Gossip sulle pagine dei Cara Calma. È questo il titolo del nuovo album della band bresciana, uscita da poco con una nuova fatica discografica che apre un nuovo capitolo musicale, già intravista con i primi singoli di questo percorso.
Abbiamo intervistato il gruppo per saperne di più sul disco.
Ciao ragazzi, come state innanzitutto? Quali sono le prime sensazioni all’uscita del vostro nuovo album GOSSIP!?
Alla grande, grazie! Le prime sensazioni sono quelle che proviamo all’uscita di ogni nostro lavoro, siamo soddisfatti, provati dal lungo lavoro e non vediamo l’ora di urlare finalmente i nuovi brani davanti a gente che li canta con tutta la voce che ha in gola.
Il titolo racchiude l’intero concept del disco, che sembra provenire da una vostra riflessione che vuole un po’ mettere in risalto le criticità del “voler parlarne sempre e comunque” pur di fare un di rumore. È una critica al mondo musicale, ai media o alla società in generale
Potrebbe essere inteso come una critica a tutte e tre le cose. In realtà il concetto che vogliamo esprimere ha una matrice più intima, relativa a come ci sentiamo durante la scrittura di un disco, quando siamo per forza di cose costretti a rendere pubbliche delle ansie e delle preoccupazioni che non sapremmo come esorcizzare se non attraverso la musica, la scrittura. Una sorta di mercificazione delle emozioni, dei sentimenti, che è paradossalmente la nostra “terapia”.
A livello di sound si nota una dose maggiore di introspezione rispetto alle uscite precedenti. Cosa è cambiato nel vostro scrivere e nelle vostre influenze?
E’ sicuramente cresciuta molto la consapevolezza in noi, la voglia di trovare un’identità sempre più chiara. Siamo sempre stati grandi estimatori delle produzioni con arrangiamenti e dinamiche molto curate e a partire da “Souvenir” avevamo già cominciato a cercare delle soluzioni più acustiche in alcuni brani. Con “Gossip!” abbiamo voluto calcare le orme di quanto già sperimentato prima ed arricchirlo ulteriormente, in fondo credo non possa esistere crescita artistica senza ricerca di nuovi universi sonori.
Qual è lo stato di salute della scena rock italiana? Notate qualche cambiamento rispetto a quando avete iniziato voi? Sembra che anche a livello di piattaforme digitali qualche supporto al movimento sia arrivato, sbaglio?
Non sbagli affatto, credo che Spotify stessa abbia dato un segnale piuttosto chiaro creando una playlist editoriale ad hoc (ROCK ITALIA), una playlist che non vanta ancora numeri incredibili ma che è in assoluto tra le più performanti. La scena rock è già da qualche tempo che sembra essersi ripresa, esistono tantissime realtà giovani che si stanno facendo spazio con progetti interessanti, questo rende molto più facile anche creare una rete, un movimento, una fanbase comune.
Quanto questi due anni hanno influenzato questo disco? Che disco sarebbe senza questa pandemia?
Sarebbe stato sicuramente un disco differente, non completamente ma sensibilmente. Abbiamo dovuto rivedere i nostri metodi compositivi (abituati come siamo a scrivere in saletta) ed abbracciare l’idea di scrivere a distanza, abbiamo impostato un intero disco sulle chat di Telegram. Il lato positivo di tutto ciò è stata la possibilità di rivedere e lasciare decantare i brani un po’ più a lungo, fino a che non fossimo stati veramente soddisfatti.

A breve dovrebbe esserci il tour, con le prime date già annunciate. Indipendentemente da quando succederà, cosa dobbiamo aspettarci da questi live?
Sarà sicuramente un live intenso, dinamico, con momenti distensivi, ma in cui le chitarre elettriche saranno le assolute protagoniste, ne abbiamo troppo bisogno e sono sicuro che ne hanno bisogno anche tutte le persone che ci seguono.
Seguendo da tempo il progetto, mi è sempre sembrato che la vera culla della band fosse il palco, come se la vostra musica fosse pensata soprattuto in ragione di essere suonata dal vivo. Questo disco nasce anche così o qualcosa è cambiato?
Ci hai visto bene, il palco per noi è il fine ultimo, la nostra casa. Anche per questo alcuni brani sembrano scritti apposta per quello, con uno sguardo sempre rivolto alla transenna, a tutti coloro che si macinano chilometri per esserci.
Ultima cosa, cosa vorreste poter dire se rifacessimo tra un anno questa intervista?
Il tour di “GOSSIP!” è andato una bomba, ora parliamo del prossimo disco.
