Articolo di Marzia Picciano
É l’anno della rivincita del rock? Se lo chiedessimo agli October Drift ci risponderebbero senza troppi giri di parole di si, e anche se non lo fosse, per loro lo sarebbe lo stesso. Anche per i fan del genere. In realtà ne abbiamo parlato qualche giorno fa per una breve intervista.
Piccolo passo indietro: di chi stiamo parlando? In breve, di Kiran Roy (voce/chitarre), Alex Bispham (basso), Chris Holmes (batteria/voce) e Dan Young (chitarra), quattro giovanissimi originari di Taunton, Somerset, Sud ovest della Gran Bretagna. Che in questo momento stanno attraversando l’Europa per il loro primo tour da headliner per arrivare questo sabato 14 dicembre a Milano, al Legend Club, per presentare il loro nuov(issim)o album, Blame The Young, uscito a fine settembre.
Se il timing puó sembrare di corsa e scapicollato, ci tengo a sottolineare che loro esattamente questo, di corsa, intenso come una sessione di boxe di 45 minuti, e scapicollati come i nostri turbamenti quando si affaccia la possibilità di rovinarci la giornata.
E poi sono davvero una live band: hanno prima suonato e poi inciso. E a quanto pare dal vivo sono così bravi da aver convinto diverse persone, a partire Justin Lockey, chitarrista degli Editors, già loro produttore. Ma soprattutto proprietario della Physical Education Recordings, etichetta sotto cui si forma alla velocità della luce, eppure così naturalmente, Blame The Young. Hanno già visto Glastonboury, nel 2017, ma amano anche il festival europei più piccoli, o quelli che portano line up non scontate come il Greenman.
Alle mie orecchie la presenza del chitarrista degli Editors lascia un marchio indelebile nella loro musica e anche nel sapore che lascia in bocca, quando sorbita. Ma non c’é solo questo. Kiran non ha dubbi: chi ha ispirato e dato forma di più alle loro canzoni, nel momento in cui hanno deciso di fare musica sono i The National. Seguono Radiohead, Smashinh Pumpkins. Non si negano le sperimentazioni, come fatto con Naked, EP contenente le versioni acustiche (se non orchestrate) di alcuni pezzi molto dolci(amari), Naked e Cinnamon Girl. Pensano sia fattibile anche per Blame The Young, con versioni di album dal vivo o una versione acustica, ma non hanno ancora deciso cosa.
Se i primi dischi Forever Whatever e I Don’t Belong Anywhere sono l’anticamera nascosta e catastrofica della camera iperbarica che viviamo nella nostra quotidianità (e quindi abbondano chitarrone più grunge, più pienamente rock nel senso classico), Blame The Young é la deviazione romantica, che necessariamente abbraccia l’indie, il punk più melodico, fabbrica dei perfetti singoli di disagio esistenziale a cui appassionarsi. Una fucilata sorda. Prendono e amplificano un concetto, quello della negazione, quel sentimento, o approccio, che man mano ci siamo trovati a rendere il substrato delle nostre giornate. Purtroppo.
Ma quanto é difficile mettere questo in parole, musica? Gli October Drift non rinunciano al rumore, alle chitarre da sfondare, al sentimento, che tanto mi sembra di sentire, sotto sotto, i miei amatissimi Killers dei primi album. É che in Kiran e soci ci trovo un pó di tutto, di quello che ascoltavo prima di entrare nella maturità del pensiero e pacatezza dei pensieri, anche quelli più neri. Dacché mi viene proprio da pensare che la negazione sia un sentimento per vecchi, e deve sapere di qualcosa che in fin dei conto ci appartiene pure troppo.
Sarebbe proprio da chiedere cosa ne pensano, no? Sento Kiran mentre é nel tour bus in viaggio da Stoccolma alla Germania, dove lunedi si sono esibiti a Berlino. Poi mi dice hanno Praga, poi arrivano nel Bel Paese e quindi Parigi e hanno un paio di date nei Paesi Bassi. É decisamente soddisfatto e felice. “Il nostro primo tour da headliner in Europa, non sapevamo bene cosa aspettarci. Siamo piacevolmente sorpresi. Voglio dire, finora è stato davvero, davvero fantastico”.
Gli October Drift di palchi ne hanno visti peró. Hanno aperto gli Editors in tour in Europa ed é stato qui che hanno visto il pubblico milanese per la prima volta (un’altra data solo era prevista ma é stata cancellata). Hanno vissuto i palchi anche di tantissimi festival, un numero estremamente alto se si considera la loro “giovinezza”. Gli October Drift stanno cercano la loro via a un successo sempre più ampio, per ora supportata in primis da una critica molto positiva, anche e specialmente quando di parla di negazione.
“Volevamo davvero dar vita a una specie di viaggio in questo album. Inizia con questa cosa della negazione e poi tocca il fondo, dove tutti capitolano, e poi finisce con una specie di speranza di guarigione verso la fine”. Basta pensare a un pezzo come Wallflower: “cigarettes and bloodsports/I’ll remain a wallflower”. Messo lì quasi al mezzo di una scaletta dove il punto centrale é la sensazione di essere confortably numb nella posizione di irrilevanza e apatia che viviamo.
Anche identificare questo processo é stato naturale. “È stato solo quando abbiamo avuto le canzoni complete che le abbiamo messe insieme. E le abbiamo messe in quell’ordine, come se potesse portare (l’ascoltatore ndr) in una specie di viaggio, e che avesse senso in questo”.
Ed é un passo ulteriore anche lo stesso viaggio. “Il secondo album è uscito direttamente dal lockdown ed è stato registrato in quell’ambiente, nell’era della pandemia. Ha molta più claustrofobia. Questo sembra un pó come uscire dall’altra parte, come se ci fosse un pó più spazio, ha elementi di guarigione. È da questo che siamo partiti.”
Anzi dice “rushed” che é poi la velocità reale con cui il tutto é nato. Ma come coniugano la loro presenza scenica a questo nuovo mood di superare la claustrofobia degli anni 2020s?
“Quando siamo arrivati al secondo album, ci siamo resi conto che avevamo fondamentalmente due album scritti a metà, e uno era più un pó grunge, un pó rock, ed è lì che questa parte é andata per fare il secondo album. E poi metà di quelle canzoni le abbiamo trasferite in questo album, dal momento che erano un pó più espansive. E, sì, alcune di queste canzoni sono state scritte anche in quel mood rock, dove scrivevo da solo tra le chitarre acustiche. E ancora, quando ci siamo potuti incontrare di nuovo (con la band ndr), abbiamo unito le cose, e tutti gli altri hanno portato le loro idee musicali.”
Che poi, a metterle insieme, dal vivo, hai bisogno di armonia. Mi affascina sempre moltissimo sapere delle vite segrete o neanche tanto delle band, soprattutto agli inizi. “Abbiamo lavori in cui siamo potuti essere flessibili” Ad esempio Kiran in un bar della sua area (dove ormai andrà il weekend prima di Natale, visto il tour, e ride). “Ci incontriamo tre volte a settimana, ogni weekend, quando proviamo. A volte c’è un difficile equilibrio. Sai, tra lavoro e famiglie e la band, tutto. Per un po’ di tempo, abbiamo cercato di fare le cose per bene e a questo punto spero che tutto ció stia dando i suoi frutti. Non lo do per scontato, abbiamo tour europei e cose del genere. Sono davvero grato.”
Provo a figurarmeli nel Somerset. In questo angolo di cui conosco solo l’aspetto più turistico (o quello dello sfondo dei polizieschi inglesi), con i loro giardini e case basse a mattoni rosse, le viuzze instagrammabili, dove mettiamo gli October Drift? Probabilmente dove sta mezza UK oggi. In un mezzo, peraltro particolarmente incazzato. Dalla Brexit, da una situazione esplosiva, instabilità governativa, da quello che ne é uscito dalla Brexit, dalle ingiustizie del sistema, cataclismi climatici etc. Glielo chiedo. É un caso che il filone post-punk stia vivendo una scia di rigenerazione tutta britannica (e irlandese)? Non c’é una connessione?
“Penso che sia davvero interessante. Questa è stata una specie di reazione di fronte ai disordini politici, questa è stata la musica nel Regno Unito, ed è un riflesso del tempo. L’ho trovato molto interessante. Penso al punk, a una rinascita politica e a molte band che stanno emergendo.” Come gli Idles, ma nonn solo. “Quello che mi sembra fondamentale é che ci sia stata una sorta di resurrezione della guitar music. La nostra musica non è così direttamente politica come alcune delle band che sono sotto i riflettori oggi, ma vedo un riflesso del tempo. Tutti scrivono canzoni che riflettono l’ambiente, e l’ambiente si riflette nelle opere su cui lavorano e credo che sia anche qualcosa di inevitabile. È comunque una connessione interessante.”
Kiran non é negativo su tutto peró. Vede positivamente questa reazione. E anche la reazione. “C‘è così tanta divisione (in generale ndr) e penso che questa divisione sia stata alimentata dalle persone online. Ma c’è anche qualcosa di molto potente nel riunire le persone in stanze e creare un senso di comunità, penso che sia importante anche per farle andare avanti.”
Gli October Drift saranno sul palco del Legend il 14 dicembre. Ci troviamo di fronte la (conferma della) rivelazione rock di fine 2024? Sicuramente ci siamo molto vicini. Vedere per credere.
