Articolo di Philip Grasselli | Foto di Giorgia De Dato
L’ultima volta a Milano risale al 1994. Trent’anni fa al Rolling Stone. Nella Milano in cui c’era la fontanona in piazza Duomo e il caso Tangentopoli era al culmine della vicenda in quel di corso di Porta Vittoria. Un altro universo, che ricordo in maniera quasi microcefalica.
Anche in questo caso i Crash Test Dummies vengono a presentare il disco che lo hanno consacrato nel mondo del folk rock, “God Shuffled His Feet”, uscito il 5 aprile 1993: un grande successo a livello di critica all’epoca.
L’apertura di Frisàri
In apertura di questa serata, Frisàri, che si presenta in modalità semi-acustica, chitarra elettrica e cajon, niente di più semplice, per portarci un po’ di fresca discografia indie rock: da alcuni brani tratti dal suo unico album, “Carpe fluorescenti”, al suo ultimo EP “Non è la siccità” – un titolo che descrive anche il clima milanese di questi ultimi giorni, non solo dal punto di vista meteorologico.
I trent’anni di flashback con i Crash Test Dummies a Milano
Il live nel complesso è stato davvero rapidissimo, con le dodici canzoni nella scaletta già concluse in tre quarti d’ora: poche parole, solo ascolti (con qualche problema tecnico di troppo…) e ringraziamenti per la band di Winnipeg, che si presenta in veste completa nella venue di via Pietrasanta a Milano.
Tra le note del tema dal film “A Summer Place” di Percy Faith, tornata in auge su TikTok nelle ultime settimane, entrano uno ad uno quasi tutti i membri originari dei Crash Test Dummies: a partire dal batterista Mitch Dorge, poi Dan Roberts al basso e suo fratello Brad per l’inconfondibile voce e alla chitarra, la mitica Ellen Reid ai cori, fisarmonica e percussioni, Stuart Cameron alle chitarre e, infine, Leith Fleming-Smith alle tastiere.
There’s a skeleton in everybody’s closet
I can think of one or two in my own room
But I would like to introduce them both of you
You’d shake their bony hands and so dispel the gloom
Crash Test Dummies – The Ghosts That Haunt Me (1991)
Come riscaldamento subito la title track del loro album d’esordio, “The Ghosts That Haunt Me” del 1991, di stampo nettamente folk: chitarre acustiche, mandolini e la fisarmonica elettrica sono gli elementi assolutamente fondamentali per ricreare anche un po’ quest’atmosfera campagnola tra il canadese e l’irlandese. Con il brano successivo, “In the Days of the Caveman”, che va a navigare verso la vita dell’uomo della caverna, un antico campeggio, dove bugs and trees were your food then/no pajamas or doctors.
God Shuffled His Feet, l’album consacrazione
Da qui, una serie di sei brani consecutivi tratti proprio da “God Shuffled His Feet”, che ha compiuto trent’anni lo scorso anno: il tour, iniziato lo scorso anno in Ontario, prosegue senza interruzioni con tantissime date tra le Americhe, l’Europa e prossimamente saranno anche in Oceania, con date sold-out in alcuni stati dell’Australia.
Una piccola parentesi di metà anni ’90 con una canzone che ha fatto parte della colonna sonora del famoso film “Dumb and Dumber” di Jim Carrey – conosciuto in Italia con “Scemo & più scemo”: la cover di “The Ballad of Peter Pumpkinhead” degli XTC.
Una piccola deviazione in chiusura
Sometimes when Supe was stoppin’ crimes
I’ll bet he was tempted to just quit and turn his back on man, join
Tarzan in the forest
Crash Test Dummies – Superman’s Song (1991)
Dopodiché, prima di arrivare all’ultima canzone, “Afternoons & Coffeespoons”, uno dei singoli di punta della loro carriera, un piccolo excursus ancora sul loro primo album con la bella “Superman’s Song”: una canzone che giustappone la figura di Superman e di Tarzan con una chiave più politica, in cui la visione comunitaria del primo va a contrastare quella più individualistica e selvaggia del secondo personaggio.
Infine, la band canadese presenta il loro ultimo singolo, uscito in sordina il 10 marzo dello scorso anno, “Sacred Alphabet”, una canzone dai toni nettamente diversi e più cupi, con la voce di Brad Roberts grave quasi come Johnny Cash in “Hurt”.
Il bis
Il silenzio assordante di “Heart of Stone”, forse la canzone più malinconica della loro scaletta: chitarra e le voci di Brad Roberts ed Ellen Reid e il suono del ricircolo dell’aria dei Magazzini Generali. Raramente si assiste ad una quiete del genere.
Potrà sembrare incredibile, ma al 17 ottobre i Crash Test Dummies mettono alla prova la modalità Whamageddon dei fan cantando “Jingle Bells” in versione solo accordi minori, ma con questi ritmi Irish folk alla The Pogues in “If I Should Fall from Grace with God”. Assurdo, ma è successo anche questo.
Infine, passando per “He Liked to Feel It” e la presentazione di tutti i componenti della band, la loro canzone più famosa, “Mmm Mmm Mmm Mmm”. E qui sì che gli anni ’90 emergono esponenzialmente, dato che rappresenta uno degli inni folk rock a livelli Jewel o Alanis Morissette, tanto per citare un paio di artiste che hanno segnato quegli anni.
Rivedremo i Crash Test Dummies a Milano ancora? Chissà, magari non facciamo passare altri trent’anni!
Clicca qui per vedere le foto dei Crash Test Dummies ai Magazzini Generali di Milano (o scorri la gallery qui sotto).
CRASH TEST DUMMIES – La scaletta del concerto all’Alcatraz di Milano
The Ghosts That Haunt Me
In the Days of the Caveman
I Think I’ll Disappear Now
How Does a Duck Know?
God Shuffled His Feet
Swimming in Your Ocean
The Psychic
Two Knights and Maidens
The Ballad of Peter Pumpkinhead
Superman’s Song
Sacred Alphabet
Afternoons & Coffeespoons
Encore
Heart of Stone
Jingle Bells
He Liked to Feel It
Mmm Mmm Mmm Mmm
marco pelliccia
22/10/2024 at 14:02
Ciao,
bell’articolo 🙂
scrivo solo per dire che il pianista è Leith Fleming-Smith
ciaoooo,
one of the biggest CTD (italian) fans ahahah
Marco
Philip Grasselli
25/10/2024 at 19:41
Ciao Marco, ti ringrazio tantissimo e procedo a correggere subito il refuso. 🙂