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Interviste

Inanna: leggi l’intervista a PRINCESS NOSTALGIA

La fusione di due identità: racconta questo la musica e la vita di Princess Nostalgia, interessantissima artista italo-americana da poco uscita con il nuovo EP autoprodotto Inanna. Dopo aver trascorso i primi otto anni della sua vita nei vicoli della Città Eterna, la famiglia di Princess Nostalgia si è divisa e lei è stata improvvisamente sradicata nella rust belt americana: Pittsburgh, Pennsylvania.

Con INANNA è arrivato per Princess Nostalgia il tempo di riscoprire le sue origini italiane: “ha aperto una dimensione del tutto nuova della mia voce. Rappare in inglese non mi è mai venuto naturale, invece con l’italiano sì. Forse le lingue latine sono in sé più ritmate”.

Ciao Lili, benvenuta. La prima domanda non può che partire dalla tua vita, divisa tra Italia e Stati Uniti. Ci racconti come sei arrivata fino a qui oggi?

Mia madre è americana e mio padre italiano. La loro relazione non è durata, ma il mio legame con entrambe le loro culture sì.

Come la tua storia si riflette sul tuo percorso musicale? Cosa c’è della Lili italiana nella tua musica e cosa c’è invece della Lili statunitense?

Anche se vivevamo in Italia, la maggior parte della musica ascoltata dalla mia famiglia era americana: r&b, hip hop, funk, elettronica. Crescendo, ho iniziato a incontrare la musica italiana più contemporanea. Il primo artista italiano che mi ha colpito era Neffa – molto funky.

È da poco uscito il tuo nuovo EP “Inanna”. Perché questo titolo? Come nasce l’EP e cosa raccontano i tre brani?

INANNA venne da me in sogno… Era estremamente vivido: ero in un antico corteo bellico in Sumeria. Non pensavo all’Impero Sumero dai tempi della lezione di storia alle scuole medie: la prima civiltà nella storia umana – di cui siamo a conoscenza. Tuttavia, non avevo dubbi che fosse lì che mi trovavo. ⁠È la dea dell’amore e della guerra, della pace e della distruzione. Trascende etichette, limitazioni, confini… So che il sogno è accaduto per una ragione. Mi è sembrato naturale che l’EP portasse il suo nome.

Fin dal primo ascolto di Inanna, si percepisce una forte voglia di sperimentare, di unire contaminazioni di diversi generi musicali. L’autoproduzione del disco conferma tutto ciò. Come nasce l’ispirazione della tua musica e come gestisci tutto il percorso creativo, come producer e come artista?

Per la mia generazione, le vecchie regole di genere e struttura delle canzoni non sembrano più rilevanti. Ho sentito un’intervista con James Blake in cui descriveva la sua musica come un “collage”. La penso allo stesso modo: cerco di lasciare che le mie canzoni si svolgano da sole, senza porre limiti alla direzione che prendono le cose. Gli elementi di groove, minimalismo e sorpresa sono in prima linea nella mia mente quando produco. Adoro una bella deviazione.

Cosa auguri al tuo EP? Quale sensazione vorresti lasciare all’ascoltatore che sente Inanna per la prima volta?

La peggiore reazione che potrei ricevere come artista è l’indifferenza. Voglio che le persone lo amino o lo odino, non posso controllare quale. e non farebbe male se facesse venir voglia di ballare.

Come vedi il rapporto con l’Italia nel tuo futuro? Ti aspettiamo a braccia aperte!

La mia musica non si adatta perfettamente a nessuna categoria o cultura, ma sento un crescente appetito per voci come la mia. Un tempo la musica si rivolgeva alle masse, ma assistiamo sempre più a un mercato dominato da nicchie altamente specifiche. Sono in procinto di crearne uno mio, e il mio legame con l’Italia ne farà sempre parte.

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