. A pochi mesi di distanza dall’ album che aveva segnato il natale del 2007 (“Christmas 1979”), riecco l’inglese baffuto accompagnato dalla sua ultima, giovane, creatura dei Musicisti dell’Impero Britannico. Nessun cambio in formazione. Il Solito trio. Il solido trio.
“Thatcher’s Children” è il terzo album di Wild Billy Childish & The Musicians Of The British Empire. Dodici brani, trenta minuti, un disco breve, tirato, omogeneo, garage. “Thatcher’s Children”, una copertina in stile Sex Pistols, il duetto che si ripete e che c’ammazza tra le voci di Billy Childish e di Nurse Julie, l’infermeria angelica tanto devota ai seventies (“Coffee Date” e “He’s Making A Tape” sono super). Billy Childish nel punk, nei suoi colori, nei suoi accordi semplici, lineari, nei suoi panni da artista tutto fare. “Thatcher’s Children”, gli Who come punto di riferimento, come presenza fissa.
Il terzo lavoro di Wild Billy Childish & The Musicians Of The British Empire tocca la solita scena, la solita onda. “Thatcher’s Children”, niente di nuovo, solo il garage del Maestro baffuto.
