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I cinque brani preferiti di EMIT

Esce domani venerdì 13 settembre 2024 su tutte le piattaforme digitali (per Believe Digital) il nuovo singolo di Emit, alter ego musicale di Emanuele Conte. Il brano, dal titolo “bacio“, è un brano stratificato di influenze dalle tinte color pastello, che ci accompagna alla fine dell’estate, come un nuovo inizio. Racconta il momento in cui si lascia alle spalle qualcosa che non ci appartiene più. Che può essere un’esperienza, uno stile di vita o qualsiasi altra cosa. Qualcosa che non ci aiuta più a diventare quello che vogliamo essere. Il bacio rappresenta sia un saluto finale a quello che c’è stato prima e che si sta lasciando indietro, sia un incontro con quello che ci aspetta dall’altra parte di questo attraversamento.

Non potevamo che approfondire la conoscenza di Emit, questo cantautore che ci ha colpito sin dal primo ascolto, e gli abbiamo chiesto quali fossero i suoi cinque brani preferiti.

Youth Lagoon – Cannons

“The Year of Hibernation” è semplicemente il mio album preferito di sempre. Certo, subentrano questioni di affetto e vissuto personale, però è così. Era una cura, credo di averlo ascoltato per sei mesi. Era la prima volta che sentivo chiaramente un sound che stavo cercando senza saperlo. I beat uniti all’emozione, suono lo-fi magico. La semplicità. Il primo pezzo che ho sentito era questo, trovato nella playlist mensile di BIRP, e da lì sono passato all’album intero con “17”, “July” ecc… Ve lo regalo, enjoy!

Stevie Ray Vaughan – Mary had a little lamb

In realtà non ascoltavo questo pezzo da anni, però stavo pensando al periodo in cui studiavo blues e mi è subito venuto in mente. Considerando le cose che faceva, la pulizia del suono di SRV era un’ambizione. Avevo imparato questo pezzo e lo suonavo nei concerti e per strada. Sono grato per quel periodo in cui scoprivo questo repertorio, che ti rimane per sempre come linguaggio. Sono grato per quel momento in cui sono tornato a casa dalla lezione di chitarra e ho fatto sentire a mio padre le prime vere frasi blues: espressive come frasi parlate, con il bending, le pause e tutto il resto. Beh no, tutto il resto è arrivato più avanti con il tempo.

Le luci della centrale elettrica – Cara catastrofe

Erano i primi anni di università e Vasco Brondi stava cambiando per molti artisti l’uso che potevi fare delle parole nelle canzoni. Una volta con Samuele siamo andati a un suo concerto al Magnolia e per caso in macchina avevamo una radiografia! Io onestamente per anni, dopo l’infanzia con Lucio Battisti, non ho ascoltato molta musica italiana “contemporanea”. Però Le luci della centrale elettrica sì, perché era davvero un mondo da scoprire. Da scoprire per caso in un negozio di dischi a Roma. Altro che “tempesta”…

Lucio Battisti – Comunque bella

Vabè sono cresciuto con lui. Però questo pezzo non è tra quelli che si ascoltano sempre o che conoscevo da piccolo, e in alcuni periodi per me salta fuori e mi sembra giustissimo. L’arrangiamento secondo me ha il coraggio e la libertà di Battisti, con dinamiche da dislivello valle-montagna. L’ho scelto per omaggiare lui mettendo luce su un dettaglio. (Non soffermatevi troppo sul testo se non volete stare male)

Dichter Bob – Beste vriend

Dopo l’ispirazione di Youth Lagoon stavo cercando quella combinazione di strumenti suonati e beat elettronici (semplici: kick, clap, cymbals, anche senza hi-hat). Dopo pochi giorni a Rotterdam, dove ero andato a studiare per un semestre, entro al Rotown e trovo loro. Non capisco una parola ma è esattamente il sound che sognavo. Dopo il concerto parlo con Noel, che mandava i beat da alcune tastiere degli anni 80’, e poi ci troviamo da lui a registrare delle demo. Se sentite il mio pezzo “river”, l’ho scritto proprio lì da lui, e nella produzione che è poi uscita ho usato il beat originale campionato quel giorno.

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