Articolo di Roberta Ghio | Foto di Andrea Ripamonti
“Da un così semplice inizio innumerevoli forme meravigliose si sono evolute e continuano ad evolversi”. Con questa frase di Charles Darwin, padre dell’evoluzione, Telmo Pievani ci indica il punto di partenza dello spettacolo DNA, ultimo progetto dei Deproducers, nato in collaborazione con AIRC, in scena ieri sera al Teatro dal Verme di Milano. Chi sono i Deproducers lo sappiamo, parliamo di Vittorio Cosma, Gianni Maroccolo, Riccardo Sinigallia e Max Casacci ai quali si aggiungono Simone Filippi alla batteria e Marino Capitanio alla parte visual. Frontman Telmo Pievani appunto, filosofo, scienziato ed evoluzionista, che con un linguaggio semplice e immediato, un porsi che mette a proprio agio, ci porta attraverso la storia dell’evoluzione e a comprenderne le fasi. Sempre coadiuvato dalle note dei 5 illuminati musicisti. Per capire meglio i tempi, l’intera storia dell’universo, dall’Abiogenesi ad oggi, viene comparata ad un anno solare. I 3 miliardi e mezzo di anni dall’ameba ai giorni nostri, vengono racchiusi dal 1 gennaio alla mezzanotte del 31 dicembre. La voce fuoricampo di Eugenio Finardi ci introduce alla Storia compatta della vita, mentre Riccardo Sinigallia, su un ritmo che si insinua incalzante, ci dà alcune date significative: dal 1 gennaio, data dell’inizio della vita sulla terra, occorre aspettare le 23:32 del 31 dicembre per veder comparire la specie Homo sapiens. Alle 23:59 inizia la storia, così come la conosciamo noi.
E subito capiamo quanto la nostra sia una specie giovanissima. Lo spettacolo si snoda tra momenti di narrazione, su minimali assoli di chitarra o basso o tastiere, a brani in cui la musica a volte è potente, a volte più essenziale, ma sempre coesa con i visual d’effetto che ci si parano davanti. Pievani è straordinario nel prenderci per mano e nel renderci consapevoli di come l’evoluzione sia una continua staffetta in cui ci si passa sempre qualche cosa; il DNA, ci racconta, si trasmette fedelmente, ma non senza “errori di copiatura”, fondamentali, perché l’errore, nell’evoluzione, è generativo ed ognuno di noi è portatore di differenze univoche. Ci ritroviamo a viaggiare dentro ad una cellula, resa accattivante dai forti colori, sembra quasi di toccarne le singole parti, o ancora a vedere quanto DNA è racchiuso in un cervo, in una balena, in un uomo, grazie a figure tridimensionali, mosaici di tasselli colorati, che riportano le cifre A G C T (adenina, guanina, citosina, e timina), la struttura primaria di una molecola di DNA. Il tutto accompagnati dalla musica di 5 splendidi artisti che restano poco illuminati, quasi in disparte per lasciare tutto lo spazio alla scienza, ma che con le loro note scrivono il sentiero lungo il quale ci conduce Pievani. E stupisce come concetti così lontani per tanti di noi, siano resi in maniera così meravigliosamente semplice. Quello che è significativo sono anche i numeri: abbiamo più del 99.97% di DNA in comune tra noi e il nostro vicino di posto, il 98,4% con lo scimpanzé e il 45% con… il banano. Abbiamo una filigrana che ci unisce, dalla quale parte una grande diversità; siamo tutti parenti differenti e abbiamo tutti un unico antenato: L.U.C.A. Last Universal Common Ancestor.
Le mutazioni tuttavia non sono solo positive, ci sono anche quelle negative. Quando una cellula “disobbedisce” alle regole (se così si possono definire) contro il bene comune e ritorna all’egoismo monocellulare primordiale, ecco che si manifesta il Cancro. Che va visto per quello che è e chiamato con il suo nome. Telmo invita tutti coloro che hanno avuto a che fare con il cancro, ad alzarsi. Sul palco, tutti in piedi. Come anche la maggior parte dei presenti in sala. Ed è un grande brivido. Questa dichiarazione comune, seguita da un brano dalle note profonde e vibranti, suonato interamente al buio, mi fanno interiorizzare e realizzare chi sia “colui” che mi spaventa così tanto. Mi passano per la mente volti, sorrisi di coloro che hanno fatto parte della mia vita e che ci sono sempre, ma non posso più abbracciare. Ma penso anche a coloro che ancora vedo, saluto, vivo, perché se i numeri apparentemente non sembrano buoni, con la ricerca si possono migliorare. Pievani, partendo da una frase del giudice Falcone sulla mafia, sostiene “il cancro è un fenomeno naturale, ha avuto un inizio e avrà una fine”. Veniamo invitati ad accendere le luci dei cellulari, simbolicamente siamo tutti dei ricercatori e teniamo viva la luce sulle scoperte, spesso casuali. Grazie alla Serendipità infatti, ovvero il cercare qualcosa e trovarne un’altra, sono state fatte scoperte che hanno cambiato il nostro quotidiano ed hanno permesso di trovare la cura per malattie da cui era impossibile guarire. Ed è con applausi carichi di gratitudine e speranza che salutiamo i nostri “Virgilio”.
Uno spettacolo che non è un concerto, non è una conferenza scientifica, ma è un meraviglioso viaggio nella storia della vita, guidati dal linguaggio dei Deproducers, che è fatto in parte di parole, in parte di visual, tutto amalgamato e reso ancora più emozionante dalla musica di artisti illuminati. L’emozione che guida la conoscenza.
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