Pochi Ma Vuoti è l’album d’esordio dei Plaza Sempione, giovanissima garage band nata nel cuore del quartiere romano di Monte Sacro, testimoni di una Roma dove ci si dimena e si urla come nella più dimenticata delle province. L’album sarà presentato il 21 marzo a Largo Venue a Roma in apertura del concerto dei Voina.
“Pochi Ma Vuoti è un disco che parla di poche cose che una volta messe insieme compongono un essere umano, è il nostro specchio, senza filtri e onesto, che ci guarda dritto in faccia e ci dice semplicemente che dalle nostre paure, incertezze, e fallimenti siamo nati noi e alla fine bene o male riusciamo a fare quello che fanno tutti. O forse no”.
Si tratta di un album caratterizzato da strumentali a tratti aggressive e psichedeliche, accompagnate da chitarre ritmiche d’ambiente che creano all’occorrenza un’onda di reverberi, chitarre soliste che accompagnano la melodia del brano con delay e atmosfere che ricordano il Brasile dei Boogarins, basso un po’ anni ‘90 con sonorità grunge e talvolta funky. Le batterie sono rigorosamente vere, complesse, mentre le linee vocali danno spesso precedenza al suono e all’effetto, con armonizzazioni e controcanti.
“Da casa al bar erano pochi passi, dal bar a Piazza Sempione altrettanto pochi, non ci andava di farli, il caffè faceva schifo, ma erano gli unici posti in cui ci sentivamo noi stessi, tra una sigaretta chiusa male e il bus perso tutte le sere”.
I Plaza Sempione sono Adriano, Flavio, Luca e Federico; sono una band nata a Montesacro, una zona di Roma a cui sono molto affezionati, e si sono formati verso la fine del 2015. Il nome della band è il miscuglio, forse un po’ ironico, tra “Plaza”, che si riferisce alla loro passione per la musica psichedelica brasiliana, e “Sempione”, la piazza che li ha visti crescere.
Sono una band alternative rock, svezzata negli anni da artisti come Verdena, Afterhours, Marlene Kuntz e in particolare la scena di Seattle, esclusi i Pearl Jam, che non sono mai piaciuti a nessuno di loro. La loro musica si concentra su delle sonorità personali, fatte di riverberi e qualche parola malinconica sulla post-adolescenza, che in qualche modo ha regalato più sfortune che altro.
