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Intervista a MustRow

“Non è musica” è il nuovo singolo di MustRow (lo pseudonimo di Fabio Garzia): un grido a qualcosa che non funziona dentro di noi. Un brano potente ed energico che dimostra quanto le chitarre distorte, se usate in modo moderno e senza i classici clichè, possano ancora essere rilevanti al giorno d’oggi.
Dopo aver collaborato con vari artisti italiani tra cui NOEMI, ELISA, RKOMI, DJ SHABLO, MARRACASH, CARL BRAVE, WRONGONYOU, MustRow sente il bisogno di tornare alla sua musica e intraprende il suo percorso solista.

Il tuo nuovo singolo “Non è Musica” è un brano molto potente e diretto: com’è nato?
È stata la prima canzone che ho scritto per questo disco, tutto è nato proprio dal titolo: ”Non è Musica”. Ancora non sapevo di cosa volevo parlare, ma mi piaceva tantissimo questa frase e ho voluto giocare con le parole per raccontare un po’ quello che penso non della musica in sé, come si potrebbe pensare ad un primo ascolto, ma di come in questo ambiente viviamo il nostro desiderio di apparire, pur di far parte di una cosiddetta “élite”, di come ci si senta a volte superiori mancando di rispetto agli altri solo perché si pensa di aver raggiunto un qualche traguardo che dovrebbe “elevarci” dalla massa. Per “Non è musica” non si intende la musica stessa, ma un grido a qualcosa che “stona”, qualcosa che non va dentro di noi. La produzione è stata la parte più entusiasmante, perché volevo creare un sound che legasse la mia natura blues con il cantautorato: è nata quasi come un esperimento musicale, ma poi ci ho preso gusto e ho iniziato a lavorarci nel mio home studio. Ho sempre amato il suono della chitarra Resofonica (dobro) e ho voluto mescolare quell’anima vintage che da sempre fa parte della mia musica con un sound più elettronico. Ho passato giorni a sperimentare con synth e campioni e sono entusiasta del risultato.

Il sound della tua chitarra ricorda quello di Matt Bellamy e Jack White. Quanto ti hanno influenzato Muse e White Stripes nel corso della tua carriera?
Si tratta di artisti che hanno sconvolto le regole del gioco, hanno fatto capire che, al contrario di quello che si pensa in questo periodo storico, il rock ha ancora molto da dire. La loro capacità di fondere il rock con la loro epoca è stato straordinario, dal songwriting dei White Stripes, o il progetto solista di Jack White, che ormai da anni sforna capolavori, all’innovazione sonora dei Muse che introducono synth, campioni e orchestra tra chitarre con fuzz, octaver e ritornelli ultra melodici e coinvolgenti.

Da chitarrista e autore non potevo non rimanerne affascinato: hanno avuto un forte impatto sulle mie scelte sonore e di scrittura, mi hanno spinto a uscire dai classici canoni chitarristici per ricercare un’identità che mi permettesse di essere me stesso e non la copia di tanti altri.

Le mie influenze sono comunque tantissime, vanno dal rock al blues al jazz all’elettronica. Ho studiato chitarra per tanti anni e ho avuto la fortuna di trasformare tutto questo in un lavoro. Dopo una prima fase giovanile (metal, solo metal, ero un po’ monotematico), ho iniziato a non identificarmi con un solo genere musicale e questo mi ha sicuramente fatto crescere.

Canzoni come le tue, dimostrano che il rock in Italia può essere ancora moderno e attuale. Come vedi la scena italiana in questo periodo?
Grazie, sono felice che la pensi così, io cerco di essere me stesso con la mia musica, faccio quello che mi piace.

Per quanto riguarda la scena italiana diciamo che attualmente il “Rock” non è il trend del momento, ma ci sono tante band e solisti che hanno progetti molto validi e interessanti. Credo che ci sia però una tendenza troppo univoca musicalmente, sento molti progetti che si assomigliano, che seguono quello che va di moda per avere più possibilità di raggiungere l’obiettivo: i numeri. Credo che la musica dovrebbe essere più spontanea e smettere di seguire a tutti i costi la corrente, le migliori cose nella vita succedono quando si rischia, si cambia strada all’ultimo momento.

Ci puoi anticipare qualcosa del tuo album in uscita ad Ottobre?
Non vedo l’ora che esca, è stato un anno di ricerca sonora, ho sperimentato molto, ho ascoltato tanta musica italiana e non. Questo album è una raccolta di 10 canzoni tra quelle che ho scritto in questi ultimi anni e sono tutte molto personali.

È un viaggio nella musica e nella mia testa (non so se sia un bene)… Non vedo l’ora che lo possiate ascoltare!

Siamo ancora in emergenza coronavirus… Come stai vivendo questo periodo?
Non è facile, non lo è per nessuno, abbiamo dovuto sconvolgere il modo in cui viviamo da sempre: la distanza, il lockdown, le mascherine, è tutto un po’ opprimente. Per chi vive di musica è tosto, senza poter fare concerti non si può portare alle persone la propria musica, si devono utilizzare i social che ovviamente in questo periodo sono saturi. Dobbiamo tenere duro finché le cose non miglioreranno, ma ce la faremo, tutti abbiamo bisogno della musica, anche quelli che credono di non averne bisogno. Io seguo queste regole, sono per la nostra sicurezza e quella dei nostri cari.

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