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I 5 brani preferiti di ANGELO ROMANO

Esce oggi venerdì 26 aprile 2024 su tutte le piattaforme digitali il nuovo singolo di Angelo Romano, musicista e cantautore itinerante che ha dedicato un brano al sentimento della noia, una canzone che parla di noia, ma che non vuol essere noiosa. Un nuovo capitolo che ci avvicina alla pubblicazione di un nuovo disco, e che ci svela uno spaccato di vita autobiografico dello stesso Angelo che racconta che “La noia” è stata ispirata “… da una relazione nella vita reale con una partner che trovava molte cose nella vita “noiose”, me compreso probabilmente.”

Angelo Romano è un cantautore dalle numerose influenze, poliglotta ed eclettico, canta in inglese quando vuole farsi capire da tutti, per rifugiarsi nel “suo” siciliano quando non ha voglia di esporsi, mentre l’italiano è una sentita via di mezzo che vedremo anche nel disco in uscita. La sua è una vita in movimento, e la sua musica si bassa su elementi di folk e post-punk, ricordando artisti come Tom Waits o Nick Cave, passando per Rino Gaetano.

Noi, per conoscerlo meglio, non potevamo che chiedergli quali fossero i suoi 5 brani preferiti, ed ecco com’è andata!

THE BEATLES – HERE COMES THE SUN

Credo che sia una delle poche canzoni che è in grado di strapparmi un sorriso e una lacrimuccia con regolarità svizzera. Da uno che è si è ritrovato sotto il carrarmato della depressione in posti nordici dove il sole raramente fa mostra di sé, non posso non percepire la voce di George Harrison mentre canta “little darling” e “it’s alright” come una medicina per l’anima. Senza dimenticare quelle linee di sintetizzatore così vintage però così perfette, che personalmente ritengo tra le più belle mai registrate in uno studio da un essere umano.

THE NATIONAL – THE GEESE OF BEVERLY ROAD

I National di “Alligator”, l’album che mi ha fatto conoscere questa band quando era davvero roba da intenditori, con quelle chitarre quasi ambient e una batteria che distrattamente potrebbe suonare sbagliata e persino fuori tempo ma in verità ha assolutamente senso.

Il Matt Berninger dei tempi d’oro che sul palco si dedicava a spaccare le bottiglie di vino rosso dopo aver fatto il peggior crowdsurfing mai visto era il “vorrei ma non posso” dei tempi per me. E “The Geese of Beverly Road” è un esempio lampante di come scrivere un gran pezzo: i testi evocativi, le evoluzioni armoniche giuste, le frasi cantate che rimangono impresse nella mente, le citazioni letterarie mai messe a caso. “Serve me the sky with a slice of lemon”: per me è una delle frasi più suggestive mai scritte, lo posso dire?

DAMIEN RICE – PRAGUE

Aprile 2012, finalmente decido di visitare Praga, una Baby Taylor come strumento per suonare in strada, e – non so come – mi ritrovo in un appartamentino dove vive un tipo francese con la sua compagna, dove ha luogo un “house concert” di un ragazzo di Berlino: alla fine mi unisco anche io, e la cosa diventa una specie di jam. Io e lui abbiamo forme musicali ed espressive distinte, come è lecito attendersi tra un siciliano e un tedesco; abbiamo però anche un approccio alla vita non dissimile e molti interessi artistici in comune, a cui quello per Damien Rice, che proprio in onore a Praga aveva scritto questo pezzo che, manco a farlo apposta, rimanda a un artista in giro per l’Europa con una valigia piena di demoni, un po’ come me all’epoca. Nei giorni successivi, scriviamo entrambi dei pezzi su Praga a nostra volta. Lui racconta di “birds”, io più prosaicamente di “girls”.

Oggi, nel 2024, dopo tante avventure e tanti concerti insieme, posso dire che siamo ancora “best friends”. Di quelli che si incontrano per caso un pomeriggio a Praga.

BRUNORI SAS – LA VERITÀ

Ho colpevolmente scoperto Brunori Sas con grave ritardo. Nel suo nome mi imbatto per una omonimia con il centravanti del Palermo (squadra di cui faccio il tifo), e da lì con curiosità decido di ascoltare un suo album. Scelgo “A casa tutto bene”, il titolo mi intriga.

Faccio partire in play il primo pezzo nelle cuffiette mentre mi ritrovo in giro per le strade di Berlino: e, niente, mi arriva una sensazione come una coltellata al cuore accompagnata da lacrime che vogliono uscire copiosamente. Le parole fanno male perché mi rappresentano perfettamente in quel momento. Non mi capitava da davvero tanto tempo. In questo pezzo c’è tutto: la profondità di pensiero, l’empatia, la musica, la complessità del semplice, la capacità di esprimere le umane paure in maniera così lucida e tagliente.

EINSTÜRZENDE NEUBAUTEN – THE GARDEN

Durante i miei tre anni a Berlino, a una certa mi ritrovo a dover affittare una “Proberaum”, una sala prove, a causa delle continue minacce di chiamare la “Polizei” della sensibile vicina del piano di sopra.

Finisco quindi vivace quartiere di Wedding, tra strade con nomi scandinavi piene di kebab e caffè turchi. Il proprietario della sala prove, un eclettico violinista molto berlinese, mi svela che lì accanto si trova lo studio dove Blixa Bargeld e gli Einstürzende Neubauten registrano la loro musica. Da fan sfegatato di Nick Cave e, per proprietà transitiva, di Blixa, la cosa diventa un ottimo motivo per usare costantemente “quella” sala prove.

In quell’anno di apparente vicinato, non ho mai avuto l’opportunità di incontrare Blixa e dirgli “dankeschön”, grazie, per aver influenzato così profondamente la mia crescita musicale e per avermi insegnato che anche il rumore più stridulo può diventare suono e finanche musica, e che basta una camera fissa filmando la staticità di un uomo con un grande cappello per fare un grande video musicale.

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